Da Guercino a Caravaggio, i capolavori di Sir Denis Mahon
La mostra a Palazzo Barberini
Da pochi giorni Palazzo Barberini ha aperto al pubblico la mostra "Da Guercino a Caravaggio": una cinquantina di opere, di cui nove provenienti dall'Ermitage di San Pietroburgo; sei di Caravaggio, quattordici di Guercino, sette dei Carracci, tre di Domenichino, tre di Poussin, dieci di Guido Reni. C'è un nome però dietro a questi quadri di artisti di assoluto valore che li accomuna, quello di Sir Denis Mahon (1910 – 2011), leggendario collezionista e importante storico dell'arte, studioso, come pochi, della grande pittura italiana del Seicento. Innamorato dell'arte del Guercino, concentrerà su di lui lo studio e le ricerche di una vita, portando a termine nel 1989 l'imponente catalogazione dei suoi disegni. Più che ventenne, viaggia setacciando musei e collezioni private di tutto il mondo alla ricerca delle opere dei Carracci, pittori bolognesi: i fratelli Annibale e Agostino, e il cugino Ludovico, che con la loro arte e con la loro scuola o Accademia degli Incamminati, aprirono quella Via Emilia della pittura su cui si sarebbero "incamminati" Guido Reni, il Domenichino, il Guercino. Mahon darà vita alla più imponente collezione privata d'arte barocca italiana, rivalutando autori che non erano allora considerati; il Seicento italiano, infatti, era ben reputato; fu lo studioso che contribuì più di tutti alla scoperta della pittura barocca italiana, promuovendone il valore assoluto.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta studiò la pittura del Caravaggio; fu lui che nell'ufficio del Sindaco di Roma riconobbe l'originale del San Giovannino di Caravaggio, considerato la copia dello stesso conservato nella collezione dei Doria Pamphili; in realtà la copia era l'originale e l'originale la copia. Unico al mondo, Sir Denis attribuì cinque Caravaggio. Visitando la mostra "Da Guercino a Caravaggio" – curata da Anna Coliva, Mina Gregori e Sergey Androsov, organizzata da Roberto Celli – si entrerà in contatto con un capolavoro dopo l'altro: il Suonatore di Liuto, il San Girolamo, il Bacchino malato, l'Autoritratto, la Giuditta del Caravaggio; la Madonna del Passero, un quadro raffinato, amatissimo da Mahon, dove Maria fa giocare Gesù con un passerotto tenuto al guinzaglio da un sottile filo di seta, il Ritratto del Cardinale Spada, Et in Arcadia ego del Guercino; le Sibille del Domenichino; Sant' Andrea Corsini, l'Arianna di Guido Reni; alcuni capolavori della Scuola Emiliana del Seicento; opere del Poussin, insieme a quadri meno noti provenienti da collezioni private, come il bel S. Pietro Penitente di G. Reni.
La mostra, inaugurata il 25 settembre nella Galleria Nazionale d'Arte Antica a Palazzo Barberini, è la mostra di Sir Denis Mahon, cioè, è quella che avrebbe desiderato per il suo centesimo compleanno, che aveva sognato di poterlo festeggiare assieme ai dipinti che lo avevano accompagnato nel corso della sua vita, scegliendo personalmente ogni singolo quadro, come si fa per gli amici di una vita. Come ha detto Nicholas Penny, direttore della National Gallery di Londra: "Quella di Sir Denis Mahon è la collezione privata più pubblica che esista", proprio per il suo grande mecenatismo e senso civico, che l'hanno portato a donare tute le sue opere a Istituzioni pubbliche, anche affinché fossero fruibili dal maggior numero possibile di persone. Egli si batté, opponendosi al pagamento del biglietto d'entrata nei musei statali.
A Palazzo Barberini non è stato esposto il San Giovannino dei Capitolini, da lui attribuito al Caravaggio quando era considerato una copia, per un mancato prestito della Sovraintendenza capitolina alla Soprintendenza di Stato, fatto accolto con un certo disappunto dagli organizzatori. Per la prima volta in una esposizione d'arte, sarà possibile l'uso dei "Google Glass", speciali occhiali che permettono d'ottenere informazioni supplementari una volta scelta l'opera d'interesse, semplicemente avvicinandosi, attraverso la visualizzazione dei contenuti multimediali sul display degli occhiali. Davvero vale la pena di visitare questa mostra, fosse anche solo per un quadro o due (e ve ne sono di più, di capolavori). Fino all'8 febbraio, al piano terra di Palazzo Barberini, via Quattro Fontane, 13, da martedì a domenica 9.30 – 19.30, il lunedì 11.00 – 16.00 – biglietto intero 12 euro, più altri due euro e prenotazione obbligatoria per l'eventuale uso dei Google Glass.