Degrado nei sottopassi di Roma, clochard droga e stupri: “Abbiamo paura”
Nonostante gli episodi di cronaca nera, molti di questi tunnel non possono essere chiusi perché sono, tecnicamente, “uscite di sicurezza”
“Tunnel, cunicoli, sottopassi, uscite di sicurezza“, pezzi della Roma sotterranea, quasi sempre immersi nell’oscurità, dove degrado, disperazione, marginalità e criminalità si mescolano fino a trasformarsi in “siringa”. Si trovano sotto le strade più trafficate o collegano via sottosuolo le stazioni della metro.
In teoria dovrebbero garantire l’attraversamento sicuro degli incroci, ma spesso diventano scene dell’ orrore, come la galleria vicino alla statua del Bersagliere a Porta Pia, nel quartiere Nomentano-Trieste, dove all’alba di domenica scorsa una donna di 42 anni è stata vittima di violenza sessuale.
Sono decine in tutta la Capitale. Passano sotto la Colombo o collegano, via galleria, il quartiere Africano con Montesacro, uniscono Muro Torto con la città emersa e formano la rete di attraversamenti sotterranei tra Porta Pia, il Mit e il palazzone di Trenitalia. Nonostante i numerosi episodi di cronaca nera, molti di questi tunnel non possono essere chiusi perché sono, tecnicamente, “uscite di sicurezza“. Di notte, questi luoghi diventano rifugi per sbandati, drogati e spacciatori, che sfruttano l’oscurità per consumare o piazzare la dose. Anche i senzatetto, rifugiati e disperati si stabiliscono lì, cercando di allestire un giaciglio con cartoni o tende per la notte.
Una città immersa nella paura
Il filo rosso che collega tutti questi spazi metropolitani è la paura. Paura di chi vi si avventura per obbligo, per errore, o peggio, perché trascinato e buttato dentro, come accaduto nel caso dello stupro di domenica. A volte, basta una banale ingenuità per trovarsi in situazioni pericolose. “Noi evitiamo sempre, anche quando siamo insieme, soprattutto col buio. Se sono da sola, cambio strada: preferisco rischiare sulle strisce pedonali con le auto che sfrecciano piuttosto che entrare nel tunnel“, racconta Marina al Corriere della sera, ventenne che, insieme al fidanzato Matteo, si affaccia titubante al sottopasso della fermata metro Eur Fermi sulla Colombo. Marina e le sue amiche hanno una regola imposta dai genitori: non attraversare mai quei 100 metri di cunicolo sotto una delle strade più caotiche della Capitale.
Anche il tunnel sotto la ferrovia, vicino alla stazione Batteria Nomentana, è un passaggio lungo 150 metri che Rossana, una trentenne, percorre di corsa ogni giorno senza mai alzare lo sguardo. “Qui servirebbe un poliziotto all’entrata e uno all’uscita: non si può vivere con l’ansia di percorrere questo tratto“, dice Francesca, che teme costantemente di trovarsi a metà percorso senza via di fuga di fronte a un malintenzionato.
Il rischio maggiore per le donne
Sono soprattutto le donne a correre maggiori rischi, mentre la città si spegne nel buio pesto che i deboli lampioni a LED non riescono a illuminare. In questa rete di tunnel e sottopassi tra Muro Torto e Castro Pretorio, passando da Porta Pia, si manifesta il degrado più assoluto. Basta affacciarsi per essere colpiti dall’odore acre di ammoniaca e, subito dopo, dal colpo d’occhio: tende di tessuto o plastica, giacigli improvvisati con scatole di cartone, e ovunque spazzatura di ogni tipo. Sulle scale giacciono siringhe usate, bottiglie rotte, plastica, cartacce, indumenti sporchi, resti di cibo, coperte e piumini.