Djokovic, Mughini: “Uno che mette a repentaglio la sua carriera merita rispetto”
“Se conosco un No Vax mi sforzo di far venire la persona specifica che è, di capire il più possibile le sfumature”, spiega Mughini
Dopo le dichiarazioni rilasciate alla BBC, in cui Novak Djokovic ha rivelato di essere pronto a rinunciare a Wimbledon e Roland Garros nel caso in cui fosse costretto a vaccinarsi, Giampiero Mughini, per Dagospia, è intervenuto nel merito della discussione sullo stato vaccinale del tennista serbo.
“Detesto gli appellativi generalisti”, dice Mughini
“Detesto gli appellativi diciamo così ‘generalisti‘, quelli che mettono dentro un’unica parola gente inevitabilmente la più diversa. Già mi fanno ridere i termini ‘fascista‘ e ‘antifascista‘ usati oggi, a un secolo dall’agguato di una banda di mascalzoni a Giacomo Matteotti. Mi indispongo se qualcuno mi dà del ‘siciliano‘, se qualcuno dice che io sono stato ‘un giornalista’. Divento una belva se qualcuno mi appioppa l’appellativo di ‘juventino sfegatato‘. Stessissimo discorso per i ‘No Vax‘”.
“No Vax Djokovic? Non generalizziamo il termine”
“Ovvio che all’origine c’è una necessità sanitaria primaria, ossia che la circolazione del virus sia avversata dal fatto che la gran parte di noi si è vaccinata” prosegue Mughini. “Detto questo, se conosco un No Vax mi sforzo di comprendere la persona specifica che è, di capirne il più possibile le sfumature, di reagire con accortezza e intelligenza. Ho due care amiche che sono No Vax, per me restano innanzitutto delle care amiche”.
“Uno che mette a repentaglio la sua carriera merita rispetto”
“Così come in fatto di accortezza e di intelligenza, perso che Djokovic la meriti al sommo grado. Uno che mette a repentaglio una carriera quantificabile in milioni di euro per ciascuna vittoria, la merita eccome la nostra attenzione, il nostro rispetto. Non è che una regola cambia a seconda di chi la deve rispettare, se una celebrità o uno qualsiasi, è che c’è un problema specifico che ha nome ‘Djokovic’ e non c’è bisogno di usare l’ascia per risolverlo.
Nel caso suo esiste una soluzione terza, che comporti il massimo di garanzie sanitarie per chi se lo troverà nei paraggi e che però non schianti un destino? Io penso di sì, anzi ne sono sicuro. Ne sta parlando un innamorato pazzo di Roger Federer, che non ha ancora dimenticato quei due ultimi servizi con cui Roger si giocò un Wimbledon di pochi anni fa che Djokovic finì per vincere. Questo, a proposito di sfumature”.