Da Milano a Roma, i dubbi sulla fecondazione eterologa
Dalla sentenza 162 della Corte Costituzionale alle indagini dei NAS: la storia delle gravidanze di Roma e Milano
“Vietare la fecondazione eterologa (più semplicemente la donazione di gamete) significa violare diritti costituzionalmente rilevanti come quello fondamentale alla salute, al principio di uguaglianza, allo sviluppo della personalità. Vuol dire costringere migliaia di coppie ad andare all’estero, a loro ingenti spese, per avere un figlio. L’Associazione Luca Coscioni si è battuta nei tribunali per eliminare questo divieto imposto dalla legge 40 ed è intervenuta in Corte Costituzionale dell'udienza da cui è scaturita la sentenza di cancellazione del divieto”. Questo il messaggio che appariva sul sito dell’Associazione Luca Coscioni il 9 aprile scorso, quando con la sentenza 162 della Corte Costituzionale si confermava la legittimità di tale tipo di fecondazione. Così è proprio Filomena Gallo a far esplodere il dibattito etico ed il conseguente boom mediatico dopo la notizia di quattro future mamme in dolce attesa dopo essersi sottoposte a tale pratica: “Si può solo essere felici per una nuova vita in arrivo. In più i progressi medico scientifici hanno reso possibile quello che la natura molto spesso ostacola… Il proibizionismo in questo decennio ha creato solo discriminazioni tra i cittadini, provandoli di una spazio di diritto che sono andati a ricercare all’estero”.
Ma facciamo un passo indietro, cercando di tenerci distanti da qualsiasi giudizio in materia e da ogni possibile strumentalizzazione. Per prima cosa va spiegato che la fecondazione eterologa si distingue dalla cosiddetta omologa per la provenienza dello sperma da un donatore esterno alla coppia. È quel tipo di fecondazione assistita che abbiamo visto tante volte nei telefilm americani alla quale ricorrono non solo coppie in cui l’uomo è sterile, ma anche coppie di donne omosessuali – problema sollevato dai molti contrari a tale pratica.
Fatto sta che la precedente legge 402004 recitava: “E’ vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo”. È nel 2010 che inizia l’iter giudiziario, quando la Corte Europea dei diritti dell’Uomo, a seguito del ricorso di tre coppie austriache, riconosce che “l'impossibilità totale di ricorrere alla fecondazione eterologa infrange il diritto alla vita familiare e il divieto di discriminazione”. Così, come per molti casi in cui la legittimità delle leggi europee è messa in discussione da quella nazionale, il Tribunale di Firenze nel 2010 seguito da quello di Catania e da quello di Milano sollevano il dubbio di legittimità della legge 202004. L’iter giudiziario continua con le coppie (di cui una assistita direttamente dall'Associazione Luca Coscioni) continua con rinvii e sentenze contraddittorie fino ad arrivare alla sentenza di aprile.
E qui il nuovo problema: il ministro Lorenzin fa immediatamente sapere che la sentenza non può voler dire un’immediata messa in atto di fecondazione eterologa, essendo assenti linee guide in materia. Mancano tuttora, infatti, indicazioni sostanziali in materia presenti, invece, in quei Paesi in cui la pratica è di norma e nei quali molte coppie italiane si recano ogni anno a tale scopo. Dalla possibilità per i figli di conoscere o meno il donatore ad un eventuale registro dei donatori; dal diritto di sapere se si hanno fratelli o sorelle nati con medesima pratica alla possibilità di ricorrervi anche se single; dall’obbligatorietà di un test delle malattie infettive preventivo all’attuazione di una banca del seme; il vuoto normativo c’è senza ombra di dubbio e ancora è da discutere se prendere in toto le normative europee in materia.
Intanto sulle gravidanze di Roma e Milano sono in corso degli accertamenti preventivi sull'accaduto da parte del Nas. Così dichiara il Ministero della Salute, chiarendo che “il nucleo di Carabinieri a tutela della Salute è deputato a fare accertamenti in ambito sia amministrativo che penale per verificare se vi siano violazioni che riguardino l'ambito sanitario e se vengano rispettati i requisiti minimi previsti dalla legge”. Per ora le notizie sugli accertamenti sono ufficiosi ed è attesa con ansia una dichiarazione del ministro Lorenzin.
Mentre sui casi romani cala il silenzio, la vicenda milanese si tinge di giallo: l'intervento dei Nas a Milano è stato duramente contestato da Antinori: “E’ un atto intimidatorio del ministro Lorenzin, che si dovrebbe dimettere”. E mentre Antinori conferma una gravidanza in arrivo, il Nas la smentisce, lasciandoci con il fiato sospeso.
Intanto la Gallo in una nota co-firmata con Gianni Baldini dell’Università di Firenze annuncia legittime le eventuali gravidanze in corso a prescindere dalle linee guida da definirsi: “Nella sentenza 162 del 2014 la Corte Costituzionale i giudici sono chiari nelle motivazioni come lo furono già nel 2005: nell’ammettere il quesito referendario per l’abrogazione del divieto di eterologa, affermò che non si creava vuoto normativo. La cancellazione del divieto non fa venir meno nessuna tutela per i soggetti coinvolti: coppie, nati e donatori anonimi. Ancor più con questa ultima decisione ha affermato che il sistema normativo italiano è idoneo al ripristino della tecnica e ha affermato il principio di non discriminazione tra cittadini nell’accesso alle cure e il rispetto delle libertà individuali, diritti questi costituzionalmente rilevanti”.
Infine, fatto sta che solo nell’ultimo mese si è verificato un vero e proprio boom di richieste per la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), soprattutto da parte di donne attorno ai 35 anni e che il dibattito sembra solo all’inizio, vedendo anche tra i sostenitori una pluralità di vedute sui vari temi che essa implica.