Donna trovata morta dopo 2 anni: riflessione sulla solitudine degli anziani
La storia di Marinella Beretta suscita una riflessione sulla solitudine degli anziani e lo svilimento dei rapporti umani
La solitudine dei nostri anziani rispecchia la solitudine dei nostri tempi. La solitudine dei vecchi rappresenta una sconfitta di una società che chiamiamo, erroneamente, “moderna”. Ci indigna e ci addolora la notizia della signora M. B. settantenne di Como ritrovata in casa seduta in cucina, deceduta da più di due anni. Nessuno si è chiesto dove fosse la signora, tutti i vicini ignari della vita della donna, salvano la coscienza dicendo: “credevamo fosse andata a vivere altrove!”
E allora ci chiediamo chissà quante persone sono chiuse nelle loro case trasformate in tombe e che verranno ritrovate forse quando l’odore raggiungerà gli appartamenti vicini o un albero cadrà sulla villetta, così come è accaduto nel caso della signora di Como.
Questa notizia sconvolge ma deve far riflettere sulla degenerazione dei rapporti umani. La signora non era stata mai segnalata ai servizi sociali e probabilmente non aveva nessun problema di salute; viveva sola, non aveva parenti e faceva una vita riservata.
Una solitudine particolare: quella degli anziani
La solitudine dell’anziano (spesso amplificata da un lutto o un evento importante come il pensionamento) impoverisce la qualità della vita e porta a forme d’invalidità che degenerano in non autosufficienza. La solitudine porta a condizioni di rischio più alte rispetto a chi vive ancora con il proprio compagno. Nel nostro lavoro di operatori sociali può accadere di ritrovare in casa l’anziano deceduto e a farne la triste scoperta sono gli assistenti domiciliari entrati con l’aiuto dei vigili del fuoco, allertati perché la persona assistita non rispondeva al telefono. In molti casi l’anziano apre la porta per far entrare l’assistente e la richiude a chiave quando questo va via perché nella giornata non verrà più nessuno a fargli visita. La solitudine porta alla depressione e alla chiusura rispetto agli altri e a ogni forma di relazione.
La differenza tra paesi e grandi città
Nelle grandi città sarebbero necessari controlli capillari degli anziani soli, anche attraverso figure importanti già presenti nel territorio (portieri, medici di base, farmacisti) che potrebbero funzionare da sentinelle in grado di mantenere contatti costanti con il servizio sociale di zona, che dovrebbe essere allertato nel caso si ravvisi la necessità.
Sensibilizzare la comunità significa prevenire il rischio di trovare l’anziano morto in casa. L’indifferenza verso il prossimo è sintomo di una società malata; viviamo in un tempo fluido, in un vortice di relazioni veloci e in continuo cambiamento, dove non c’è spazio per il racconto di un anziano, ma se trascuriamo i nostri vecchi, oscuriamo la memoria e senza memoria del passato non saremo in grado di migliorare il nostro futuro (tratto da “La memoria negata”, 2020).
Solidarietà e fede contro la solitudine degli anziani
Papa Francesco in udienza generale il 04 marzo 2015: “Grazie ai progressi della medicina la vita si è allungata: ma la società non si è allargata alla vita! Il numero degli anziani si è moltiplicato, ma le nostre società non si sono organizzate abbastanza per fare posto a loro, con giusto rispetto e concreta considerazione per le loro fragilità e la loro dignità “.
Madre Teresa di Calcutta scriveva: “La peggiore malattia oggi è il non sentirsi desiderati né amati, il sentirsi abbandonati. Vi sono molte persone nel mondo che muoiono di fame, ma un numero ancora maggiore muore per mancanza d’amore. Ognuno ha bisogno d’amore. Ognuno deve sapere di essere desiderato, di essere amato, e di essere importante per Dio. Vi è fame d’amore, vi è fame di Dio”.
Se ognuno di noi dedicasse un po’ del suo tempo alle persone bisognose di aiuto, nessuno soffrirebbe di solitudine. L’amore gratuito senza contropartita è il più grande dono che possiamo fare all’umanità. Insegniamo ai nostri figli il rispetto per gli anziani, il dono del tempo ai nonni e loro saranno più forti e più capaci di combattere per una società che metta al centro la dignità dell’essere umano.
Popolazione anziana aumentata e ancora in crescita
Negli ultimi 100 anni la popolazione anziana è raddoppiata, si vive più a lungo e l’età media di vita supera gli 80 anni. Le nascite sono calate sensibilmente e saranno sempre meno i figli che si prenderanno cura dei propri genitori.
Tra qualche anno la popolazione anziana raggiungerà un numero mai sperimentato nella storia. I nuovi anziani si presenteranno in massa a chiedere aiuti economici e sociali e questo nuovo quadro demografico ci obbliga a ripensare il sistema di welfare adottato fino a oggi.
Aumenteranno notevolmente le persone affette da demenza e da altre malattie invalidanti perché si allungherà ancor di più l’età media e i farmaci danno un’aspettativa di vita molto più alta rispetto al passato. Saranno pochi i caregiver familiari a disposizione per assistere h24 e a titolo gratuito il proprio caro. C’è bisogno di prendere sul serio questo tema da parte delle istituzioni per non farsi trovare impreparati. Dovrà cambiare il modello socio-assistenziale mettendo la persona al centro e attivando servizi flessibili e aperti ai cambiamenti della famiglia. Un cambio di paradigma al passo con i nuovi anziani che hanno avuto accesso all’istruzione, molti sono diplomati e laureati, sono informatizzati e sono capaci di decidere in autonomia il loro futuro.