Decreto Sicurezza: Fassina se la prende pure con Raggi e M5S
Secondo l’ex PD il Campidoglio avrebbe dovuto opporsi alle nuove norme, in particolare su clandestini e rifugiati
Non gli va proprio giù, che sia cambiato il vento. E che dopo tanto lassismo in materia di ordine pubblico, e in particolare di immigrazione, il governo italiano abbia deciso di cambiare atteggiamento. Ripristinando alcune elementari verità, a partire dal fatto che chi entra in Italia senza una preventiva autorizzazione compie un atto illegale. Una violazione che in determinati casi sarà possibile sanare, in forza delle norme ‘eccezionali’ sul diritto d’asilo, ma che di regola rimane comunque quello che è: una condotta sbagliata e inaccettabile. Da rifiutare in linea di principio. E da sanzionare sul piano pratico.
Matteo Salvini potrà anche essere fastidioso, coi suoi toni da sceriffo e i suoi eccessi di comunicazione pop (o persino trash), ma non c’è dubbio che i problemi contro cui si scaglia esistano davvero. E che finora non solo non siano stati affrontati nell’intento di risolverli, ma addirittura li si sia assecondati e lasciati crescere. O dilagare.
Con la scusa della solidarietà e della protezione umanitaria, si è consentito che arrivassero milioni e milioni di persone che qui non avrebbero mai dovuto arrivare. E figuriamoci insediarsi. Moltitudini che sono andate a gravare su una situazione economica e sociale che era già difficile di suo, specialmente dopo la crisi del 2008. Una crisi, mai dimenticarlo, che non è stata affatto un terremoto occasionale (benché devastante) ma un cataclisma dagli effetti duraturi. E tendenzialmente definitivi, a meno che non si riescano a fermare le strategie di chi mira a rendere le società europee sempre più simili a quella statunitense. Dove i diritti dei lavoratori tendono allo zero. Dove la sanità pubblica te la sogni. Dove è ritenuto normale fare due e anche tre lavori, ovviamente sottopagati, pur di restare a galla e non finire a vivere per strada come gli homeless. Oppure nelle roulette e nei camper, come i poveracci – o gli impoveriti – che una casa non se la possono più permettere.
Indigesto, quel Decreto sicurezza
Ma torniamo a Fassina. E al suo attacco alla sindaca pentastellata e ai consiglieri che la sostengono. Alle sue accuse di “assenza di autonomia politica da parte della Giunta Raggi e della maggioranza M5S in Campidoglio”.
Ai primi di novembre l’ex deputato PD, oggi con Sinistra Italiana, ha presentato al Consiglio comunale di Roma una mozione, puntualmente respinta, in cui si chiedeva di “prendere una chiara e ferma posizione contro gli effetti derivanti dall’applicazione del Decreto Legge n.ll3/20 18 (il Decreto Sicurezza, ndr) che, con specifico riferimento al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, determinerebbero una stretta sulla protezione umanitaria, oggi riconosciuta in molti paesi dell’Unione Europea ai cittadini stranieri in difficoltà, !imitandola ai soli ‘casi speciali’ ”. Fino a qui, è la solita filippica degli Accoglitori Seriali. Che pur di tenere fede alla propria immagine di benevolenza universale non esitano a scaricarne gli effetti concreti su chi poi è costretto a viverci ogni giorno, con quegli “stranieri in difficoltà”.
Ma Fassina fa di peggio, e prova a far passare queste aperture insensate per delle scelte convenienti sul piano amministrativo. Il suo invito, diciamo così, è “a tenere nella dovuta considerazione le gravi ripercussioni che il decreto in oggetto determinerebbe sulla tenuta del sistema dei servizi sociali e sanitari territoriali dei comuni, come denunciato dall’ Anci, che ha stimato in complessivi 280 milioni di Euro i costi amministrativi aggiuntivi complessivi per gli enti di maggiore prossimità e un aumento ulteriore delle persone in condizione di disagio estremo, mettendo in crisi il sistema economico e sociale, soprattutto nelle periferie di una grande città come Roma”.
Insomma: lasciare le porte aperte all’immigrazione ci costerebbe di meno che ripristinare i dovuti controlli e rispedire al mittente chi non ha le carte in regola per rimanere.
Questo può forse essere vero nell’immediato, e per il tempo necessario a cambiare il quadro generale, ma lo è solo perché finora si è lasciato che le cose andassero come sappiamo. Chiaro: far emergere i clandestini, chiamandoli finalmente col loro nome e trattandoli di conseguenza, significa entrare in una fase di transizione. Che verrebbe da definire ‘di bonifica’, sperando di non turbare eccessivamente i teneri cuoricini degli umanitaristi a oltranza.