Dolls hacking, le Barbie “acqua e sapone”: sdoganare l’immagine di donna perfetta
Dolls Hacking è la rivoluzione che alcuni brand di giochi per bambine stanno realizzando per rendere le bambole meno stereotipate
Prende il nome di “Dolls hacking” il fenomeno che “Barbie” e “Bratz” stanno mettendo in atto per rifare i connotati alle bambole più famose di sempre e renderle acqua e sapone. Un modo per sdoganare l’immagine della donna “perfetta” solo se truccata e fornire un modello più semplice con cui le bambine possano rispecchiarsi.
Dolls hacking: personalizzare!
È un fenomeno poco conosciuto ma esistente da anni. Si è notevolmente diffuso quando una bambina di nome Violetta scrisse al direttore del The New Yorker di non avere mai desiderato una bambola truccata e “adultizzata” fino a quando non ha scoperto il fenomeno del dolls hacking, che le ha permesso di personalizzarla.
Difficile rintracciare le origini del termine: fondamentale il contributo di Sonia Singh che, nel 2015, comprò alcune bambole in un negozio dell’usato ridipingendole e dando loro una nuova forma. Inizialmente aveva dato vita a questa pratica per creare nuovi giochi per la figlia ma poi ha ottenuto notevoli consensi.
È pratica comune tra i bambini di oggi, grazie a dei tutorial presenti su Youtube, quella di cancellare con il solvente il trucco presente sulle bambole per dipingerle a proprio piacere. Si possono usare colori acrilici, pettinare i capelli in modo diverso, cambiare gli abiti con dei vestitini fatti a mano. Tutto questo per personalizzarle e renderle più simili ai propri gusti personali ma soprattutto per avere qualcosa che possa davvero rappresentarli e con cui rispecchiarsi.
Ruolo dei media e dei giochi nella creazione di stereotipi
Non si fa che ripetere che i bambini di oggi non vogliano altro che crescere ma siamo i primi a bombardarli, attraverso i media e i giochi, di immagini di adulti. E di esagerate con donne stereotipate o uomini perfetti solo se palestrati.
L’importanza (e la bellezza) di essere piccoli
Così non si fa altro che rendere i bambini impazienti di crescere e non li si aiuta a godere della loro infanzia, molto importante per lo sviluppo psicologico e sociale.
Giocare è il primo modo per i bambini di sperimentare la vita dunque non si può ignorare l’importanza del gioco di finzione. È fondamentale dunque che vengano create delle bambole che abbraccino il concetto di universalità delle razze e che permettano a chiunque sia “diverso” di identificarsi. Finché negli scaffali dei negozi ci saranno bambole bionde, truccate, magre e adultizzate, il dolls hacking sarà dunque una pratica molto utile.
La prima Barbie di colore
Nel mese di febbraio, in onore del Black History Month (Mese della storia dei neri, celebrato negli Usa), “Barbie” ha immesso sul mercato delle bambole di colore e con i capelli afro. È stato un passo molto importante perché, fino a quel momento, le ragazzine di colore non hanno avuto la possibilità di identificarsi e sentirsi rappresentate.
Fondamentale la collaborazione con la costumista Shiona Turini: “Sono cresciuta ossessionata da Barbie, è stata una delle mie prime icone di moda. Ma ricordo chiaramente di aver cercato negli scaffali una bambola che mi somigliasse e di essere tornata a casa a mani vuote. La prima Barbie nera fu introdotta nel 1980 – vestito rosso scintillante e una testa di ricci afro; io l’ho riprodotta oggi, ed eccola qui seduta sul suo trono, circondata da tante amiche”. Queste le parole della designer sul suo profilo Instagram.
Si stanno sicuramente facendo dei notevoli progressi per far sì che le minoranze siano correttamente rappresentate. È un bene “abituare” i bambini a rapportarsi con il “diverso” e il gioco di finzione è sicuramente il primo passo per insegnare il rispetto e l’accettazione incondizionata.