Dossieraggio, se c’è chi cerca di difendere l’indifendibile…
L’inchiesta di Perugia dovrà fare chiarezza sugli accessi abusivi ai dati di politici e Vip: il “quarto potere” per lo più minimizza o invoca il diritto di cronaca, che però è insostenibile in presenza di illeciti
Dossieraggio o non dossieraggio, questo è il problema. O meglio, questo sembra essere il problema, relativamente all’indagine umbra sui dati sensibili di politici e Vip diffusi (a quanto pare) illegalmente, per buona parte della stampa. Che da giorni discetta sull’appropriatezza semantica del termine, in un apparente tentativo di difendere l’indifendibile: e non è nemmeno l’unico.
Il dossieraggio ai danni di politici e Vip
L’inchiesta di Perugia, come ricostruisce Il Riformista, prende il via dalla denuncia del Ministro della Difesa Guido Crosetto. Il quale, nell’ottobre 2022 – quindi a Governo Meloni appena insediato -, si trovò i propri rapporti lavorativi, con tanto di emolumenti, pubblicati sul Domani. Che infatti ha tre cronisti accusati di accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione di segreto, in concorso col finanziere Pasquale Striano, autore materiale dei blitz virtuali.
Quest’ultimo, come riassume TGCom24, ha “attenzionato” operazioni bancarie, dichiarazioni dei redditi, numeri di telefono di circa 300 personalità pubbliche dal 2018 al 2022. Documenti estratti dai database della Direzione Nazionale Antimafia, presso cui all’epoca era in servizio la Fiamma gialla, poi trasferita ad altro ufficio dall’attuale Procuratore Giovanni Melillo. In particolare, l’ufficiale di polizia giudiziaria era comandante del gruppo SOS (Segnalazioni di Operazioni Sospette), la cui struttura era guidata dal magistrato Antonio Laudati, anch’egli imputato.
I file riguardavano soprattutto esponenti del centrodestra, ma anche il leader italovivo Matteo Renzi e Olivia Paladino, compagna dell’ex bi-Premier Giuseppe Conte. Il che è vagamente ironico, considerando che allora era a capo della DNA Federico Cafiero De Raho, oggi deputato pentastellato e finito non a caso nella bufera.
Nell’elenco figurano anche i numeri uno di Confindustria, Carlo Bonomi, e della Figc, Gabriele Gravina, nonché l’ormai ex Presidente della Juventus Andrea Agnelli. E perfino il calciatore Cristiano Ronaldo, alcuni politici e diplomatici stranieri e nomi legati al Vaticano.
C’è chi cerca di difendere l’indifendibile
La “gola profonda”, come sottolinea il Corsera, non ha ricevuto pagamenti per le sue incursioni. Fatto che rende particolarmente significativo l’impegno degli inquirenti per scoprirne finalità ed eventuali mandanti, di cui comunque, aggiunge l’ANSA, al momento non c’è traccia.
Nel frattempo, il cosiddetto “quarto potere” si ostina a guardare il dito anziché la luna, per esempio concentrandosi sull’accuratezza della definizione di dossieraggio. Vocabolo inteso come «raccolta di informazioni riservate fatta su commissione e a fini ricattatori», en passant utilizzato dalla stessa Procura presieduta da Raffaele Cantone. Che secondo La Stampa avrebbe smontato il (proprio) teorema, avendo escluso «costruzione di notizie false e passaggi di denaro». Il Giornale, invece, ha citato il diritto di cronaca, che però non può sussistere in presenza di illeciti.
In ogni caso sono tutte questioni di lana caprina, perché il punto fondamentale è proprio l’attività non autorizzata, anche se volta all’accumulo di notizie vere. In merito, giova ricordare che entrambi i Procuratori dell’Antimafia e di Perugia hanno chiesto di essere ascoltati «con l’urgenza del caso» da Commissione Antimafia, CSM e Copasir. Qualcosa dovrà pur significare.