Diploma postumo al Dott. Riccardo Patrignani, giovedì 11 Febbraio
Conferimento del diploma di specializzazione honoris causa in anestesia e rianimazione allo sfortunato medico 35enne Riccardo
L'11 febbraio prossimo alla presenza del Magnifico Rettore della Sapienza, nella sala del Senato Accademico, sarà conferito il diploma di specializzazione in anestesia e rianimazione honoris causa allo sfortunato medico 35enne Riccardo Patrignani deceduto, il 7 aprile 2015, nell'incidente stradale dalla dinamica ancora tutta da chiarire sul Muro Torto nonostante la richiesta di archiviazione al Gpi da parte del Pm, Roberto Felici. Pur trattandosi di questioni assai differenti, si può dire che, paradossalmente, La Sapienza con la sua lodevole iniziativa arriva ben prima a riconoscere, il diploma honorisi causa, quel che la Giustizia, per sua esclusiva competenza, tarda maledettamente a fare: l'accertamento della verità per dissipare ogni eventuale dubbio sulla dinamica dell'incidente.
A sei mesi dalla richiesta di archiviazione formulata dal Pm Felici del procedimento per omicidio colposo aperto nei confronti del 40enne Stefano Moro, conducente del furgone della Hertz, perchè "nessun addebito può essere mosso alla condotta di guida dell'indagato", tempestivamente rigettata dalla opposizione della parte lesa con richiesta di "prosecuzione delle indagini", e a due mesi dall'assegnazione al Gip Elisabetta Pierazzi del caso, tutto tace. Vero è che la Giustizia rispetto alla Sapienza soffre di ritardi e lentezza per i più svariati motivi, ma ritardi e lentezza possono farsi intollerabili e ingiustificabili se in presenza di un omicidio colposo con una giovanissima vittima prendono la china di tempi biblici: chiudere il caso non è un capriccio nè una vogliuzza ma un atto dovuto di umanità. E appunto di giustizia.
La Sapienza riconosce dunque con la sua significativa iniziativa, il diploma di specializzazione honoris causa, quanto dovuto alla memoria del 'suo' brillante medico che quel didloma lo avrebbe conseguito a luglio prossimo: e la Giustizia, che già ha mostrato nelle indagini immediatamente successive all'incidente vistose lacune tanto sulla dinamica dell'impatto tra il Kymco guidato dal medico e il furgone della Hertz guidato dal Moro quanto sulle stesse testimonianze oculari, pare in tutt'altre faccende affaccendata. Come se fosse una procedura il lasciar scivolare via i giorni e le notti assimilati ad acqua fresca! Un modo di procedere che per quanto gravosa ed elevata fosse la mole di lavoro, agli occhi del disarmato cittadino che esige e non può essere diversamente solo e soltanto giustizia e verità, è insopportabile e ingiustificabile.
La richiesta di giustizia e verità o meglio di verità e quindi di giustizia non è un optional ma una pretesa perchè esse – verità e giustizia – stanno nell'ordinamento stesso, anzi ne sono i due capisaldi fondamentali che ne giustificano e ne fanno l'esistenza stessa. Verità e giustizia si possono e si debbono avere e pretendere attraverso tutti gli strumenti previsti dall'ordinamento stesso della Giustizia ed in particolare due: 1) la prova cinematica che, disposta e praticata sempre in presenza di un decesso, in quanto dà un elevato margine di certezza sulla reale dinamica dell'incidente, non è stata mai presa in considerazione e frettolosamente elusa; 2) l'attendibilità dei testimoni cosiddetti oculari e non che hanno fornito ricostruzioni sin troppo difformi e divergenti, anche tra gli stessi testimoni che hanno sostenuto la tesi del Kymco finito per ragioni ignote addosso al furgone: un dato così macroscopico che avrebbe imposto una più approfondita attività di indagine mai effettuata.
Ora la verità e la giustizia sono nelle mani del Gip Pierazzi e da una donna, che tra l'altro è assai sensibile alle pari opportunità, c'è da aspettarsi un di più e meglio rispetto Pm Felici che di suo, a leggere il voluminoso, pilatesco dossier sulle indagini, non ha fatto altro che disporre il sequestro dei mezzi e l'autopsia limitata alla visione del cadavere. Oltre all'ascolto dei testimoni trovati dalla parte lesa attraverso l'appello 'chi sa parli', affidandosi alla 'competenza' della Polizia Municipale del II Gruppo intervenuta sul posto oltre un'ora dopo l'impatto quando persone, cose e oggetti non erano più al loro posto e la scena dell'incidente era stata radicalmente compromessa e modificata.