Cruciani offende Roma: “La Capitale è Terzo Mondo” e Battista non ci sta
Sorrentino non avrebbe potuto girare il suo film La Grande Bellezza a Milano e neanche a Napoli. Il milanese a Roma dopo due ore si sente romano
In un’intervista al podcast “De Core”, Giuseppe Cruciani ha definito la Capitale “Terzo Mondo”, ma il comico romano ha ribattuto “Tu sei scappato, io sono rimasto e la difendo da quelli come te”!
Premessa su Cruciani e la Zanzara
Se non lo conoscete non vi siete persi niente, ma Giuseppe Cruciani, conduttore de La Zanzara, su Radio 24 è, volutamente, un personaggio sopra le righe. Ama presentarsi con folte chiome accuratamente spettinate, con una sorta di frangetta, che di proposito copre la fronte poco spaziosa. Spesso indossa lenti da sole nello studio radiofonico, forse “per avere più carisma e un’aria di sintomatico mistero”, come avrebbe detto Franco Battiato. Urla, strepita, manda a quel paese gli ospiti al telefono se perdono tempo o dicono cose che non servono a creare il clima di attrito che lui cerca in continuazione.
Nella sua trasmissione il turpiloquio è consentito come fosse un’espressione di libertà di pensiero. La sua “filosofia” è quella della massima possibilità di dire e di fare, basta che non si faccia male a nessuno. Con queste premesse Cruciani cerca di proposito personaggi fuori dalle righe: prostitute, porno attrici, fuori di testa, perversi o anche semplicemente volgari di ogni ceto e latitudine, perché possano esprimersi e venire attaccati, così da far nascere un dibattito a volte solo scurrile a volte divertente nella sua demenzialità.
In questo calderone viene inserita anche la voce di David Parenzo, (L’Aria che tira su La7) che dovrebbe rappresentare il lato moderato, perbenista, colui che incarna il pensiero dominante borghese, che invece, a mi avviso, serve solo a infastidire il pubblico dei malpensanti che segue il programma. Non a caso si chiama Zanzara, perché infastidisce i più, molesta, punge, insomma da fastidio.
Se lo facesse nell’intento di migliorare la vita della società, lo capirei, ma il senso del programma è fine a sé stesso: infastidire e basta. Un po’ come quando i bambini all’asilo dicono le parolacce per poterne ridere e tutto il lato di rivolta critica si esaurisce nello sberleffo. Cruciani in una rete perbenista come quella del Sole 24 Ore serve a questo, a fare dell’ipotesi di rivolta solo un gesto irriverente fine a sé stesso. Sostanzialmente inutile. Anzi dannoso.
Il kitsch, il perverso, il brutto, viene spesso usato per fare spettacolo
Siccome il kitsch attira esattamente come l’arte e la bellezza, non mi sorprende che il fenomeno Zanzara abbia un suo pubblico da anni e sia ormai un elemento di costume che fa parte a pieno titolo di questa Italia degradata. Se c’è posto per i Dal Mastro, i Pozzolo, gli Sgarbi, i Vannacci, le Santanché, le volgarità, le urla, l’arroganza degli ignoranti, certi no vax, i terrapiattisti, gli odiatori sui social networks, i filosofi da stadio su Youtube, c’è posto anche per Giuseppe Cruciani.
Infatti Paolo Del Debbio, su Rete 4, che è un astuto conduttore della trasmissione Dalla Vostra Parte, lo invita spesso, quando c’è da provocare i vegetariani, i preti spretati, le casalinghe bacchettone, gli zingari, gli immigrati. Il mondo della tv è diventato da decenni ormai, un carrozzone più simile al Circo Barnum, con i freaks, ovvero nani e ballerine o persone deformate da “disabilità mentali”, che si esibiscono per mostrare ai “normali” quanta differenza ci sia tra loro e i “mostri” e per farli sentire più normali. Questo è il mondo di Cruciani.
“Roma è una città che non sopporto, è da terzo mondo”
Giuseppe Cruciani, in un’intervista al podcast “De Core“, condotto da Alessandro Pieravanti e Danilo da Fiumicino ha detto che Roma: “E’ il terzo mondo“. Cruciani da 25 anni vive a Milano per motivi di lavoro, immagino. Alla domanda se “Roma sia una città de core?”, ha risposto senza peli sulla lingua: “È una città che non sopporto. La paragono a Nuova Delhi, a Bombey, Calcutta, queste città caotiche dove ogni volta che vado voglio scappare a gambe levate. Vedo smart in seconda, terza, quarta fila. Cose allucinanti. Io sono per le cose drastiche, proprio l’abbattimento di queste macchine“.
Cruciani non si è fermato qui e ha aggiunto: “25 anni di Milano mi hanno abituato all’ordine più assoluto. Milano non è ‘de core’, è niente, ma l’anonimato mi piace più del ‘core’. Il fatto di essere in un posto che non ha un timbro, il dialetto, la romanità. Il concentrato di romanità l’ho sempre trovato insopportabile, è una cosa terribile. Il romano preso da solo è un romano, due o tre romani insieme ti danno l’idea di terzo mondo“.
Maurizio Battista: difendo la mia città da chi fa queste affermazioni
Maurizio Battista, dopo aver ascoltato l’intervista, indignato, ha voluto dire la sua sui social: “Sentire quelle offese da Cruciani non mi è piaciuto. Non l’ho trovato carino. Caro Cruciani noi ci viviamo a Roma, io ci vivo da più anni di te, so pregi e difetti di questa città, ma i difetti non me li voglio far sentire dire da te che da 25 anni stai nella civilissima Milano.
Cruciani quando offendi Bombay, Nuova Delhi, stai offendendo anche loro. Io, da romano, non so scappato come hai fatto tu, ci sono rimasto, la vivo e la difendo la mia città, da chi come te fa queste affermazioni. Penso che quell’intervista abbia disturbato anche molti romani. Forse gli intervistatori avrebbero dovuto reagire in altro modo e non ridere. Resta in fatto che questa non è più la tua città è la mia, la nostra“.
Se dei difetti ne parliamo noi va bene ma altri no
“Nessuno è obbligato a venire in questa città, così come in altre – ha aggiunto, in una seconda diretta, il comico romano – le città so tutte belle e tutte con i problemi, trattare Roma come il signor Cruciani ha fatto in quell’intervista, capisco essere trasgressivi e andare fuori dalle righe, ma a noi romani oltre le righe ci rode er c..o, perché se ne parliamo noi va bene, ma se ne parla chi se n’è andato 25 anni fa…allora no”.
“Dice delle cose terribili, perché dovremmo accettarle? Una città ti può piacere o non piacere, ci puoi stare o non ci puoi stare. Ma non mi sembra giusto dire quel tipo di cose ad una città che, comunque, è la terza città d’Europa, è una Capitale”.
“Ci ha definito terzo mondo e ha offeso anche il terzo mondo. A Crucià e si bono – conclude Battista – forse te sei scordato come siamo noi romani, aperti, gentili e pure permalosi”.
Roma/ Milano sono due realtà difficili da paragonare, senza una riflessione
La polemica in sé non m’interessa. L’ho riportata per dovere e rispetto verso chi legge. M’interessa il senso che traspare da questi giudizi. Coma si esprimono le persone oggi. Sia dalle parole di Cruciani che da quelle di Battista si deduce che una certa critica Roma se la merita. Solo che Battista pretenderebbe che non la esprima in quei termini uno che se n’è andato da 25 anni e che è così drastico nel suo mancato rispetto. Sarebbe un po’ come aver lasciato la mamma e disprezzarla. Inaccettabile certamente. Ma il giudizio sulle città non può prescindere da chi le abita. Le città in sé possono essere più o meno brutte, o un male, ma è chi le abita che le rende più o meno vivibili ed empatiche.
Nel suo giudizio tranchant Cruciani non considera, anche perché disabituato a riflessioni più attente e complesse, che Roma rispetto a Milano, ha qualche anno in più. Che Roma è 10 Milano messe insieme. Che Roma è un museo all’aperto con una città attorno di 4 milioni di abitanti e forse più, se includiamo l’area metropolitana. Milano, che a suo modo è una bellissima città, ha al massimo qualche area monumentale qua e là, che non crea problemi al traffico e alla vivibilità. Se scavi un tunnel a Roma trovi i resti dell’Impero. Se scavi a Milano al massimo trovi l’acqua che la sta allagando da sottoterra.
Il senso civico è maggiore a Milano ma c’è una ragione storica e culturale
Che vi sia una maggiore attenzione al senso civico da parte dei milanesi piuttosto che dei romani, è una impressione che ho sempre avuto anche io. Ma anche qui dobbiamo constatare che il senso civico nasce e cresce più facilmente in una città operosa e composta da quadri e maestranze tecniche impegnate a produrre che in una città di amministratori, di burocrati, dove l’industria è quasi assente o relegata al mondo del Cinema e alla Televisione. A Milano pure c’è la televisione ma è quella comandata dalla pubblicità. Dove tutto si misura con il guadagno. Non con la bellezza, l’arte, il piacere.
Sorrentino non avrebbe potuto girare il suo film La Grande Bellezza a Milano e neanche a Napoli. Di fatto il milanese a Roma dopo due ore si sente romano. Perché il clima, l’aria da vacanza, la bellezza della città, il venticello, il sole, tutto ti porta a sentirti a proprio agio. Il romano a Milano sta bene, lavora di più, sfrutta il senso di efficienza lombardo e la puntualità ma il venerdì sera scappa a Roma. Chissà perché? Ma Cruciani no, resta a Milano, perché Cruciani galleggia sui sentimenti facili: puntualità, efficienza, nessun fastidio per stress da traffico, da abusi nei parcheggi.
Solo lo stress dettato dai “dané”. Il posto, l’apparenza, il guadagno, “l’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, mentre Roma è più cattolica, tende a peccare e a perdonare. Cosa che al “milanese” Cruciani disturba parecchio. Lui ama peccare ma non vuole il perdono. Lo fa in privato, fuori orario di lavoro. Per non disturbare la macchina dell’efficienza.
Se una città non sa accoglierti non ci torni volentieri
Se non mi convincono le accuse “superficiali” a Roma, da parte del transfuga Cruciani, anche la difesa “appassionata” di Battista non mi convince. Mi ricorda anche qui i bambini che si offendono se uno gli tocca i genitori. Arrogarsi la possibilità di criticarla solo perché non ce ne siamo andati sarebbe come dire che non si può giudicare Napoleone perché non si è vissuto nella sua epoca. O come quelli che dicono che non si possono esprimere critiche sulla guerra in Ucraina perché non si è presenti nelle trincee a combattere. Bischerate di gente ignorante. Lo storico studia la documentazione reperibile di una epoca e ne trae un giudizio, forse anche più completo di chi è stato solo testimone diretto ma parziale di un evento.
Dire che Roma è la sua storia è una banalità. La simpatia per una città non va misurata con la storia o la sua grandezza in termini quantitativi: la terza città d’Europa. Una città è come una persona. Se ci stai bene assieme, torni a trovarla e magari ci passi il resto della vita. A Roma tutti ci vogliono venire, il richiamo della sua fama travalica le montagne. Ma una volta qui il 65% non ci torna più. Esattamente il contrario di quello che avviene a Parigi. Tutti vanno una e più volte a Parigi. Cos’è che determina questo modo di fare del turista? L’accoglienza.
Se vai in una città bellissima, e lo sono indubbiamente Roma e Parigi ma anche Milano, così come tante altre città del mondo, e ti rubano il portafogli, non trovi taxi, ti fregano sul conto al ristorante, trovi viali e giardini pieni di cartacce e cacche di cane, passeggiare è impossibile per i rumori e il clima è arroventato o troppo caldo o troppo freddo, la gente è antipatica, gli albergatori poco gentili, e cosi via, in quel posto non ci rimetti piede facilmente. Ora non tutto quello che ho scritto è ascrivibile a Roma e ai romani, ma parecchio si.
Non si comunica più, si urla soltanto, si esprimono pregiudizi senza approfondire
Se Cruciani non si sente a proprio agio a Roma fa bene a non viverci e a pensarla come crede. Battista dovrebbe rispondere considerando i motivi che lo legano invece a vivere in questa città, non adontandosi per i giudizi personali di Cruciani. Nessuno è oggettivo. Nessuno ha la verità in tasca. Tuttavia nessuno dei due la cerca quella verità. Ognuno si trincera dietro i propri pregiudizi e finiscono con essere vasi non comunicanti.
Trovo tutto questo molto grave perché è il male del nostro presente. Si parla, si urla, ma non si comunica. O meglio, nessuno sta a sentire e si parla per slogan. Le conversazioni si stanno riducendo a frasi fatte che poi cedono il passo agli insulti. Tutto questo è frutto della nostra epoca dominata dai social e dalla ignoranza.
Il tuo giudizio non vale sempre il mio, dipende cosa sai e chi sei
Non è vero che il tuo giudizio vale il mio. Dipende chi sei tu e chi sono io. Cosa sai tu e cosa so io. Cosa hai studiato, quali sono le tue esperienze e quali le mie. Non posso dire che il giudizio di un infettivologo con lunga esperienza professionale possa valere quello di un conduttore radiofonico sul tema dei virus influenzali. Così come non farei mai guidare un aereo supersonico a un qualunque passeggero ma solo al comandante o a chi è abilitato a farlo, come non farei eseguire una operazione chirurgica ad un paziente invece che al chirurgo specializzato.
Ora ci sono temi su cui si può intervenire senza tema di fare del male a qualcuno, come questo se Roma sia o meno vivibile e apprezzabile. Ma né Cruciani, né il comico Battista, portano elementi concreti a sostegno delle loro tesi. Si comportano come il Vannacci di turno. Gettano pareri là senza un costrutto, senza una base logica ma solo dettati da pregiudizi. Sono d’accordo, non sono d’accoro. Ma in base a che?
Una volta questo non succedeva perché certi commenti restavano chiusi nelle cucine o nei bar dello sport. Non so come riusciremo a invertire questa tendenza ma non mi aspetto niente di buono da questa volgarità dilagante e da questa ignoranza arrogante.