E alla fine arriva il generale Vannacci come Folgore dal cielo
Roberto Vannacci, paracadutatosi con naturale sprezzo del pericolo nelle paludi del dibattito politico, segna il ritorno del mito dell’hombre vertical
Sembrava tutto parte di un disegno volto alla (ri)nascita, o meglio, alla consacrazione di un grande movimento di massa della “normalità e del buon senso” guidato dai “socialisti” della Destra, “tradita” dalla Destra di governo e vittima a sorpresa della miscellanea neo berlusconiana, filo draghiana e cripto montiana a cui il parentale entourage meloniano, soprattutto nei fatti, sembra trarre compiaciuta ispirazione nell’azione del proprio esecutivo. Un tradimento gravissimo perché consumatosi ad opera di quei leader, piccoli o grandi, che senza la tenacia indefessa di un certo zoccolo duro, sarebbero già morti e sepolti nella necropoli della politica dimenticata.
Da Alemanno a De Angelis… e alla fine arriva “Polly”!
Prima il Forum dell’Indipendenza Italiana di Gianni Alemanno con il Manifesto di Orvieto “23, poi la nuova linea editoriale de “La Verità” non certo benevola nel commentare le controverse e discutibili (viste da “Destra”) attività governative. Infine, il post “bomba” di De Angelis sulla strage di Bologna.
Tutto lasciava ricondurre ad un’abile regia che coordinasse i primi passi di questo “nuovo” movimento.
A quel punto, sarebbero bastate alcune redivive prese di posizione da parte di Isabella Rauti e/o di Fabio Rampelli, con l’aggiunta di qualche ciliegina sulla torta, come ad esempio avrebbe potuto essere una qualche dichiarazione ad hoc della Mussolini (intendiamo Rachele, quella equilibrata e composta, che con un mare di preferenze ricopre soltanto un inutile incarico di Consigliere Comunale a Roma), ed i giochi sarebbero fatti.
Ma, il dietro front fin troppo repentino del Responsabile della Comunicazione della impalpabile Regione Lazio (aggravato oggi dalle tribolate dimissioni), ha certificato l’inesistenza di una supposta regia, riportando a semplice intendimento, supportato dalla sola manifestazione di libero pensiero, quello che vede protagonisti il battagliero Gianni Alemanno ed un numero non facilmente calcolabile di intellettuali, politici di vecchio e nuovo corso, gruppi più o meno organizzati riconducibili alla Destra Sociale, giornalisti e opinion leaders lontani dai riflettori del mainstream mediatico.
Tutti accomunati dall’essere vittime di un tradimento ideologico prima ancora che politico ad opera degli ex compagni di camerata, consegnatisi “mani e piedi” ad un non meglio specificato e quanto mai nebuloso “credo conservatore”.
E proprio come nella divertente pellicola aventi per protagonisti Ben Stiller e Jennifer Aniston ( “E alla fine arriva Polly”) anche per i figlioli mai prodighi di Almirante e Rauti, gli effetti forse irreparabili del “tradimento meloniano” potrebbero aver trovato rimedio, in modo inatteso, nell’arrivo fragoroso di “Polly”(che per l’occasione veste i panni decorati di un Parà della Folgore), aprendo così la strada ad una nuova esistenza pur sempre nella “purezza degli originari valori”.
Il mondo al contrario dell’hombre vertical
Roberto Vannacci, paracadutatosi con naturale sprezzo del pericolo nelle paludi del dibattito politico, segna il ritorno del mito dell’hombre vertical. Una qualità considerata tale ormai solo in ambito sportivo e riscontrata prevalentemente nei campioni del passato ( ed infatti De Angelis non è Gigi Riva).
Sempre Vannacci, con Il Mondo al Contrario, rappresenta la fine dell’artificiosa mediazione perpetrata sul pensiero reale, dolosamente edulcorato e spesso falsificato dalla classe politica e massmediatica. Una classe politica schiavizzante e schiavizzata dal martellante dominio culturale ( e sub culturale) della Sinistra parruccona e tremendamente borghese, avvezza a nascondere lo sporco sotto il tappeto, genìa dei “moralmente superiori” e sempre “avviluppata nel vortice del politicamente corretto” (cit. Concita De Gregorio).
Chi è Vannacci?
Il “rivoluzionario” Generale, immoralmente declassificato, dalla critica a lui nemica, a poco più di un frequentatore di bar di periferia, vanta per la verità una carriera militare di tutto rispetto al servizio obbediente delle Istituzioni (indipendentemente dalla parte politica che ne avesse il controllo), avendo ricoperto fra l’altro il ruolo di Comandante del 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” della mitica Brigata FOLGORE. Tali forze speciali dell’esercito, traggono la loro origine dagli “Arditi”, che nella prima guerra mondiale compirono veri e propri atti di eroismo universalmente riconosciuti e che, nella seconda guerra mondiale parteciparono anche alla Guerra di Liberazione.
Roberto Vannacci, primo Comandante della Task Force 45 in Afganistan, poi Comandante in altre operazioni militari “speciali” ( per dirla alla Putin) in Somalia, in Ruanda, in Libia, in Iraq, è insomma il classico uomo tutto d’un pezzo, che ha servito lo Stato fino in fondo, senza indugio e tentennamenti da doppia morale di stampo sinistroide.
Con il suo autoprodotto multi-pamphlet è riuscito a far emergere in un sol colpo, il sottile filo che lega pensiero e realtà. Lo fa con il rigore tipico della sua nobile “schiatta” e con la concretezza solita di chi è abituato ad agire per obiettivi.
Grazie alla semplicità di linguaggio (ma il suo autore ci sta dimostrando ogni giorno di disporre di mezzi ben più sofisticati quanto al frasario da utilizzare), perfettamente in linea con il vocabolario comune, determinato dal 6 politico prima e dal sintetismo meschino imposto dai Social poi, Il Mondo al Contrario può finalmente consentire ad una grande porzione di pubblico di rispecchiarsi nitidamente in se stesso, senza vergogna indotta e senza alterazioni pseudo-buoniste.
Geniali ovvietà del libro
Il libro, unitamente alle “attenzioni” che ha saputo generare, rappresenta esso stesso il punto estremo di quel “mondo al contrario” nel quale il sostenere le cose più normali e ovvie, diventa un fatto eccezionale ed allarmante per coloro che sono comodamente abituati alla soppressione del “diverso” pensiero.
Le geniali “ovvietà”, in quanto espresse da un militare di alto rango pluridecorato e plurilaureato, se da un lato vengono subito considerate forzatamente blasfeme dall’ipocrisia interessata delle classi dominanti, dall’altro ci ridanno il senso della perduta umanità. Concetti semplici, universaliebanalmente veri, in quanto pensati dalla stragrande maggioranza della “gente”, si scontrano con quelli di alcune minoranze ben armate, invadenti e prevaricatrici capaci di distogliere incessantemente il comune genere umano dal naturale cammino della vita.
Per carità, le diversità fanno parte della normalità, ma non per questo devono avere la pretesa di egemonizzare il cosiddetto “mondo comune”. Rispetto non vuol dire sottomissione né obbligatoria condivisione, né è ammissibile in una democrazia compiuta la dittatura delle minoranze. Rispettare e comprendere le diverse nature o inclinazioni della specie umana non necessariamente vuol dire farle assurgere a nuovo ordine regolatore delle società civili. A meno che, da ovvia e connaturata minoranza, non siano diventate una trasparente maggioranza.
Sia ben inteso, anche se i “normali” del generale Vannacci diventassero, per qualche strano “scherzo” del destino o della natura, una minoranza, avrebbero comunque il diritto, proprio come le attuali minoranze, di difenderne i valori ritenuti portanti, senza però la pretesa di un atteggiamento egemone.
La condanna frettolosa del ministro Crosetto
La condanna sommaria del Ministro Crosetto, nuovo ed inaspettato emblema dei “sinistri” ancora nel buen retiro delle spiagge di Capalbio, e dei neo qualunquisti pentastellati in debito di ossigeno dopo la sbornia propagandista sul reddito di cittadinanza, nasconde forse un sordido tentativo di salvaguardare interessi trasversali a noi sconosciuti?
Certo, è insolito, ma non inaccettabile, che i militari manifestino così chiaramente le proprie idee. Ma ancor più insolito e sicuramente inaccettabile è che il Ministro Crosetto (quello diverso da chi?), intervenga proprio “come ministro e non come politico” ( ma ha avuto quell’incarico perché è un tecnico o perché è un politico fondatore di FDI?), chiedendo l’immediato demansionamento del Generale. E’ infatti noto, che eventuali misure disciplinari e punitive devono avvenire seguendo chiare gerarchie militari e dopo un procedimento volto ad accertare fatti e responsabilità.
Del resto, non si è sempre affermato da destra e da sinistra (e così è sempre accaduto) che in una democrazia liberale i magistrati, il cui compito è quello di far rispettare le leggi, possono criticare anche ferocemente leggi e proposte di legge?
Che i politici, il cui compito è quello di creare leggi che impattano sulla vita di ognuno, possono e devono giudicare sentenze passate in giudicato, mettendone in evidenza incongruenze e ritenendole, in alcuni casi apertamente, frutto di persecuzioni giudiziarie?
E pure che professori universitari, il cui compito è quello di formare le future classi dirigenti, insultino gratuitamente e in maniera violenta la classe politica solo per visioni politiche diverse? ……L’elenco è lungo
Lo stigma sul generale Vannacci
Eppure, lo stigma che è stato apposto su Vannacci, non solo da sinistra ma anche da una parte “confusionata” della Destra di Governo, poggia su un’interpretazione bakuniana riguardo alla proprietà intellettuale della libertà di espressione.
Effettivamente, di “primo acchitto”, il fenomeno Vannacci, sembra decretare la realizzazione del sogno del padre dell’anarchia ( Bakunin per l’appunto): l’individuo che si pone al di sopra dello Stato e delle Istituzioni e prende in mano le redini del proprio destino, disposto a lottare fino alla fine per riprendersi ciò che gli appartiene.
In realtà, il pluridecorato generale della Folgore, ci ricorda e ci dimostra che soltanto l’individuo che è disposto a pagare per le proprie idee con fermezza ed onestà intellettuale, sarà pronto (e Vannacci lo è sempre stato) a rappresentare le Istituzioni, e a difenderne i suoi fruitori ( i cittadini stessi ).
Il ritorno alla parola della “Maggioranza silenziosa”
Ma soprattutto, il Mondo al Contrario con il suo carattere “apartitico” (nel senso che nessun partito fra quelli attualmente esistenti ha saputo o voluto sostenere fino in fondo le tesi, quasi universali, del Generale Vannacci) segna il ritorno alla parola della “maggioranza silenziosa” che potrebbe non essere più disposta a privarsi di una giusta rappresentanza, dopo la delusione per una “rivoluzione” mancata dal post “Mani pulite” berlusconiano, passando per l’uomo solo al comando di salviniana memoria, fino alla scatoletta di tonno ancora chiusa in mano ai basici pentastellati ed al recente trasformismo della Destra meloniana.
E (dunque) alla fine arriva Vannacci, “come folgore dal cielo”
Ma sarebbe un errore volerlo indicare forzatamente come il salvatore della politica italiana.
L’uomo Vannacci e la sua divisa contro la “logica dei roghi”
Il contributo indiscusso offerto dal parà di La Spezia, non è di tipo ideologico o dottrinale, e forse nemmeno culturale, per quanto il libro sia dotato di una gradevole scorrevolezza alla portata di tutti.
Piuttosto è un contributo alla libertà di pensiero contro “la logica dei roghi” (ricordando il libro di Nathan Wachtel).
E’ quasi un ordine volto al risveglio delle menti di una parte rilevante della società, “normalizzata dall’anormale” ed in alcuni casi “lobotomizzata” dallo strapotere del pensiero dominante ma non maggioritario.
La veridicità così fragorosa degli assunti dell’uomo Vannacci, elementari quanto universalmente riconosciuti, raggiunge dei livelli impensabili fino ad oggi, proprio perché espressi senza “rinunciare” ad una divisa prestigiosa ed ancora operativamente indossata (almeno fino alla destituzione “auspicata” dal Ministro Crosetto), guarnita da file di mostrine, medaglie e stellette guadagnate sui campi di battaglia.
Il peso delle sue affermazioni, diventa sempre più schiacciante, man mano che il lettore si erudisce in merito a chi le ha scritte. Forse è proprio per questo che Crosetto, nel vano tentativo di neutralizzare le linee di pensiero divenute scomode anche per la nuova nomenklatura, è subito intervenuto bollando come farneticazioni le verità comuni enunciate da Vannacci e annunciando gravi provvedimenti disciplinari nei confronti di colui che con le guerre ha saputo guadagnare onore e gloria e non certo denaro e potere politico.
La questione spinosa delle contaminazioni da uranio impoverito
A meno che, nel voler giudicare farneticanti le ovvie verità messe nero su bianco ne “Il Mondo al Contrario”, non si voglia soprattutto screditare in modo netto la persona Vannacci, reo di essere stato l’unico ufficiale in comando ad aver accusato i propri superiori di aver nascosto le drammatiche conseguenze dovute alle contaminazioni da uranio impoverito a danno dei ns soldati nelle “missioni” in Serbia e in Iraq. Questione questa che di ovvio e banale ha veramente poco…..e che meriterà tutta la nostra specifica attenzione.
PS. Come consuetudine, anche il presente articolo è stato scritto non sull’onda emozionale della prima ora, ma soltanto dopo aver analizzato e verificato tutto il mare di reazioni che mediaticamente si slega all’indomani del fatto dotato di interesse giornalistico. Ebbene, per la fattispecie in questione, a seguito delle variegate rappresentazioni divulgate a mezzo stampa, tv e social, dobbiamo delle scuse al Generale Vannacci per aver conformisticamente anche noi denominato come ovvietà, per quanto veritiere, le argomentazioni espresse nel suo best seller.
Infatti, il pensiero Vannacci, rispetto a quello dei suoi appariscenti ed invasivi detrattori sia per contenuti che per qualità espressiva, è risultato nei fatti e nei confronti “face to face”, talmente superiore da creare una disparità troppo evidente quanto alle effettive forze (intellettive) sul campo. Tanto da creare non poche difficoltà se volessimo rispondere alla domanda: ”ma, ci sono o ci fanno?”
Vannacci spaventa
Il parà della Folgore, sceso sul campo della politica nostrana, proprio sì come folgore dal cielo, sortisce l’effetto di spaventare seriamente tutti gli attuali detentori del potere politico e mediatico, mettendone impietosamente a nudo limiti, contraddizioni e falsità. Roberto Vannacci, nella sua completezza di conoscenze e di esperienze, risulta una colonna di granito contrapposta ai mille castelli di sabbia eretti sulle spalle altrui dai suoi nuovi nemici senza mimetica.
Per questo, da adesso in poi, attendiamoci la reazione subdola degli impauriti detrattori di Vannacci che inizieranno ad ordire verso lo stesso, trame diffamatorie e denigratorie (attività che ci risulta già in corso) a salvaguardia degli immeritati privilegi ed ovviamente a danno della nostra comunità.