Da “Filumena Marturano” di Eduardo a “I Menecmi” di Plauto
Dal suo autore viene definita commedia sociale poiché si dibatte il tema del riconoscimento dei figli illegittimi che in quel periodo scuoteva le coscienze
Da “Filumena Marturano” di Eduardo De Filippo a “I Menecmi” di Plauto, dopo “Filumena Marturano” all’Anfitrione di Roma dello scorso dicembre, la Compagnia ‘”ANTA & go!” di Iolanda Zanfrisco interpreterà “I Menecmi” di Plauto in scena il 5 febbraio 2016 al teatro Buonarroti di Civitaveccchia.
Il teatro Anfitrione di Roma è un gioiello incastonato tra Circo Massimo e Terme di Caracalla, nel cuore della Roma intrisa di storia sulle pendici del ‘piccolo Aventino’ che accoglie pochi metri prima la romanica basilica con l’altomedievale monastero di San Saba. Uno scorcio unico, suggestivo, inaspettato, in cui il più prolifico letterato latino di epoca repubblicana ha dimora onoraria. I suoi personaggi rivivono con scarsità di mezzi ma particolare cura e devozione rigenerati da una Compagnia, la Plautina, fondata mezzo secolo fa e che da 48 stagioni rinnova il proprio cartellone estivo lungo la passeggiata del Gianicolo. L’ambientazione è una semplice gradinata, un anfiteatro destinato un tempo a rappresentazioni sacre sotto quel luogo solitario e malinconico che fu la quercia del Tasso venerata da Leopardi. Immergersi nell’incanto di quest’oasi di pace libera emozioni e favorisce aneliti e tentazioni. L’iniziativa è opera di un eclettico multiforme ingegno, tal Sergio Ammirata che, reduce da remote folgoranti intemperanze di gioventù, privilegia da sempre i classici non disdegnando la produzione contemporanea purché selezionata. L’insipienza di istituzioni che remano contro e impediscono financo la programmazione estiva 2015 non manomettono l’ardore di un combattente di razza. All’Anfitrione trasferisce periodicamente dal Gianicolo il proprio laboratorio di recitazione e generi affini, in una transumanza autunnale di idee, sperimentazioni e liberi adattamenti.
Con il contributo accorto e fedele di Patrizia Parisi, compagna d’arte e di vita, ha inaugurato nella presente stagione un progetto innovativo teso a valorizzare le cosiddette compagnie amatoriali ospitando gli spettacoli all’interno del teatro. Il proposito è stato realizzato affidando all’associazione culturale Baracca e burattini, nella persona del direttore artistico Giovanni Caraccio, il compito di vagliare i gruppi amatoriali capitolini più meritevoli. Un riconoscimento di grande significato attribuito a compagnie cosiddette minori perché i sacrifici sostenuti da artisti che nella vita di ogni giorno svolgono mestieri diversi, si mettono insieme e si autofinanziano e dedicando il tempo libero alla smisurata passione per il teatro, valgono oltre ogni luogo comune o abusate semplificazioni. Parliamo quasi sempre di fenomeni associativi in grado di coniugare doti recondite e trascurate di virtuosismo puro ad una pratica spontanea e disinteressata del piacere di sviluppare ed aggregare attitudini e gestualità altrimenti mute ed inespresse. Eventi, rappresentazioni, rassegne di cui una dedicata a Compagnie di giovani, concerti di Cori polifonici e di giovani musicisti hanno caratterizzato il cartellone dell’Anfitrione da ottobre a dicembre in uno spirito fantasioso di effervescenza culturale. Occorre partire da qui per comprendere le vicende artistiche di una delle compagnie predestinate associate alla FITA( Federazione Italiana Teatro Amatoriale) che ha partecipato alla kermesse presentando l’11, 12 e 13 dicembre scorsi ‘Filumena Marturano’, capolavoro illuminato di Eduardo De Filippo. Si tratta della compagnia ‘ANTA &go!’ con sede a Civitavecchia che al teatro Anfitrione di Roma celebra nel migliore dei modi il trentennale della scomparsa del grande autore napoletano.
Elemento determinante dell’apprezzamento di pubblico e critica che questa compagnia riceve da anni è l’eterogeneità e l’adattabilità dei singoli alla rappresentazione della commedia di genere popolare in cui ognuno trasferisce senza orpelli il proprio vissuto reso ancor più espressivo da una confidenzialità intrigante per affiatamento di lungo corso. L’entusiasmo incondizionato di un approccio al teatro che si nutre di tradizione e include insospettate fasce di età (da cui la denominazione di ‘Anta &go!’) ha come collante il divertimento puro nell’esplorazione di se stessi. E’ un gioco che si alimenta di stupore, slancio, comunicazione, confronto e impegno condiviso, prolunga la giovinezza del cuore perché la senilità è condizione mentale che irretisce chi deprime la curiosità, senza distinzione di anagrafe. Il teatro per amatori di ‘Anta &go!’ è la quintessenza del teatro, rinsalda il naturale attaccamento alla vita, ogni inquietudine si stempera e viene opportunamente accantonata e rinviata senza rimpianti poiché del doman non v’è certezza. Un eterno gioco scandito dall’insegnamento dei grandi maestri (da Plauto appunto, a Goldoni, Pirandello, Feydeau, Dario Fo, alla dinastia dei De Filippo, per citarne alcuni) e portato in scena con rispetto e disciplina esemplari. Protagonisti di questa avventura sono attori per caso e per piacere. Artefice di un successo esaltante oltre ogni aspettativa è Iolanda Zanfrisco, figlia d’arte, attrice di sensibilità e spessore che agli albori del nuovo secolo ha creduto in un progetto velleitario al limite del visionario e per questo degno di considerazione e stima. Scritta nel 1946, ‘Filumena Marturano’ è stata interpretata dalle più grandi attrici italiane, nell’ordine Titina De Filippo, Pupella Maggio, Regina Bianchi, Isa Danieli, Mariangela Melato, Lina Sastri. Nella versione londinese del 1977 diretta da Franco Zeffirelli la protagonista fu Joan Plowright, moglie del celebre attore Laurence Olivier.
Dal suo autore viene definita commedia sociale poiché si dibatte il tema del riconoscimento dei figli illegittimi che in quel periodo scuoteva le coscienze. E’ descritto il dramma di un diritto a lungo negato e la tenace determinazione di una madre coraggio costretta all’inganno da una diffusa retrograda concezione dell’epoca imperante all’interno della famiglia patriarcale. Filumena è una donna dal passato burrascoso suo malgrado, fedele per venticinque anni ad un uomo amorale, la cui protervia nulla potrà infine dinanzi al sentimento materno traboccante che non conosce ostacoli. Iolanda Zanfrisco e Vincenzo Di Sarno sono i due straordinari attori che all’Anfitrione hanno caratterizzato con efficacia drammatica e pari intensità emotiva i personaggi di Filumena Marturano e Domenico Soriano(don Mimì). Iolanda interpreta la parte di donna ieratica e verace con devastante sofferta espressività e indomabile grinta da superba attrice. Decisa e dotata di intelligenza istintiva al pari del personaggio, è in grado di modulare e veicolare a piacimento toni e situazioni in un crescendo drammatico ad alta tensione. Un’anti Medea moderna, tormentata, vibrante di femminile e profonda napoletanità, priva di concessioni o cedimenti sempre, sin dalla prima scolastica scena iniziale della stanza. Scavata da un dolore che soffoca il sentimento e lo sublima. Un gigante della scena. Vincenzo Di Sarno è uno di quegli attori battitori liberi che quando incontri ti conquistano per presenza scenica, personalità e magnetismo. Impenetrabile don Mimì, rispettato e temuto, pressato e travolto da responsabilità che rifugge, mostra una fragilità disarmante dopo aver ostentato sicurezza e nel momento della capitolazione e del riscatto rivela una grandezza consapevole, tenera e austera. Affronta l’inquietante personaggio con appropriata eleganza, cinismo e temerarietà prima e shakespeariana rassegnazione poi.
Un solo momento di perplessità alle prime battute del primo dei tre atti ma riguardava il sottoscritto e alcuni spettatori con scarse frequentazioni di lessico napoletano insidioso! Bravi e all’altezza di un’esibizione corale di grande effetto tutti gli altri attori. Enzo Coppolino è Alfredo Amoroso, “o cucchieriello”, servizievole tuttofare, uomo di fiducia del padrone; Carmela Pennino è Rosalia Solimene, confidente di Filumena; Rossella Bove è l’infermiera Diana amante di don Mimì; Anna Mele è la cameriera Lucia; i figli di Filumena : Jerry Caruana è Umberto, Carlo Zarrelli è Riccardo, Nicola Cioffi è Michele; Mauro De Socio è l’ironico misurato avvocato Nocella; Rosaria Valery è la sarta Teresina; Gennaro Donti è il cameriere; Gianluca Cioffi è il garzone. La stessa Iolanda Zanfrisco ha curato la regia. Scenografia di Salvatore Agnello; musiche originali di Ubaldo Schiavi; costumi di Iolanda Zanfrisco e Anna Franzese. Non sorprendono i ben 18 riconoscimenti ottenuti al Festival Internazionale FITA Viterbo 2014 cui si aggiungono i premi Mecenate FITA, Colosseo FITA e Rassegna al di là del Raccordo per il 2015. L’incontro con l’Anfitrione per la compagnia ‘ANTA &go!’ è una visita che ritempra e scalda il cuore, è il tributo a due eterni commediografi al cospetto di un unico nume protettore che ne avvalora i destini, è lo straordinario pretesto per l’annuncio imminente di ‘I Menecmi’, commedia di Plauto rivisitata in una commistione surreale e per questo da teatro senza confini, senza tempo, dove le contaminazioni attraversano il mito e lo umanizzano. ‘I Menecmi’ offre un eccezionale documento storico di costume dell’epoca e nel ribaltamento dei ruoli e delle gerarchie smaschera abituali attitudini comportamentali che sfuggono a codifica .
Rappresenta soprattutto una geniale intuizione dell’evento teatrale inteso dall’autore come gioco tra realtà e finzione, essere e non essere; rompe l’illusione scenica e utilizza espedienti fra cui il metateatro lasciati in eredità da Plauto al teatro moderno che se ne è servito a piene mani. Vengono narrate le peripezie di due fratelli gemelli, lo smarrimento e il rapimento di Menecmo I e il ritorno dei due in patria. Fame, sesso e miseria sono gli ingredienti di questo prototipo di commedia degli equivoci che si dipana fra intrighi e beffe. L’adattamento in napoletano del testo di Plauto proposto da Iolanda Zanfrisco, intriso di sospetti, malintesi, confusioni e situazioni esilaranti, riserverà sorprese ed il ritmo serrato della trama se ne avvantaggerà. La vicenda è ambientata in una Napoli godereccia e lussuriosa e il vernacolo partenopeo sostituisce il sermo familiaris romano a sottolineare l’atmosfera colorata di esagerata spettacolarità che la trama rivendica. Gli interpreti. Menecmo di Neapolis: VINCENZO DI SARNO; Menecmo di Capua: VINCENZO DI SARNO; Erozia, l’amante: IOLANDA ZANFRISCO; Mirrina, la moglie gelosa: ROSARIA VALERY STARACE; Santippe, la vecchia madre: CARMELA PENNINO; Spazzola, il servo: VINCENZO COPPOLINO; Cilindro, il servo: MAURO DE SOCIO; Messenione, il servo: JERRY CARUANA; Bromia, l’ancella: ANNA MELE; Delphina, l’ancella: ROSSELLA BOVE; Medico: GENNARO DONTI L’appuntamento con “I Menecmi” è per l’unica data del 5 febbraio 2016 al teatro Buonarroti di Civitavecchia.
Sebastiano Biancheri