Da Sex And The City in poi: ecco le regole del primo appuntamento
Sia che optiamo per scarpe con il tacco 12 o ballerine colorate, siamo pronte ad affrontare il gioco della seduzione
Il primo appuntamento con un uomo che ci piace è uno di quei momenti che definirei emblematici, a patto che lo si consideri con il senno del poi e che riusciamo a ricordarci tutto di quell’incontro, anche ciò che siamo in procinto di dimenticare.
Qualunque sia la nostra attitudine naturale, che optiamo per scarpe con il tacco 12 o ballerine colorate, per il capello con messa in piega o raccolto a dar l’aria da finte trasandate, siamo pronte ad affrontare il piacevole gioco della seduzione e, soprattutto, a muoverci in quella zona impervia di ciò che è meglio dire e ciò che è preferibile tacere.
Regola numero uno (a detta di molti): non svelare troppo di sé subito se si vuole rendere più lenta e gradevole la reciproca scoperta. Non ci credete più di tanto. A lui piacerà soprattutto che siate voi ad ascoltarlo con interesse. Non sottovalutate il narcisismo maschile che è capace di superare di molto la lunghezza e la profondità dei vostri discorsi.
Regola numero due: combinate in modo personale quel tris perfetto di ironia, leggerezza e ammiccamento. Non sia mai che sembriate troppo seriose e impegnative. Lui vorrà soprattutto carpire la vostra capacità di giocare.
Regola numero tre: risolvere nel più breve lasso di tempo l’atavico dubbio se cedere subito al suo fascino oppure ritardare la fatidica scoperta. La sicurezza paga sempre.
Regola numero quattro: dimenticate tutto. Che vi piaccia o no il primo incontro è l’occasione in cui siamo maggiormente predisposte a commettere errori. E tra tutti gli errori possibili ce n’è uno a cui quasi tutte abbiamo ceduto almeno una volta e che chiamerò ‘amnesia volontaria’.
Mi spiego meglio. Sono dell’idea che le cosiddette ‘croci e delizie’ del potenziale rapporto in procinto di realizzarsi siano iscritte nel primo appuntamento. Basta fidarsi di quella particolare ricettività, tipicamente femminile e in alcune particolarmente sviluppata, che dura pochi secondi ed è, ahimè, destinata ad essere rimossa. Badate bene, solo apparentemente.
Non fate finta di non capire. Quante volte al termine di una storia ci è capitato di ricordare quell’attimo in cui qualcosa ci ha messo in allerta e che ci ha fatto proferire il famoso ‘lo sapevo’? Quante volte siamo state attraversate dal pensiero che il lui in questione nascondesse qualcosa o semplicemente, nonostante la sintonia, ci rimandasse una sfumatura sgradevole apparentemente immotivata, propense come siamo a considerarla più il frutto della nostra diffidenza che una reale percezione?
Quella prima sensazione è subdola, giunge come un’intuizione irrazionale e poisi rivelastranamente premonitrice. Fateci i conti subito senza rimandare se non volete che il principio dell’attrazione confonda le carte portandovi al suddetto attacco di amnesia. A quel punto sarebbe già troppo tardi per farvi tornare la memoria.
Quindi, se posso permettermi un consiglio, tenete a mente l’unica regola del primo appuntamento: non ignorare i segnali in cui è tracciato il destino di quell’incontro e ricordate quella preziosa sensazione che ci dice più di quanto crediamo. Può essere utile se non vogliamo cadere nel vittimismo o nello stupore quando le cose non vanno come ci saremmo aspettate.
Lo so, alcune di voi potrebbero obiettare che è tremendamente piacevole vagare un po’ in preda alla smemoratezza soprattutto se ci allontana da quel fastidioso frammento di verità.
A voi la scelta.
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