Dopo 14 anni, Roma Tre avrà un nuovo Rettore
L’intervista ai candidati in lizza per la nomina a Rettore
LE DIMISSIONI E LA NOMINA AD ASSESSORE – Doppio appuntamento alle elezioni per Roma Tre.
Oggi, infatti, è la prima delle due giornate di votazione dedicate all’elezione del nuovo Rettore.
Tra poco meno di due settimane, sarà la volta delle elezioni per rinnovare le rappresentanze studentesche.
Ma quelle dell’(ormai) ex rettore di Roma Tre Guido Fabiani, sono state dimissioni improvvise e inaspettate.
Sì, perché Fabiani è stato nominato Assessore alle Attività Produttive e allo Sviluppo Economico per la nuova Giunta Zingaretti.
Già professore ordinario di Politica economica dal 1980, successivamente Preside nella Facoltà di Economia ‘Federico Caffè’ dello stesso Ateneo, Fabiani dal 1998 al marzo del 2013, quando è stato chiamato da Zingaretti al Consiglio Regionale, è stato ininterrottamente Rettore della Terza Università di Roma.
Ininterrottamente per 14 anni.
Strano? Sì, soprattutto se si pensa che da un po’ di anni a questa parte c’è chi reclama in piazza che perfino i parlamentari possano sedere in Parlamento per soli due mandati consecutivi, e poi “tutti a casa”.
Ma l’uomo è debole di fronte alle tentazioni e, mentre si pretende che chi-di-dovere, ai piani alti del potere, dia il buon esempio, ai piani intermedi c’è chi agisce non sentendosi controllato, perché sa che i riflettori sono tutti puntati sui parlamentari.
Ma la politica non è solo quella dei grandi palazzi del potere. La politica è ovunque, e chiunque ha doveri ben precisi.
E così, forse proprio per espletare i suoi doveri professionali, non siamo mica maliziosi, il Rettore Fabiani, nel luglio del 2007, ha provveduto a modificare lo Statuto, introducendo una nuova disposizione, e cioè la possibilità per il Rettore uscente di candidarsi per “ulteriori mandati”, contrariamente alla disposizione precedente che vietava di ripresentarsi dopo l’espletamento del secondo mandato, di quattro anni ciascuno.
Insomma, proprio in linea con le richieste di svecchiamento della classe dirigente.
Certo è che, caro Guido Fabiani, sarebbe stato carino da parte Sua quantomeno richiedere l’autorizzazione al Consiglio di Facoltà (ora Consiglio di Dipartimento, ndr).
Ma non per dovere di correttezza (la legge non impedisce al Rettore di ricoprire incarichi politici, mentre lo vieta espressamente per i componenti del Senato e del Consiglio di Amministrazione), ma proprio perché richiedere l’autorizzazione è un obbligo, un dovere al quale, a quanto pare, l’ex Rettore di Roma Tre non ha adempiuto.
Ma non dubitiamo che la pluriennale esperienza del Rettore Emerito sarà di giovamento al nuovo Consiglio Regionale.
Sperando che sappia fare un po’ meglio di Astre, la scuola di eccellenza dell’Ateneo di Roma Tre, il cui progetto è ancora in fase sperimentale.
Perché, seppur nobile nell’idea, Astre è riservata a soli 80 studenti, ai quali verranno erogate borse di studio, alloggi e mensa a prescindere da qualunque criterio reddituale, in barba ad ogni tipo di salvaguardia dei principi di equità sociale.
Senza considerare che il progetto formativo lascia perplessi un po’ tutti, studenti, docenti, e perfino i 4 candidati alla nomina di Rettore.
O sperando ancora che con i fondi regionali – come invece fa il nostro Ateneo – non finanzi la Fondazione Maruffi, ottima produttrice di olio nostrano, ma, chiaramente, nulla a che vedere con i testi accademici.
Fabiani se ne va.
Ma l’Ateneo conserverà vivo il suo ricordo. Soprattutto quello fisico, grazie alla presenza di sua figlia Anna, docente di Biologia, e di Giulio Napolitano, docente di Istituzioni di Diritto Pubblico presso il Dipartimento di Scienze Politiche, nonché attuale ghost writer di Enrico Letta e nipote del più famoso Giorgio, a sua volta cognato del (ex) Magnifico Rettore.
I CANDIDATI – A seguito delle dimissioni di Guido Fabiani, attualmente, e sino a nuova nomina, la carica di Rettore dell’Università degli Studi di Roma 3 è assegnata all’ex Pro-Rettore Mario Morganti, professore di Ingegneria.
Se non si dovesse raggiungere la maggioranza assoluta dei voti al primo turno, quello che ha inizio oggi, il secondo turno si terrà il 20 e 21 maggio prossimo.
Per poi procedere eventualmente al ballottaggio tra i due candidati più votati, in caso di manca elezione anche al secondo turno, il 27 e 28 maggio.
I candidati in lizza per la nomina a Rettore sono 4.
Sulla carta, il favorito sembrerebbe il prof. Mario Panizza, Direttore del dipartimento di Architettura. A competere insieme a lui anche il prof. Settimio Mobilio, fisico, Direttore del dipartimento di Scienze, a Roma Tre dal 1994; il prof. Pietro Grilli di Cortona, ex Direttore del Dipartimento di Scienze politiche, membro anche della Commissione Riforme della Presidenza del Consiglio nel 1994; infine, la prof.ssa Giulia Caneva, unica donna tra i candidati, professoressa ordinaria di Biologia ambientale e Direttore del Centro di ateneo per lo studio di Roma.
I loro programmi parlano di trasparenza, comunicazione, qualità della struttura e della didattica, crescita e sviluppo, migliore gestione delle risorse, collegialità, democrazia, etica.
Tutto all’insegna di una buona università che, a maggior ragione in questo momento storico segnato da una profonda crisi non solo economica, ma anche etica e morale, deve poter rappresentare un’opportunità per gli studenti e una risorsa per la società.
Ma non solo: Roma Tre deve poter essere un modello, un Ateneo moderno, nuovo, all’avanguardia. Non dimentichiamo che Roma ricopre un ruolo fondamentale, e non solo per l’Italia. E anche l’Università ha il dovere di rispondere alle richieste del mercato, di formare al meglio i loro studenti, e di rispondere alle esigenze di quanti decidono di raggiungere Roma per nuove esperienze accademiche e culturali.
L’INTERVISTA AI CANDIDATI – Per questioni di tempo e di impegni in cui i 4 candidati sono stati coinvolti, siamo riusciti a rivolgere delle domande solo a 3 di loro: la prof.ssa Caneva, il prof. Grilli e il prof. Panizza.
INTERVISTA A GIULIA CANEVA
1) È stato portato a termine il primo progetto dei lavori presso la Vasca Navale, e la seconda fase dei lavori è già stata approvata. Che tipo di impegno Lei intenderebbe dedicare alla realizzazione del progetto?
Io penso che tutti gli impegni presi dall’Ateneo, e quindi anche quelli sull’edilizia, vadano mantenuti. E quindi, proprio sull’edilizia c’erano delle iniziative già assunte e deliberate, e quindi le porterei avanti.
2) Per quanto riguarda le fondazioni di diritto privato, lei in che modo la metterebbe in collegamento con l’università pubblica?
Al momento non vedo la necessità di fare fondazioni all’interno dell’Ateneo. Però credo che l’Ateneo sia in grado di gestire i finanziamenti esterni, che vorrei arrivassero all’Ateneo, tramite i Dipartimenti o i Centri di Spesa. Per esempio, fino ad ora, sono state attivate conto terzi che hanno beneficiato il pubblico senza nessun problema.
3) Che futuro avrà Astre, la scuola di alta formazione, qualora Lei venisse eletta?
Su Astre nutro molte perplessità, da due punti di vista. Innanzitutto, il progetto formativo non mi sembra chiaro, né mirato alla creazione di un vantaggio per gli studenti. In secondo luogo, credo sia meglio prima procedere a potenziare aspetti non sufficientemente adeguati della struttura pubblica e poi, eventualmente, procedere alla creazione di scuole di alta formazione.
Io non sono molto favorevole alla scuola di alta formazione, ma è anche vero che il Ministero eroga dei fondi ad hoc, che poi non sono riversabili da un capitolo all’altro. Quindi il problema è a monte, perché in questo modo il Ministero destina dei soldi alla realizzazione di un’iniziativa, pensando che sia virtuosa, e in questo modo sottrae quei fondi ad altri progetti. Per cui l’Ateneo, ad essere benevoli, se ha la possibilità di reclutare fondi complementari, tenta di prenderli. Però il patto è che il progetto formativo sia ben pensato e ben strutturato, così da garantire effettivamente delle chance a chi vi prende parte.
4) Cosa intende Lei per Internazionalizzazione, uno dei canoni di valutazione dei nostri Atenei in base al quale vengono erogati dei fondi? Come migliorerebbe Lei questo aspetto?
Io ho ben chiaro come strutturerei questo capitolo per la ricerca. È importante che noi entriamo nella logica di bandi internazionali e che creiamo connessioni con gli enti di ricerca di altre Università europee, così da poter essere competitivi a livello internazionale. Questo in primis con l’Europa, ma non in modo esclusivo. Anzi, io amplierei questi rapporti anche al Sud del Mediterraneo, sia con l’America Latina, con cui si hanno rapporti già consolidati.
Per la didattica invece, credo sarebbe giusto pensare anche a corsi in altre lingue. Però è chiaro che bisogna fare molta attenzione al modo in cui poi si gestiscono. E questo, o si fa in maniera sistematica creando delle forme di supporto per i docenti che li attuano, oppure, in maniera disorganica, come avviene ora, servono a poco. È necessario creare delle forme di supporto adeguate per chi viene dall’estero, professori e alunni, che, nel panorama attuale, rischia invece di trovarsi sperso.
Inoltre, l’innesco di queste iniziative con canali in lingua va pensato bene lì dove è possibile dall’interno grazie alle risorse interne, altrimenti, c’è il rischio dell’inefficacia. Bisogna potenziare i rapporti col CLA, e questo sarà anche più facile nel futuro, ora che il corpo docente che si sta formando ha meno reclusioni rispetto a certe voci.
Ma, uno dei punti fondamentali nel mio programma, è che Roma Tre, che è un Ateneo virtuoso, possa essere un esempio per i Paesi meno virtuosi, magari quelli dell’Est Europa, che guardano all’Italia come a un faro della cultura. Quindi internazionalizzazione non solo in senso attivo, ma anche, diciamo, in senso passivo.
INTERVISTA A PIETRO GRILLI DI CORTONA
1) È stato portato a termine il primo progetto dei lavori presso la Vasca Navale, e la seconda fase dei lavori è già stata approvata. Che tipo di impegno Lei intenderebbe dedicare alla realizzazione del progetto?
Noi ereditiamo un Ateneo che, sotto molti aspetti, ha già approvato progetti che devono solo essere messi in atto. Quindi io manterrò l’impegno a proseguire sulla scia di quanto già inaugurato, rivedendo, qualora se ne ravvisi la necessità, dei punti cardine dei progetti in fase di approvazione.
2) Per quanto riguarda le fondazioni di diritto privato, lei in che modo la metterebbe in collegamento con l’università pubblica?
Non bisogna essere contro le fondazioni di diritto privato a prescindere. Però bisogna assolutamente essere chiari e trasparenti quando si affrontano temi del genere. Insomma, detto in simpatia, la fondazione di diritto privato non può essere certo lasciata al Senato di agosto, quando non c’è nessuno, ed è più facile raggiungere delibere positive. E comunque, la fondazione di diritto privato, non può essere un escamotage per mettere qualcuno che si conosce lì a presiedere.
3) Che futuro avrà Astre, la scuola di alta formazione, qualora Lei venisse eletto?
Io insegno anche in una scuola di eccellenza di Torino, ma non approvo il progetto di queste scuole superiori, che va assolutamente rivisto. Tra l’altro proprio in questi giorni è stato approvato un decreto ministeriale da cui risulterebbe che la nostra scuola superiore non è accreditabile. Allora, fermo restando che bisogna completare i cicli che sono stati iniziati, anche perché ci sono docenti che sono stati coinvolti, io chiederei agli organi collegiali se non sia il caso di rinegoziare col Ministero per la ricollocazione dei soldi rimasti e non spesi di Astre per esempio su altri tipi di progetti di alta formazione. Interrompere questa esperienza, che secondo me non funziona, non ha funzionato e non funzionerà per iniziare a pensare, per esempio, come avviene alla Sapienza dei corsi di eccellenza.
4) Cosa intende Lei per Internazionalizzazione, uno dei canoni di valutazione dei nostri Atenei in base al quale vengono erogati dei fondi? Come migliorerebbe Lei questo aspetto?
Internazionalizzazione è una parola che abbraccia tutta una serie di campi su cui bisogna operare. Internazionalizzazione, tra tutte le voci che la parola racchiude, vuol dire anche interscambio tra docenti, tra studenti, vuol dire titoli congiunti, vuol dire lauree magistrali conseguite anche insieme ad altre Università straniere, vuol dire ancora inviare nostri dottorandi all’estero e ospitarne altrettanti stranieri, vuol dire reti internazionali di ricerca e progetti internazionali.
Posto che questi sono tra gli obiettivi principali dell’internazionalizzazione, bisogna innanzitutto investirci, e quindi fronteggiare anche il problema delle risorse. Poi, bisogna alleggerire certe procedure burocratiche: per esempio, quando uno straniero viene da noi, bisogna spiegargli che deve andare all’Agenzia delle Entrate a farsi il codice fiscale, e vai a spiegare a un professore di Oxford o di Parigi che lui, o chi per lui, deve perdere più di mezza giornata per una questione burocratica. Quindi snellire la normativa, renderla più agevole, è necessario. Tra l’altro questa normativa prevede anche la tassazione del rimborso spese. Insomma, è inutile parlare di internazionalizzazione se poi c’è tutta una serie di ostacoli.
INTERVISTA A MARIO PANIZZA
1) È stato portato a termine il primo progetto dei lavori presso la Vasca Navale, e la seconda fase dei lavori è già stata approvata. Che tipo di impegno Lei intenderebbe dedicare alla realizzazione del progetto?
Il completamento dell’edificio Vasca Navale rappresenta per Roma Tre un passaggio alquanto significativo. Permette infatti di risolvere le esigenze didattiche e di ricerca del Polo scientifico-tecnologico, ma soprattutto avvia alla fase conclusiva il riassetto urbano dell’intero comparto delimitato da Viale Marconi e dall’ansa di Lungotevere Dante.
Con l’imminente realizzazione delle Residenze universitarie di Vicolo Savini l’intera area assumerà un assetto quasi definitivo e pronto ad accogliere la stazione della Metropolitana linea D e il nostro ultimo edificio, programmato, ma non ancora avviato a realizzazione, dei laboratori tecnologici. L’area di Valco San Paolo arriverà pertanto, nell’arco di 2-3 anni, a ospitare il maggior numero di attività accademiche e di vita associativa degli studenti, con iniziative destinate a collegare la didattica e la ricerca al mondo del lavoro. La Vasca Navale può diventare la sede topograficamente ideale per promuovere una serie di temi sull’orientamento e il job placement, che hanno acquisito un rilievo crescente nelle politiche di sviluppo dell’Università, anche in relazione al nuovo ruolo di intermediazione che gli Atenei hanno assunto nella promozione delle politiche attive per il lavoro.
2) Per quanto riguarda le fondazioni di diritto privato, in che modo Lei metterebbe in collegamento la struttura pubblica con quella privata?
Non ritengo che il tema della Fondazione sia al momento prioritario. Comunque, il primo passo sarebbe quello di avviare una discussione sullo “scopo” della Fondazione.
Poi, ovviamente, andrebbe discussa la “governance” della Fondazione, ossia quali sarebbero e come verrebbero composti i suoi organi.
Inoltre il patrimonio della Fondazione non dovrebbe essere necessariamente pubblico, ma potrebbe venire anche da privati o altri soggetti, i quali, dunque, ne condividerebbero lo scopo. Ciò sarebbe positivo in quanto incrementerebbe le potenzialità della Fondazione rispetto allo scopo determinato dall’Ente pubblico.
3) Che futuro avrà Astre, la scuola di alta formazione, qualora Lei fosse eletto?
Astre, come tutte le strutture di Roma Tre, andrebbe sottoposta alle valutazioni di un bilancio sociale, misurando in termini molto ampi costi e benefici. Attualmente la scuola, dopo aver avuto un periodo di formazione annuale, è strutturata attraverso un percorso biennale, già coperto da fondi ministeriali ad hoc per cinque cicli. Sebbene il finanziamento non sia trasferibile ad altro capitolo, la valutazione dovrebbe prendere in esame sia gli esiti formativi degli allievi, che i costi indotti, gravanti sull’Ateneo, dalla gestione dell’intero esercizio.
4) Cosa intende Lei per Internazionalizzazione, uno dei canoni di valutazione dei nostri Atenei in base al quale vengono erogati dei fondi? Come migliorerebbe Lei questo aspetto?
Elemento strategico del governo di Roma Tre dovrà essere l’apertura dell’Ateneo al mondo, per porlo stabilmente entro quell’orizzonte in cui operano le Università più accreditate. Deve essere tuttavia chiaro che l’internazionalizzazione (della ricerca e della docenza), più che un obiettivo in sé, è ormai un requisito ineludibile dell’attività universitaria, per cui vanno rafforzate le esperienze e le buone pratiche che già si muovono in questa direzione, arricchendo il ventaglio degli strumenti utilizzati. Su questo fronte molto si è provato a fare e qualcosa si è fatto, ma ancora si avverte un certo sfilacciamento delle iniziative, una loro tendenza all'estemporaneità, l’assenza di un momento forte di coordinamento e di sintesi, un supporto ancora insufficiente a livello di Ateneo e dei singoli Dipartimenti, con la conseguente dispersione di molte delle potenzialità esistenti.
Sotto il profilo della ricerca, ad esempio, la recente esperienza dei “Progetti d’internazionalizzazione” va ampliata e ripensata nel segno di una maggiore selettività, abbandonando l’approccio di una distribuzione di risorse troppo diffusa e solo in modo illusorio capace di rispondere alle esigenze di crescita delle conoscenze, accettando invece l’idea di avere meno progetti finanziati ma con stanziamenti più generosi e più in linea con le richieste dei ricercatori.
L’internazionalizzazione della ricerca “in uscita”, potrebbe essere razionalizzata con l’istituzione di un fondo di Ateneo per l’anno sabbatico che assegni un numero limitato di posizioni, eventualmente anche associate all’erogazione di un finanziamento, attraverso procedure basate sulla produttività scientifica. Importante è anche l’internazionalizzazione della ricerca “in entrata”, per la quale bisogna rafforzare la nostra capacità di attrazione di docenti-ricercatori stranieri, anteponendo la qualità alla quantità.
Sotto il profilo della docenza, devono essere individuate e valorizzate le risorse in grado di rendere i corsi di studio offerti ai diversi livelli effettivamente attraenti rispetto alla domanda di formazione proveniente, anzitutto, dai Paesi dell’area europea e mediterranea, costituendo tale domanda un sicuro elemento di ulteriore sviluppo dell’intero Ateneo. Né va trascurato che solo un’effettiva offerta di formazione accessibile agli studenti stranieri consentirà all’Ateneo di offrire ai nostri studenti possibilità di formazione all’estero nell’ambito dei programmi di scambio reciproci.
Si impone, in definitiva, un’inversione di tendenza delle politiche dell’Ateneo:
(a) realizzando un effettivo coordinamento del complesso delle attività di ricerca con valenza internazionale verso due principali obiettivi: inserimento pieno di Roma Tre nelle più qualificate reti internazionali di ricerca; aumento significativo della capacità dell’Ateneo di intercettare i finanziamenti dell’UE e di altri enti/agenzie sovranazionali, puntando al loro raddoppio entro il 2016;
(b) supportando in maniera significativa le attività di docenza in grado di costituire un ulteriore elemento di valorizzazione e prestigio della formazione offerta dal nostro Ateneo.