Cucina, chef Romito: “Roma? Protagonista, ma mancano i parcheggi”
Lo chef internazionale: “La cucina romana ha identità ben precisa. Vorrei più ristoranti negli spazi museali”
Soltanto qualche giorno fa ci eravamo occupati del tema relativo all’apertura del nuovo ristorante di Alain Ducasse a Roma. Come avevamo già raccontato, lo chef più stellato al mondo è pronto nel prossimo autunno all’apertura di un suo ristorante nella Capitale. Abbiamo esaminato il parere di alcuni colleghi sull’argomento.
Non avevamo però ancora sentito il parere di Niko Romito. Anche lui, chef di fama mondiale, ha scelto la Città Eterna come sede di un’altra apertura italiana. Infatti, il 9 giugno sarà inaugurato il Bulgari Hotel Roma, situato in piazza Augusto Imperatore. Saranno ben cinque, le offerte gastronomiche diverse, proposte dallo chef insignito di tre stelle Michelin.
La collaborazione con i Bulgari Hotels
Ricordiamo che Romito vanta una ormai florida collaborazione con i Bulgari Hotels: qualche giorno fa aveva inaugurato un altro ristorante a Tokyo, in Giappone. Adesso dunque il Ristorante – Niko Romito è pronto a presentare il menu di cucina italiana contemporanea, tra snack e piatti leggeri, che attraverso pregiate delizie culinarie, sfruttando altresì la posizione centrale, a due passi dall’Ara Pacis, è pronto a conquistare anche la città di Roma con esperienze uniche ed esclusive.
Certamente è il sinonimo di un ulteriore passo avanti dell’alta cucina in Italia e nella città di Roma.Abbiamo fatto due chiacchiere con Niko Romito per cercare di approfondire alcuni temi legati a questa sfumatura di percezione ed esperienza gastronomica.
Come vede intanto l’arrivo di Monsier Ducasse? Potrebbe funzionare questa sfumatura di alta cucina nella capitale? Va ad aumentare la scelta delle opzioni a Roma o la svilisce un po’?
“Non vedo in che modo la presenza di uno degli chef più importanti al mondo possa svilire Roma. Un’offerta di alta qualità non può che essere positiva per la città, sia per i clienti che per gli altri chef. Monsieur Ducasse ha sempre nutrito una profonda passione per l’Italia, non posso essere che contento del suo arrivo nella Capitale”.
Qual è attualmente il livello della ristorazione nella capitale e in quali aspetti può migliorare?
“Sicuramente i nuovi progetti di hôtellerie che stanno arrivando nella capitale stanno portando nuovi chef, nuove visioni, un bel fermento. Gli indirizzi storici, quelli della tradizione, continuano e primeggiare, ma ci sono anche alcuni giovani che con coraggio stanno affermando una cucina più d’innovazione. Penso che il primo passo per cambiare non vada fatto in cucina ma in strada: Roma è una città che soffre molto di una viabilità non funzionale. Mancano mezzi pubblici, mancano parcheggi, mancano piste ciclabili. Muoversi in centro è sempre più difficile e questo penalizza molto la ristorazione. Mi piacerebbe anche vedere più spazi di ristorazione di livello nei tanti meravigliosi spazi museali di Roma: nessuno c’è ancora riuscito”.
Quali sono le differenze tra la ristorazione romana e quella di altre capitali, per esempio Londra o Parigi?
“La ristorazione romana è molto radicata nella propria storia e nel proprio territorio, mentre Londra e Parigi sono delle metropoli più internazionali e più dinamiche. La cucina romana ha una storia e un’identità ben precise, e come dicevo prima è ancora la protagonista nella capitale, mentre non possiamo parlare di “cucina londinese” o “cucina parigina” in assoluto ma di “scene gastronomiche” contemporanee, tra trends di passaggio e movimenti di spessore”.
Cucina italiana e francese oggi custodiscono intatto il loro appeal, o invece risentono del crescente interesse nei confronti di altre cucine, per esempio quella orientale?
“Questo è un grande momento per la cucina italiana, abbiamo tutti gli strumenti per scrivere un capitolo nuovo ed importante della gastronomia mondiale. Le nostre tradizioni, rilette e attualizzate guardando il futuro, possono darci risposte innovative e vedo un bel movimento di giovani chef che stanno andando in questa direzione. Penso che la Francia si stia interrogando su come affrontare il futuro della gastronomia, come trasporre la grandeur che l’ha resa celebre nei secoli in una dimensione più contemporanea. L’emergere di nuove culture gastronomiche non può che essere uno stimolo e aiutarci a evolvere”.