Da Dolce&Gabbana al ddl Scalfarotto: la polemica sfuma i dubbi no
La polemica mediatica sembra finita, ma la Manif Pour Tous accende i riflettori sul ddl Scalfarotto
La polemica scoppiata in seguito alle dichiarazioni rese dagli stilisti omosessuali Stefano Gabbana e Domenico Dolce di Dolce&Gabbana a Panorama sembra esser sfiammata. "Non l’abbiamo inventata mica noi la famiglia. L’ha resa icona la Sacra famiglia, ma non c’è religione, non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre. O almeno dovrebbe essere così, per questo non mi convincono quelli che io chiamo figli della chimica, i bambini sintetici. Uteri in affitto, semi scelti da un catalogo. E poi vai a spiegare a questi bambini chi è la madre. Procreare deve essere un atto d’amore, oggi neanche gli psichiatri sono pronti ad affrontare gli effetti di queste sperimentazioni", aveva dichiarato lo stilista.
Da lì è iniziata una gogna mediatica che ha visto come protagonista il cantante Elton John. "Come osate chiamare i miei bellissimi bambini “sintetici” ", ha commentato il cantante che con il suo compagno David Furnish, sposato nel 2014, è padre di due figli, Zachary e Elijah, concepiti con la fecondazione assistita. Il cantante, che non ha affatto gradito l’opinione espressa dagli stilisti ha anche lanciato un hashtag: #BoycottDolceGabbana.
Secondo quanto riporta la versione web di Grazia, Elton Jhon in occasione della sua ultima esibizione a Las Vegas avrebbe detto: "Sentite, io amo i loro vestiti", sugellando così la fine della campagna di boicottaggio ai danni di Dolce&Gabbana. Mentre per lo showbiz la questione è stata accantonata come un abito della stagione precedente, per il mondo al di là dei riflettori restano ancora molti dubbi e paure.
L’approvazione del ddl Scalfarotto – che in sostanza estende la legge Mancino-Reale sulle discriminazioni etniche, razziali e religiose ad atti motivati da omofobia e transfobia -, definito dagli attivisti della Manif pour Tous come "una vera legge-bavaglio", potrebbe comportare per i suoi trasgressori delle conseguenze ben più durature. Tra i comportamenti di discriminazione omofoba si teme possano rientrare le argomentazioni di quanti sono contrari alla abolizione del requisito della diversità sessuale per accedere al matrimonio o all’adozione. "Che cos’è una “discriminazione omofobica”? Insulti, percosse o altre gravissime forme di violenza nei confronti di una persona, a motivo del suo orientamento sessuale? Tutto ciò è già punito dal Codice Penale vigente: già oggi chi si macchia di questi ignobili atti finisce in Tribunale e ne esce colpevole. In verità, ed ecco perché lo contestiamo, questo nuovo strumento serve per punire un altro tipo di supposta “omofobia”, quella delle opinioni personali", ha commentato Filippo Savarese, portavoce nazionale di Manif Pour Tous Italia.