Da Roma a Fiumicino, protesta contro la trascrizione di nozze gay
Montino, il sindaco di Fiumicino, riconosce le nozze stipulate in Portogallo da una coppia gay
Il lungo braccio di ferro tra il sindaco Marino e il prefetto Pecoraro sul tema della trascrizione delle nozze gay si è appena concluso. A metter la parola fine ad una vicenda che risale allo scorso 18 novembre, iniziata dalla trascrizione di 16 matrimoni contratti all’estero, è intervenuto il Tribunale amministrativo regionale. L’organo adito ha respinto la domanda di due delle coppie gay ‘legalizzate’ da Marino e riguardante la sospensione dell’annullamento delle relative trascrizioni disposto dal prefetto.
Il tema però, non ostante l’intervento della Magistratura, sembra non essersi esaurito. Nel giro di pochi giorni, infatti, a rilanciarlo è Esterino Montino, il sindaco espresso dal Partito Democratico a Fiumicino. Montino, come fece Marino prima di lui, ha trascritto l’atto di matrimonio di Renan Santos Ribeiro e Claudio Schirru. La coppia, residente a Fiumicino, si era unita in matrimonio nel 2011, in Portogallo. L’obiettivo, ha dichiarato Montino, è quello di “arrivare ad una legge nazionale”.
William De Vecchis, dagli scranni dell’opposizione, ha parlato di spettacolarizzazione” e “propaganda”. “Le nozze celebrate oggi – spiega De Vecchis – sono semplicemente uno slogan utile a strappare qualche pagina di giornale e basta. Oggi il sindaco Montino ha creato un precedente: a Fiumicino si possono violare le leggi”. Alla protesta dell’opposizione si è unita anche la voce dell’associazione cittadina DuePuntoUndici, preoccupata per le ripercussioni “culturali” del gesto.
“Stanno irreversibilmente danneggiando la famiglia tradizionale, quella composta da padre, madre e figli”, ha dichiarato 2punto11 in una nota.
Di “crisi emulatoria nei confronti di Ignazio Marino” ha parlato il Comitato della Famiglia. L’associazione, che aveva già contestato il primo cittadino della Capitale all’epoca delle 16 trascrizioni, ha affisso uno striscione recante la scritta: “Montino: una trascrizione non fa famiglia”, denunciando così l’ennesimo “atto grave” che rientra nei “molteplici tentativi della lobby LGBT di creare una generazione a proprio modello andando contro il pilastro fondante della nostra società, la famiglia”.