De Masi: “Lavoro ideale per tutti? 4 giorni a settimana e vi spiego perché”
Il sociologo del lavoro: “4 giorni per 32 ore settimanali, come in Germania. Non mi pare che i tedeschi siano fannulloni”
I dati provengono dall’analisi di 70 aziende che hanno provato a rimanere chiuse il venerdì, lavorando 4 giorni a settimana. A quanto pare è ufficiale: la settimana corta convince imprenditori e dipendenti.
L’indagine è stata effettuata in Gran Bretagna dove, ancor prima del prossimo febbraio, quando arriveranno i riscontri ufficiali delle università di Cambridge e Oxford insieme al Boston College, sono già tutti del parere che lavorare dal lunedì al giovedì sia nettamente più produttivo e prolifico. Il test è stato promosso dal movimento 4 Day Week Global.
4 Day Week Global è una comunità senza scopo di lucro fondata da Andrew Barnes e Charlotte Lockhart volta a sostenere l’idea della settimana di 4 giorni come parte del futuro del lavoro.
Una realtà che intende incoraggiare pertanto imprese, dipendenti, ricercatori e governo, nella creazione di un nuovo modo di lavorare, per migliorare la produttività aziendale. Questo, per garantire risultati su salute dei lavoratori, famiglie e comunità, contemplando la questione dell’uguaglianza di genere, non dimenticando di salvaguardare un lavoro più sostenibile dal punto di vista ambientale.
Così, a fronte della stessa retribuzione percepita lavorando cinque giorni, sono stati riscontrate minori dimissioni, una maggiore soddisfazione in merito all’equilibrio nel rapporto lavoro-vita privata e ricavi in media più alti dell’8%. Senza dimenticare una minore percentuale di assenteismo. Lavoratori più soddisfatti, dunque. Con ricavi più alti. I risultati sono stati pubblicati dal Financial Times.
“Andrebbe bene, ma se fosse accompagnato da una riduzione dell’orario” – ci dice il Domenico De Masi, Professore emerito di Sociologia del lavoro presso l’Università “La Sapienza” di
Roma – “Anche perché non avrebbe alcun riflesso sull’occupazione. Ricordiamoci che più tempo si lavora meno occupati ci sono. Noi abbiamo un problema di riduzione dell’orario di lavoro. In Germania si lavora 1400 ore, in Italia 1800 ore. Lavorando 400 ore in più, togliamo lavoro a 3.000.000 di persone. Se lavorassimo come funziona in Germania saremmo tutti occupati. E’ importante compattare il lavoro, ma riducendolo. Se sono quattro giorni e in questi lavoriamo 40 ore, significherebbe lavorare dieci ore al giorno. Magari, aggiungendo 2 ore di pendolarismo. Sarebbero 12 ore da dedicare al lavoro”.
“In Italia può funzionare di più lavorare 4 giorni invece che 5″ – continua De Masi – “In quanto, per molti il lavoro significa anche spese, traffico e cose di questo tipo. Per fare le cose bene si dovrebbe ridurre non soltanto il numero dei giorni ma anche quello delle ore al lavoro. Ripeto, l’ideale sarebbe 4 giorni, per 32 ore settimanali, esattamente come in Germania. Non mi pare che i tedeschi siano fannulloni. Ma 10 ore al giorno per quattro giorni ci distruggerebbero, ci faremmo un culo così!”
In altre zone del mondo la cosa sta già funzionando ampiamente. In Giappone, Microsoft a partire dal 2019 ha concesso un giorno libero in più a settimana ai propri dipendenti. Risultati? La produttività è passata a +40%. In Islanda invece, al termine di alcune sperimentazioni effettuate, nel 2021 figuravano con orario di lavoro ridotto 2.500 impiegati a 35 o 36 ore settimanali, senza riduzioni di stipendio. Con risultati altrettanto soddisfacenti.
Situazione leggermente diversa in Belgio dove, a inizio 2022, la settimana lavorativa corta è stata introdotta lentamente, con parità di ore concentrate in quattro giorni invece che in cinque. Per il dipendente che ne fa richiesta, è previsto un periodo di prova di 6 mesi da utilizzare prima di aderire in maniera definitiva alla diversa modalità. Una procedura simile è in corso anche in Spagna.