Documento Programmatico di Bilancio, la Lega chiede margini di Manovra
Il CdM approva le linee guida della Finanziaria da 23 miliardi, di cui 8 per tagliare le tasse. Ma nella maggioranza è scontro su superamento di Quota 100 e Reddito di cittadinanza
Il Consiglio dei Ministri ha approvato, sia pur faticosamente, il Documento Programmatico di Bilancio, ovvero l’ossatura della Finanziaria 2022 che ammonterà a 23 miliardi. Risorse che saranno distribuite sui più disparati capitoli di spesa, dal fisco al welfare, dalla salute all’istruzione. Con annessa – e immancabile – coda di polemiche, sollevate soprattutto (ma non solo) dalla Lega.
I contenuti del Documento Programmatico di Bilancio
Il Governo ha dato luce verde al Documento Programmatico di Bilancio, che ha subito inviato (con qualche giorno di ritardo rispetto alla scadenza) a Bruxelles. Il testo definisce l’entità della Legge di Stabilità, fissata a 23 miliardi che saranno coperti grazie alla crescita sopra le attese del Pil annuale. Con conseguente aumento del deficit al 5,6% nel mutismo di un’Europa che, appena tre anni fa, strepitava per una previsione al 2,4%: ma tant’è.
Gli interventi riguarderanno vari settori, con l’obiettivo di «sostenere l’economia nella fase di uscita dalla pandemia e rafforzare il tasso di crescita nel medio termine. Si mira inoltre a ridurre il carico fiscale per famiglie e imprese».
Per quest’ultima voce sono stati stanziati 8 miliardi, che Forza Italia e Italia Viva chiedono di alzare almeno a 10. Sovvenzioni destinate, tra l’altro, al taglio del cuneo fiscale, dell’Iva su prodotti assorbenti per l’igiene femminile e, forse, della terza aliquota Irpef (attualmente al 38%). Ma anche all’ennesimo rinvio delle folli imposte su plastica e zucchero e, per restare in tema di euro-salassi, al nuovo calmieramento del caro bollette. Per cui l’esecutivo ha erogato un miliardo, che comunque rispetto all’ulteriore stangata già prevista a inizio 2022 è come voler curare un’emorragia con un cerotto.
Verranno inoltre incrementati i fondi relativi a sanità (di 2 miliardi l’anno fino al 2024), trasporto pubblico, scuola, università e ricerca. E saranno finanziati provvedimenti relativi alle politiche sociali, che sono quelli che hanno generato nella maggioranza ecumenica del Premier Mario Draghi una situazione di altissima tensione. Anzi, visto l’argomento, di “altissima pensione”.
Di nuovo polemica nella maggioranza
Il principale casus belli riguarda “Quota 100”, provvedimento-bandiera del Carroccio che consente di lasciare il lavoro con 62 anni d’età e 38 di contributi. E che il Ministro dell’Economia Daniele Franco ha proposto di sostituire con Quota 102 nel 2022, e Quota 104 nel 2023.
Un’ipotesi che in via Bellerio vedono come il fumo negli occhi, soprattutto a fronte del contestuale rifinanziamento del Reddito di cittadinanza. Anche se il Cancelliere dello Scacchiere ha comunicato al M5S l’intenzione di sforbiciare l’esborso, allineandolo a quello prospettato per il 2021. In questo modo il Tesoro punta a risparmiare un miliardo, grazie soprattutto all’introduzione di criteri più stringenti per poter beneficiare del sussidio. Tra cui i controlli preventivi sui richiedenti (non più posteriori e a campione) e la sospensione dell’assegno a quanti rifiutano offerte occupazionali.
Se Atene piange, però, Sparta proverbialmente non ride, e infatti il partito di Matteo Salvini ha espresso una riserva politica sulle misure previdenziali del Dpb. Il Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha comunque precisato che «nessuna decisione su Quota 100 è stata presa, così come chiesto dai Ministri della Lega. Nei prossimi giorni si decideranno modalità e tempi delle modifiche del sistema pensionistico». Forse, in fin dei conti, ci sono ancora margini di Manovra.