Da giorni l’Italia piange Gigi Riva. I celebrati solo da morti e mai da vivi
Manifestazioni di profondo affetto e sincera ammirazione a Gigi Riva, uomo-eroe praticamente ignorato in vita dopo l’attività agonistica
Da giorni l’Italia piange Gigi Riva, la cui scomparsa ha generato reazioni di forte commozione e autentiche lacrime da parte di tutta la popolazione italiana, a cominciare dal cordoglio delle istituzioni, poi dalla sofferenza del mondo calcistico, fino alla nostalgia dei tifosi e ai cuoricini delle ragazzine di cinquant’anni fa che erano tutte innamorate di lui.
Rombo di tuono, la vita di Gigi Riva
“Rombo di tuono” è stato quindi un campione sportivo ineguagliato, bello di aspetto, corretto nella vita e nelle attività agonistiche, etico fino all’inverosimile ma soprattutto solidale con la regione che lo ha adottato da ragazzino dopo la sua difficile infanzia, così dimostrando di conoscere il valore della riconoscenza alla Sardegna, ove si è integrato completamente restando lì fino alla fine dei suoi giorni, soprattutto rinunciando alla ricchezza garantita dalla grande squadra torinese per garantire lo scudetto al Cagliari che lo ha consacrato eroe per aver egli realizzato un’impresa che senza di lui sarebbe stato impossibile raggiungere.
Bene. Ma dov’era Gigi Riva fino al giorno prima della sua morte?
E’ noto soltanto il fatto che, come affermano i sardi in lacrime intervistati in questi giorni, era normale incontrarlo in passeggiata e scambiava volentieri sorrisi amichevoli. Una persona di calibro così elevato avrebbe dovute ricevere in vita, come minimo, una laurea ad honorem da parte di una prestigiosa Università per consentirgli di poter insegnare ai giovani (che ovviamente non sapevano neanche chi fosse fino a due giorni fa) la forza dei valori che ha personificato per tanti anni sul campo di calcio che è il palcoscenico preferito dal popolo degli italiani e delle italiane.
C’è quindi da domandarsi a cosa possano servire adesso tutti queste manifestazioni di profondo affetto e sincera ammirazione allo sportivo-uomo-eroe praticamente ignorato in vita dopo il naturale allontanamento dall’attività agonistica; sarebbe meglio ricordare come invece è stato esautorato e relegato a ruoli sportivi e dirigenziali di secondo piano, così offrendo l’immagine esatta di come funzionano nel “Pianeta Italia” i meccanismi del tanto celebrato “merito” di cui è stato anche inserito di recente il lemma nella denominazione di un Ministero.
Le virtù riconosciute solo post mortem
La verità è che il talento e la superiorità della persona vengono riconosciuti soltanto dopo la morte perché le dinamiche di reclutamento delle persone nei ruoli di pregio ubbidiscono alla regola della preferenza dei mediocri più furbi, certamente meno ingombranti rispetto a “quelli bravi”, ma che non lasciano memoria di nulla se non di guai o risatine maliziose da parte di chi ci osserva soprattutto dall’estero.
Insomma, il fatto di venire a conoscenza per la prima volta dei pregi irripetibili di personaggi importanti (naturalmente anche a livello scientifico, letterario, socio-culturale anche a livello internazionale) soltanto in occasione delle esequie del “celebrato” è semplicemente squallido e denota un grave difetto nella ricostruzione sana della memoria di tutti quelli che dovrebbero essere imitati in vita e non dimenticati prima della dimenticanza che segue alla morte.
Insomma, per chiudere con un po’ di leggerezza, un po’ come accade nell’imminente ineffabile e vituperato quanto amato Festival di Sanremo, dove nel pubblico in presenza e tramite tivvù, tutti oscillano soltanto tra le due domande: “Ma questo chi è?” alternata a “Ma questo ancora campa?” Nel primo caso si passa dallo stupore all’orrore e nel secondo dalla commiserazione all’ammirazione (e viceversa, naturalmente); poi si va a sentenza, la cui motivazione si ricava dagli “ascolti radio” successivi alle premiazioni, perché almeno, nel mondo musicale, è chiaro che senza la “stoffa” non si va da nessuna parte.