Di troppo sovranismo si muore, o almeno muore Bruxelles: ma è un male?
Ha ragione Berlusconi, i nazionalismi ostacolano la collaborazione tra Paesi, come per il Recovery Fund. Il punto, però, è che la vera malattia potrebbe essere proprio l’Europa
È vero, di troppo sovranismo si muore, o se non altro si mettono i bastoni tra le ruote comunitarie. In questo ha ragione l’ex Premier Silvio Berlusconi, che della coalizione di centrodestra in Italia rappresenta la “gamba” europeista. Fatta la diagnosi, resta però sospeso un interrogativo cruciale: e se la patologia fosse proprio Bruxelles, e le spinte identitarie i globuli bianchi che la combattono?
Il voto sullo scostamento di Bilancio
«Il sovranismo non è una cosa negativa se significa orgoglio della propria identità e dei propri valori» ha affermato il leader di Forza Italia. «Lo diventa se è un ostacolo alla collaborazione fra i Paesi, specie fra quelli dell’Europa che hanno valori e interessi comuni».
Ragionamento condivisibile, soprattutto alla luce della pantomima in atto da tempo sul programma Next Generation Eu, che infatti è al centro dell’argomentazione del Cavaliere. «Oggi alcune spinte sovraniste in Europa ostacolano per esempio il Recovery Fund e, quindi, gli aiuti di fronte all’emergenza Covid dei quali l’Italia ha un drammatico bisogno».
Tanto drammatico che, per una volta, è riuscito nell’impresa di unire Governo e opposizione nel voto sul nuovo scostamento di Bilancio. Che le Camere hanno approvato quasi all’unanimità, e che includerà anche le proposte del centrodestra. In particolare, lo stanziamento di risorse per lavoratori autonomi, professionisti, commercianti, artigiani e partite Iva, oltre all’istituzione del cosiddetto “semestre bianco”. Ovvero la «sospensione di tutti i pagamenti verso lo Stato per queste categorie almeno fino al 31 marzo 2021».
Soddisfazione è stata espressa da tutti i leader della maggioranza rosso-gialla, nonché dal bi-Premier Giuseppe Conte. Che ha giudicato la votazione «un ottimo segnale in questo momento di particolare difficoltà che sta attraversando il Paese».
D’altronde, come ha tenuto a precisare il Cav, «sempre, che fossimo al Governo o all’opposizione, abbiamo messo l’interesse del Paese prima delle convenienze di partito». Concetto espresso anche da Giorgia Meloni, leader di FdI.
Non vuol dire comunque che queste reciproche aperture siano il preludio a un sostegno all’esecutivo. «Significa collaborare con le istituzioni, come chiede il Capo dello Stato» Sergio Mattarella, ha ribadito il numero uno azzurro. Che magari parlava a nuora italica perché (anche) suocera europea intendesse.
Di troppo sovranismo morirà Bruxelles
A onor del vero, in cima alla graduatoria di chi avversa il Fondo per la Ripresa figurano i Paesi Frugali. Però è indubbio che al momento, soprattutto a livello mediatico, nell’occhio del ciclone stazionino per lo più i Governi nazionalisti di Ungheria e Polonia. Il che è paradossale, perché né il magiaro Viktor Orbán né il baltico Mateusz Morawiecki si sognerebbero mai di rinunciare ai finanziamenti Ue.
In effetti, le rimostranze del duo di Visegrád riguardano esclusivamente il meccanismo che condiziona l’erogazione degli aiuti al rispetto dello stato di diritto. Espressione dalle nobili parvenze che tuttavia cela ciò che la Meloni ha definito «clausola di asservimento all’eurosistema». Un cavallo di Troia finalizzato a «piegare Nazioni che vogliono difendere le loro radici, la loro identità, i loro confini».
Solo che il veto è possibile solo sugli altri due termini dell’euro-intesa. Il Bilancio settennale della Ue e la Recovery and resilience facility, il fulcro da 672,5 miliardi del Next Gen Eu.
Ricatto e controricatto, dunque. E di certo non aiuta a stemperare le tensioni l’atteggiamento di altezzosa sufficienza di Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Ue. La quale ha esortato l’accoppiata ribelle a rivolgersi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che praticamente è un invito a scavarsi la fossa con le proprie mani.
Inoltre non si capisce perché soltanto il blocco orientale sarebbe da biasimare, come da propaganda mainstream. A meno che non si scopra che esistono anche ritorsioni politically correct – e dunque, orwellianamente, più uguali delle altre.
Se anche di troppo sovranismo morirà l’Europa, sarebbe davvero un male?
Rebus sic stantibus, uno scenario che porti all’implosione dell’Unione Europea non si può escludere a priori, benché resti poco probabile. Molte forze centrifughe sono all’opera, tanto che non è neppure detto che sarà di troppo sovranismo che si spegnerà l’illusione comunitaria. Ma sarebbe davvero un male?
Sarebbe un male sottrarsi all’abbraccio mortale di un carrozzone genuflesso alle élites – e per ciò stesso inviso e avversario dei popoli? Un carrozzone segnato dal peccato originale del miope rifiuto delle proprie radici giudaico-cristiane, senza le quali non esisterebbe la civiltà occidentale? E che oltretutto, perfino nel mezzo di una gravissima crisi sanitaria, insegue voli pindarici come le eco-balle, il buonismo, le ideologie genderiste e nichiliste?
L’Europa, cioè, è la cura oppure la malattia? E, di conseguenza, l’identitarismo sarebbe un virus o piuttosto il sistema immunitario? Ciò che farà nascere un nuovo sogno dalle ceneri di questa Ue malata? Dopotutto, da fenice a felice è un attimo!