Donne e Sharia: integrazione è accettare anche ciò che non comprendiamo
Nell’Islam il potere appartiene a Dio e la democrazia è fonte di disordine: e noi occidentali siamo abbastanza democratici da accettarlo?
Che belle che siamo in giro per le strade, al bar, sulla spiaggia, al lavoro, tutte colorate, con vestiti leggeri, corti, lunghi, con le spalline o senza, con i capelli rossi, verdi, gialli; sembriamo farfalle che si muovono ovunque e in ogni luogo coloriamo la giornata. Noi donne occidentali siamo veramente fortunate! Diversi sono i colori delle donne afgane, che desiderano fortemente un cambiamento ma come dicono loro “con discrezione”.
Le donne e la Sharia: “La strada che porta all’acqua”
Da un’inchiesta fatta per il dipartimento di stato americano dalla Gallup in 55 paesi musulmani alcuni anni fa, risulta che le donne non si sentono discriminate ma aspirano ad un miglioramento e ad un cambiamento della loro condizione, tenendo sempre alla base della loro vita la Sharia e vorrebbero un’interpretazione della stessa, più adeguata ai tempi moderni. La parola Sharia indica “la strada che porta all’acqua” e quindi alla fonte della vita. Si tratta di una serie di regole o precetti che un buon musulmano deve seguire per avere una ricompensa in un’altra vita.
Ogni atto che compie la persona deve seguire il principio della Sharia, quindi la preghiera, il digiuno, la condotta personale devono essere rispettati per tutta la vita “dalla culla alla tomba”. Il Corano è la più importante fonte di diritto e la Sharia indica il modo in cui i principi vanno rispettati. Il rispetto è sia religioso che giuridico e non c’è alcuna differenza perché l’uno discende dall’altro. Il Corano sarebbe stato rivelato nel mese di Ramadan al Profeta Muhammad nel 610 in quella che i musulmani chiamano la “Notte del destino”.
Il Corano è composto da 114 capitoli o “sure”, divise in versetti. La storia ci racconta che la più grande fonte d’ispirazione del profeta fu la moglie Khadigia, una ricca vedova molto più anziana di Muhammed che gli diede una sicurezza economica e molte figlie. Khadigia morì a 65 anni e fu, fino ad allora l’unica moglie del profeta. Khadigia fu la prima a convertirsi e fu a lei che il profeta confessò la prima visione sul monte Hira nel 611. La prima moglie rappresentò un grande sostegno psicologico e morale per Muhammad ed era a lei che confidava tutte le esperienze spirituali. Il profeta ebbe altre mogli e tra queste A’isha fu la più vivace.
Il potere appartiene a Dio e non al popolo: la democrazia come fonte di disordine
Era intelligente e molto gelosa della prima moglie Khadigia anche solo nei ricordi di Muhammed; A’isha era simpatica e sapeva come imporre il suo carattere e il marito ne era affascinato. Purtroppo però, nonostante il ruolo di grande rilievo delle donne nella storia dell’Islam, anche in epoche più recenti, non si è ancora giunti al riconoscimento dei diritti fondamentali. Parlare di democrazia è molto difficile perché come ci ricorda suo libro “Islam e democrazia” la studiosa marocchina Fatima Merlissi, “non abbiamo una parola araba per la democrazia; usiamo la parola greca dimuquatiyya”.
L’autrice ci ricorda inoltre che democrazia significa potere del popolo mentre per l’Islam il potere appartiene a Dio e il popolo non ha alcuna autonomia. La libertà intesa da noi occidentali è vista con valenza negativa dalla civiltà musulmana perché è sinonimo di disordine, mancanza di regole e d’ignoranza. Se ci chiediamo come vedono l’Occidente i musulmani dobbiamo far riferimento ad una ricerca effettuata tra il 2007 e il 2011 dalla Gallup dove sono stati intervistati migliaia di musulmani di circa 35 diversi paesi e i cui risultati sono stati pubblicati da J. Esposito e D. Mogahed.
Donne e Sharia. E noi occidentali, siamo davvero democratici?
La maggior parte delle persone intervistate ha dato un giudizio positivo sulle società democratiche e ai suoi principi di libertà e di auto determinazione ma nel contempo ritiene fondamentale la spiritualità e non adotterebbero in toto i principi della democrazia occidentale. Le donne intervistate hanno manifestato preoccupazione per il futuro dei loro figli e hanno dichiarato di essere favorevoli alla parità tra uomo e donna; auspicano un miglioramento della loro condizione sociale ed economica sempre seguendo l’insegnamento e i principi della Sharia. Le donne occidentali sono viste dalle donne musulmane con occhio critico rispetto alle libertà sessuali.
Concludo dicendo che appare chiaro che la preoccupazione di tutte le donne nel mondo è il benessere dei propri figli e oggi più che mai dobbiamo aiutare i nostri profughi ad integrarsi nel rispetto della loro religione, dei loro costumi perseverando nel principio di auto determinazione di ogni persona e soprattutto delle donne. Sarà dal modo in cui verranno accolte e integrate le donne afgane e i loro figli che ogni Nazione europea potrà dichiararsi veramente democratica e pacifista.
Catia Liburdi