Diabete, dai pipistrelli la chiave per sconfiggere la patologia?
Uno studio Usa scopre che i mammiferi alati riescono a tollerare livelli record di zucchero nel sangue: dato che potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie contro le malattie metaboliche nell’uomo
Potrebbe arrivare dai pipistrelli la chiave per sconfiggere patologie come il diabete. È quanto suggerisce un recente studio a stelle e strisce recentemente pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution, che si è concentrato proprio sui mammiferi alati. E ha fatto un’interessante scoperta che potrebbe avere ripercussioni positive anche per l’uomo.
Dai pipistrelli la chiave per sconfiggere il diabete?
«I livelli di zucchero nel sangue» dei pipistrelli «sono i più alti mai visti in natura»: risulterebbero «letali o manderebbero in coma» altri mammiferi, ma non loro. Così, come riporta l’Adnkronos, Jasmin Camacho, ricercatrice presso lo Stowers Institute for Medical Research di Kansas City. Nonché prima autrice dell’articolo che potrebbe ravvivare le speranze di quanti (e sono sempre di più in tutto il mondo) soffrono purtroppo di diabete.
Tale condizione, aggiunge Sky TG24, è caratterizzata da un eccesso di glucosio ematico, a sua volta dovuto a un malfunzionamento dell’insulina. Un meccanismo che, a quanto pare, l’evoluzione ha permesso ai chirotteri di ottimizzare e, in certi casi, addirittura di bypassare.
In particolare, scrive Yahoo! News, i pipistrelli della frutta hanno perfezionato il percorso di segnalazione chimica dell’insulina per poter abbassare naturalmente la glicemia. Invece i pipistrelli del nettare hanno sviluppato intestini più lunghi e dotati di un maggior numero di cellule specializzate nell’assorbimento dei nutrienti dal cibo. Entrambe le specie, poi, presentano adattamenti genetici che hanno reso più efficiente il traporto e la digestione degli zuccheri.
Questi risultati sono estremamente significativi, soprattutto per le potenziali implicazioni cliniche, come ha spiegato Nadav Ahituv, professore di bioingegneria e genetica dell’Università della California a San Francisco. Secondo cui i nuovi dati potrebbero costituire la base «di nuove terapie per una varietà di malattie metaboliche negli esseri umani». Parafrasando Il cavaliere oscuro, pare proprio che stavolta sia Batman l’eroe di cui Gotham ha bisogno.