Dimissioni e reincarico, la (rischiosa) ultima tentazione di Conte
Stamattina il Premier sale al Quirinale per rimettere il mandato con l’obiettivo di varare un Conte-ter: ma le rassicurazioni della maggioranza non lo rassicurano molto…
È “dimissioni e reincarico” il nuovo mantra in auge presso la maggioranza rosso-gialla, che gradualmente sta vincendo anche le resistenze del bi-Premier Giuseppe Conte. Il quale parrebbe ormai essere giunto alla conclusione che l’operazione “costruttori” è stata definitivamente demolita. E potrebbe quindi essere tentato da una mossa che finora aveva sempre escluso, essendo perfettamente consapevole che si tratta di un’arma a doppio taglio.
Dimissioni e reincarico?
Pare dunque che, alla fine, anche il fu Avvocato del popolo si sia deciso per la strada che in molti gli suggerivano: dimissioni e reincarico. Il tutto già oggi, prima che il Senato si esprima sulla relazione del Guardasigilli pentastellato Alfonso Bonafede in materia di giustizia, prevista per mercoledì 27.
La strada, del resto, è troppo stretta, e perfino il costruttore Bruno Tabacci, presidente di Centro Democratico, aveva ammesso che i “responsabili” non si trovano. E, in caso di incidente parlamentare, un Conte-ter diventerebbe pressoché impossibile.
Incidente probabile, peraltro, dal momento che i numeri sono troppo risicati. Perfino alcuni di coloro che una settimana fa hanno appoggiato il Governo a Palazzo Madama in dissenso col proprio gruppo non sosterranno il giustizialismo grillino. Tra gli altri, l’ex Udc Pier Ferdinando Casini, il socialista-italovivo Riccardo Nencini e l’ex azzurra Sandra Lonardo Mastella. Anche Italia Viva, per bocca dell’ex Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, ha fatto sapere che, pur aspettando la relazione, «sarà difficile votare diversamente da un no». Sulla (s)fiducia.
D’altronde, come ha precisato il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, quello sul Ministro della Giustizia è «un voto sul Governo». Salvo che, per l’appunto, Giuseppi non scelga di giocare d’anticipo.
Verso una crisi pilotata
Una crisi pilotata, alla luce del sole, darebbe al Signor Frattanto più tempo per tessere le sue trame volenterose, oltre a stuzzicarne la celeberrima tendenza dilatoria. Ma, soprattutto, metterebbe a sua disposizione più posti di Governo con cui allettare i Ciampolillo di turno.
Eppure, anche questa via è molto rischiosa, e le rassicurazioni rassicurano fino a un certo punto. Anche perché sullo sfondo c’è sempre la carta del Governo istituzionale, benché sia il Pd che il M5S abbiano escluso la proposta. Ma non si può dimenticare che Giggino spergiurava «mai col partito di Bibbiano», e il segretario dem Nicola Zingaretti ribatteva «mai con i Cinque Stelle». Un bel tacer non fu mai scritto, dopotutto.
Inoltre, bisognerà anche vedere se ci sarà davvero la sponda del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i cui rapporti col leguleio volturarese ultimamente sono piuttosto freddi. Al punto che c’è chi ha iniziato a ipotizzare date per un possibile voto anticipato, che però terrorizza l’intera maggioranza – e anche l’opposizione renziana.
D’altra parte, l’ultima tentazione di Conte presenta numerose insidie. E, se neppure la strategia “dimissioni e reincarico” dovesse evitare la morte (politica) del BisConte, la naturale conseguenza non sarebbero forse… le urne?