Dopo il referendum le strategie dell’amministrazione capitolina
Certo, dopo il referendum, rimane il rammarico di una cittadinanza romana che sembra sempre un po’ cialtrona…
Certo, dopo il referendum, rimane il rammarico di una cittadinanza romana che sembra sempre un po' cialtrona, capace di parlare al bar, di lamentarsi sull'autobus, ma assolutamente poco incline ad approfittare delle opportunità di fare qualcosa per cambiare, a costo di un piccolo sacrificio, di dedicare pochi minuti per andare a votare, ma anche di una Amministrazione Capitolina che ha perso l'occasione di scuotere i Romani dalla loro apatia, di cercare di riaprire in Città un dibattito su Roma come è e su come i Romani la vorrebbero. Prendiamo spunto dal referendum sul trasporto pubblico per fare due riflessioni, la prima sulla reale importanza del trasporto pubblico, ovvero se è strategico per la Città o se è un servizio come altri, uno dei tanti. Se il trasporto pubblico lo consideriamo strategico allora deve saldamente rimanere in mano alla gestione pubblica, l'unica che libera dalle esigenze commerciali, può garantire un servizio su tutto il territorio, servizio che deve essere assicurato anche per quelle tratte che potrebbero non essere remunerative ma essenziali per la popolazione, per avvicinare le periferie al centro evitando di ridurle a ghetti, per esempio. Quello che non capiamo è perché "La gestione pubblica" in Italia non funzioni.
Mi sfugge perché una "cosa" amministrata dal pubblico debba essere amministrata male. Il pubblico ha il vantaggio di poter utilizzare gli utili per migliorare il servizio, senza il bisogno di distribuire soldi agli investitori ma potendo impiegare tutti i ricavi nel servizio stesso. Il che non significa gestire male, ma avere maggior spazio di manovra. Il fatto è che in Italia, "Pubblico non è di tutti, ma di nessuno" e quindi saccheggiabile impunemente dall'utente ma anche dall'amministrazione e infine dalla politica. Rinunciare al Pubblico nelle Cose Strategiche significa ammettere la propria incapacità di amministrare. In realtà l'amministrazione romana ha già alzato bandiera bianca con la rinuncia alle Olimpiadi motivata dalla dichiarata paura di non essere in grado di evitare inciuci e ruberie. Proprio però partendo da questa consapevolezza l'attuale amministrazione dovrebbe farsi paladina di una rinnovata Primavera Romana ed elaborare nuovi progetti condivisi con la popolazione, che sicuramente risponderebbe diversamente da come ha risposto nella consultazione referendaria e forte anche della nuovamente acclarata verginità di Virginia e della fortunata congiunzione astrale governo-amministrazione, pretendere quelle risorse di cui Roma è privata da troppo tempo.
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