Dai Prozac+ ai Sick Tamburo, a tu per tu con Mr Man
Gian Maria Accusani, leader degli storici Prozac+, e ora alle prese con i Sick Tamburo si racconta a Romait
Gian Maria Accusani, alias Mr Man, un fenomeno. Chitarra, voce e compositore della storica band Prozac+. E non solo quello. Con Elisabetta Imelio, avvenente ex bassista dei Prozac+, nel 2007 ci rifa. Gian Maria e Elisabetta decidono di “partire da zero” e fondano i Sick Tamburo. I due artisti pordenonesi danno così vita ad un progetto nuovo, slegato il più possibile dalla precedente esperienza, che convince.
Arrivati al loro terzo album, Gian Maria confessa: “Ci divertiamo sempre di più”. Senza Vergogna, ultimo uscito in casa Sick per La Tempesta Dischi e distribuito da Master Music, sta occupando la band in un tour che è passato già due volte dalla Capitale. Dieci canzoni, e il videoclip del primo singolo, Il fiore per te. “Dieci canzoni che vedono intrecciarsi chitarre malate e sintetizzatori da una parte e ritmi incalzanti e melodie blues dall'altra. Dieci canzoni che sono un vero e proprio mix tra rock alternativo ed una sorta di moderno blues malato”.
In occasione del loro ultimo live, al Rising Love di Testaccio, Romait ha scambiato quattro chiacchiere con Gian Maria. Abbiamo parlato dei legami col passato, dell'ultimo disco, ma anche di qualche pronostico futuro… Leggete cosa ci ha svelato.
Gian Maria, com’è andata?
Beh, dai. Ci siamo divertiti. Siamo venuti a Roma tante volte, solo un mese fa eravamo al Circolo degli Artisti, a Roma ci divertiamo tanto.
I Sick Tamburo calcano la scena musicale underground da qualche anno oramai, quale è il bilancio?
Il nostro primo disco, Sick Tamburo, è arrivato nel 2009, hai ragione, sono passati parecchi anni e tre dischi in tutto. Il bilancio è che ci divertiamo sempre di più.
Lo sanno tutti che tu ed Elisabetta Imelio (basso e voce, ndr) siete dei Prozac+, giù la maschera…
All'inizio non volevamo svelare che eravamo dei Prozac+. Prima abbiamo deciso di usare delle maschere bianche, è durata pochissimo. Poi abbiamo optato per i passamontagna, ma la gente non si è fatta fregare, ci hanno riconosciuto subito. Abbiamo comunque scelto di tenerli, perché ci piacevano.
Prozac+, croce o delizia?
Tutte le cose che si fanno, nel bene o nel male, sono fonte di arricchimento, questo vale anche per la nostra precedente esperienza musicale. I Prozac+ non pesano, ma all’epoca scegliemmo di non sfruttare la loro immagine. Volevamo partire da zero, ripartire con i Sick Tamburo.
‘Partire da zero’. Eppure, ufficialmente, i Prozac+ non si sono mai sciolti…
E’ vero. I Prozac+ ufficialmente non si sono mai sciolti, questo significa che forse li rivedrete sul palco… o forse no.
Gian Maria, perché fai musica?
Perché è ciò che so fare meglio e perché mi fa stare bene. Ogni volta che scrivo un testo mi sento meglio, mi libero di un peso. Finché sarà così, farò così. La musica e, più in generale, l’arte sono esperienze catartiche. Creare è sempre una liberazione.
Parlaci della tua ispirazione…
E’ una cosa estremamente spontanea, idee e parole vengono fuori da sole. Sono ispirate alle cose a cui faccio caso, a quello che osservo e a ciò che mi frulla nella testa e che, ad un certo punto, preme per uscire. Mai nulla è programmato.
Cosa ci racconta il vostro ultimo album?
L’ultimo album ruota attorno a difetti, manie e debolezze che ci portiamo dietro. E racconta che quello che ci hanno insegnato essere spregevole in realtà non lo è. Le debolezze nascondono la nostra forza. Il titolo del disco, Senza vergogna, parla di ciò che abbiamo nascosto e che deve esser liberato, esaltato. Non c’è nulla di cui vergognarsi nel nostro essere imperfetti, unici. Chi spara alla gente è uno stronzo, tutti gli altri devono vivere con leggerezza, senza sensi di colpa.
I Sick Tamburo riscuotono successo, è innegabile. Qual è il vostro segreto?
Suoniamo da tanti anni, ma non siamo arrivati, non si arriva mai. Personalmente mi sento una persona alla continua ricerca di stimoli. Ho sempre fatto ciò che sentivo di fare, istintivamente. Non so, se c'è, quale è il segreto dei Sick. Qualcuno si è rivisto in noi, in quello che facciamo. Si tratta di alchimie, il successo è una cosa semplice.