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Delitto di via Poma, udienza decisiva per proseguire le indagini

Nonostante la richiesta di archiviazione da parte della procura di Roma, i legali della famiglia Cesaroni hanno presentato un’opposizione

Simonetta Cesaroni

Simonetta Cesaroni

Il caso di Via Poma potrebbe riaprirsi. Nonostante la richiesta di archiviazione da parte della procura di Roma, i legali della famiglia Cesaroni hanno presentato un’opposizione dettagliata. Il 19 novembre, il giudice dovrà decidere se proseguire le indagini o porre fine a un mistero che dura da oltre trent’anni. L’assassino di Simonetta Cesaroni, segretaria ventenne uccisa il 7 agosto 1990 negli uffici degli Ostelli della gioventù in via Poma, non è mai stato trovato.

Un mistero lungo trent’anni

Diverse ipotesi sono state vagliate, ma tutte rigettate dalla procura. Tra queste, una pista che conduceva a Mario Vanacore, figlio di Pietrino, il portiere del palazzo dove fu trovato il corpo di Simonetta. Nonostante due anni di indagini, i carabinieri non hanno fornito prove sufficienti a convincere i magistrati, che hanno definito la ricostruzione “priva di elementi concreti”.

Altri sospetti sono stati esaminati nel corso degli anni. Tra gli esposti della famiglia Cesaroni, uno riguardava un possibile legame tra Simonetta e un pregiudicato noto come il “Negro del Quadraro”, segnalato dall’ex dirigente della squadra mobile Antonio Del Greco. Tuttavia, anche questa pista è stata considerata “altamente inattendibile”.

Un’altra figura esaminata fu Francesco Caracciolo di Sarno, presidente del comitato regionale Lazio degli Ostelli all’epoca dei fatti. Alcuni testimoni misero in dubbio il suo alibi, ma la procura non trovò prove sufficienti contro di lui, anche a causa della sua scomparsa.

Fabrizio Guerritore, notaio con uno studio nello stesso edificio, è stato anch’egli oggetto di attenzione. Tuttavia, le prove contro di lui sono risultate essere solo congetture. Anche le tesi del criminologo Carmelo Lavorino non hanno apportato nuovi elementi significativi.

La data dell’udienza

Il 19 novembre, la decisione del giudice sarà cruciale per determinare se il caso potrà finalmente essere risolto o se rimarrà uno dei grandi misteri italiani. In oltre trent’anni, tre principali sospetti sono stati indagati, ma nessuno ha mai portato a una condanna definitiva. Tra questi, Pietrino Vanacore, inizialmente arrestato e poi scagionato, Federico Valle, nipote di un noto architetto, e Raniero Busco, ex fidanzato della vittima, condannato in primo grado ma poi assolto in appello e in Cassazione.