Da “Mani Pulite” al giustizialismo politico: le mani italiane sono ancora sporche
Le attività del Pool “Mani Pulite” segnarono un’epopea leggendaria di cui tutti si ricorderanno, chi con rimpianto, chi con rinnovata paura
Le attività del Pool “Mani Pulite” segnarono un’epopea leggendaria di cui tutti si ricorderanno, chi con rimpianto, chi con rinnovata paura. Con la pensione mal accettata da parte del Dott. Davigo, ultimo caposaldo dello storico gruppo di magistrati che cambiarono il corso della storia italiana nei primi anni ’90 fino all’inizio del nuovo millennio.
Non ci resta che rivedere le immagini conservate gelosamente negli archivi (ormai storici) di tutti i mezzi d’informazione dell’epoca, che ebbero la fortuna di riportare le gesta di quei “nuovi eroi” dell’epoca.
Purtroppo ben sappiamo che quando fatti e personaggi diventano “mito”, ciò determina che non fanno più parte del nostro presente, né incidono sul corso del futuro che verrà.
Le epiche gesta di ieri e i pentastellati di oggi
Neanche i più nostalgici pentastellati sono riusciti a mantenere “seriamente” vivo il ricordo delle epiche gesta e i dettami di onestà ed equità impartiti da quel manipolo di rivoluzionari che avevano in Antonio Di Pietro il frontman più amato.
Non che mancarono, come in ogni moto rivoluzionario, le “ghigliottine” e le esecuzioni di massa grazie ai colpi di scure degli avvisi di garanzia, delle custodie cautelari a tappeto e soprattutto grazie ad una fitta rete di “delatori” che si autogeneravano di volta in volta che ci si presentava in Procura per essere interrogati. Né mancarono errori ed omissioni tali da parzializzare inevitabilmente i giudizi ed i provvedimenti assunti.
Infatti, se è vero che non tutti i Partiti politici, pagarono in egual misura il prezzo della dismissione di quel “sistema” corruttivo di cui ancora oggi subiamo le conseguenze, è altresì vero che l’onda prodotta da “tangentopoli” ha prodotto delle “strane” nuove forze che hanno preso il posto degli spazi vuoti lasciati dai partiti tradizionali.
Forze eroiche assorbite dal sistema di potere
Tali forze, purtroppo, una volta raggiunta la possibilità di determinare un vero e proprio cambiamento sistemico, sono state inequivocabilmente assorbite dagli agi e gli ozi del Potere. E sono diventate a loro volta, parte di quel “sistema” che avrebbero dovuto cambiare dalle fondamenta.
Le autorizzazioni a procedere nei confronti del Senatore Salvini per la vicenda Open Arms ed il caso Gregoretti ( lo stesso PM ne a chiesto l’archiviazione ), sono segnali di un becero giustizialismo politico portato avanti senza razionalità, capacità di valutazione oggettiva, ignoranza ed incoerenza. Un tentativo di ottusa emulazione da parte di un folto gruppo di “praticanti politici” che difficilmente rivedremo protagonisti nelle prossime legislature.
Sono stati proprio questi stessi a determinare la cancellazione di quanto di buono era stato prodotto dai PM di Milano. Non soltanto per i risultati ottenuti, ma anche per l’organizzazione di un Pool che avrebbe dovuto fare scuola, al pari di quello antimafia di Falcone e Borsellino.
La chiave del successo del Pool “Mani Pulite”
La chiave del successo del Pool “Mani Pulite” è stata proprio la sua organizzazione e la sua ripartizione dei ruoli in base alle specifiche competenze dei protagonisti.
Di Pietro l’Investigatore, Davigo il giurista (fondamentale per la giusta individuazione dei reati), Colombo quale gestore delle risorse ( aspetto che molto spesso è causa dell’insuccesso di un’attività giudiziaria ).
Oggi purtroppo, i giustizialisti che siedono sugli scranni del Parlamento, oltre a non aver riformato la Giustizia, impediscono a Magistrati come il Dott. Di Matteo di rivestire ruoli strategici.
Non solo, “ammorbidiscono” gli effetti del 41bis, liberano centinaia di boss mafiosi e fanno orecchie da mercante sulle rivelazioni messe nero su bianco nel “caso Palamara”.
Dispiace dirlo, ma dopo quasi 30 anni da Tangentopoli, le mani italiane sono ancora piuttosto sporche.