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E’ epidemia il diabete e in Italia è la seconda malattia cronica dei bambini

La diffusione del diabete fa pensare a un’epidemia. In Europa e negli Stati Uniti, in Asia e Africa la malattia sembra aumentare costantemente

Medico al lavoro

La diffusione del diabete fa pensare a un’epidemia. In Europa e negli Stati Uniti, ma anche in Asia e Africa la presenza della malattia sembra aumentare costantemente. In Italia è la seconda malattia cronica dei bambini.

II diabete, finora considerato un problema per i paesi ricchi, dove l’alimentazione spesso è sovradimensionata, sarebbe diventato una malattia diffusa anche nelle aree geografiche più svantaggiate. Lo afferma Graziella Bruno, Professore in Scienza dell’Alimentazione all’Università di Torino, Specialista in Diabetologia e Malattie del Metabolismo, Dietologia e Medico Internista, con una più che trentennale esperienza clinica.

Una malattia in espansione in tutto il mondo

Il diabete è caratterizzato da iperglicemia, cioè l’aumento dello zucchero nel sangue e per una carenza assoluta o relativa dell’insulina nell’organismo. L’insulina è un ormone prodotto dalle cellule beta del pancreas, che svolge un ruolo fondamentale nel mantenere normale la concentrazione di zucchero nel sangue.

In Camerun c’è un aumento dei malati di diabete di quasi il 200%, dal 1990 ad oggi. Nell’Africa sub-sahariana, così come in altre aree in via di sviluppo, il problema principale è rappresentato dalla disponibilità dell’insulina. In Sudan la cura di un bambino diabetico assorbe il 65% del reddito familiare, imponendo dolorose scelte di sopravvivenza al nucleo familiare. In Africa il diabete, per le difficoltà delle cure, viene considerato una malattia mortale. In Asia le donne hanno minor accesso alle cure degli uomini e questo contribuisce a creare una diseguaglianza sociale gravissima.

L’aumento dell’obesità fa dell’India il paese in cui si riscontra un aumento preoccupante di diabete. L’eccesso calorico dell’alimentazione e la ridotta attività fisica potrebbero essere concause negative dell’aumento del diabete negli Stati Uniti, dove una larga diffusione dell’obesità infantile crea le premesse per la malattia. L’aspettativa di vita in questi Paesi è destinata a ridursi. “L’incidenza di diabete tra bambini e adolescenti può portare alle neftropatie, alle insufficienze renali terminali e alle cardiopatie ischemiche”, sostiene sempre la professoressa Bruno.

Anche in Italia la diffusione del diabete è aumentata

L’incremento riguarda soprattutto gli anziani, che rappresentano i due terzi della popolazione diabetica. Le disuguaglianze sociali agiscono sul rischio di contrarre il diabete: ne sono più soggette le donne e le persone appartenenti alle classi sociali più basse.

Qui si trovano i maggiori casi di obesità e di ridotta attività fisica, che si associano ad un maggior rischio di diabete. I dati italiani sottolineano come stili di vita insalubri, assieme all’obesità, siano più frequenti soprattutto tra le donne. L’attività di prevenzione tramite strategie di screening, dovrebbe essere rivolta in modo particolare a questa fascia della popolazione. 

L’epidemia di diabete poi determina anche un aggravio dei costi. I diabetici consumano farmaci 3-5 volte di più rispetto ai non diabetici di pari età, soprattutto a causa dei medicinali per il trattamento delle complicanze cardiovascolari: come macroangiopatia, retinopatia, nefropatia e neuropatia. La prevenzione del diabete si deve basare sull’assunzione di stili di vita adeguati: è l’unica soluzione per ridurre il costo sociale della malattia.

Il diabete in Italia è la seconda malattia cronica nei bambini

Succede da un giorno all’altro, dopo una visita medica del figlio in sovrappeso, quando i dati non rientrano nei parametri previsti, arriva la diagnosi: diabete infantile detto anche diabete mellito di tipo 1. Allora iniziano i “perché” e i “com’è possibile”. Perché il bambino s’è ammalato? Che si fa adesso?

Il diabete infantile rappresenta il 10-15% dei casi di diabete, ed è la seconda più importante malattia cronica nei bambini. Secondo Patrizia Patera e Stefano Cianfarani dell’Unità Operativa di Diabetologia e Patologia dell’Accrescimento dell’Ospedale Bambino Gesù, in Italia, il diabete mellito di tipo 1 si verifica ogni anno in 12.26 bambini su 100.000, con maggior frequenza nei maschi (13.13), rispetto alle femmine (11.35).

Nel Lazio l’incidenza totale per la fascia di età 0-14 anni è del 15.68/100.000. In Sardegna ha un’incidenza annua 4-5 volte più elevata rispetto alla media nazionale, isole escluse. L’incremento annuo si attesta al 3,6%. Negli ultimi anni sono aumentati i casi di esordio del diabete mellito tipo 1 nella fascia di età inferiore ai 5 anni.

Come si scopre? Il caso di Marco di 12 anni

Marco viene accompagnato dai genitori dal pediatra. Marco ha 12 anni. I genitori sono preoccupati perché lo vedono svogliato, triste. Marco ha il volto emaciato, sembra assente. La madre conferma che a scuola il ragazzo va benino, nessuna difficoltà sociale. Solo si sente stanco. “Andava spesso con gli amici a giocare a pallone e adesso non gli va più”, dice la madre. Lo mando a pesarsi. Rispetto alle visite precedenti ha perso peso. Eppure mangiasi preoccupa di dire subito la mamma. Quasi fosse colpa sua.

Nella visita il medico si accorge degli occhi cerchiati e della scarsa salivazione. Chiede se va spesso a fare pipì. Prima di riuscire a rispondere Marco viene preceduto dalla madre: “Si dottò me ne so’ accorta anche se lui non l’ha mai detto!Sarà perché beve tantoaggiunge il padre. I sintomi ci sono tutti. Gli esami confermano le ipotesi: diabete mellito. Per fortuna si è intervenuti in tempo e il metabolismo del giovane non ha subito stress.

Riassumendo, i sintomi si possono riassumere nelle tre P:

Poliuria, fare spesso pipì. Polidipsia: bere in continuazione. Polifagia: perdita di peso nonostante l’aumento dell’appetito. Lo stato psico fisico del ragazzo gli fa capire di non stare bene il ché aumenta la svogliatezza, l’essere confuso, ma anche facilmente il nervosismo e il chiudersi in sé stesso.

I rischi della malattia possono anche essere gravi

Carla Tomasini, pediatra, nutrizionista infantile ed esperta di benessere digitale a Senigallia, nel sito uppa.it sostiene che “Si tratta di una malattia metabolica cronica. Ad oggi non si conoscono le cause del diabete infantile, si sa però che esistono delle concause: una predisposizione genetica su cui agiscono fattori ambientali, come sostanze inquinanti, virus.”

Certamente c’è sempre una ereditarietà, anche se per il diabete il rischio è basso. Lo stile di vita dicono i medici che incida poco sullo sviluppo di diabete. Ma quasi sicuramente incide sull’obesità infantile. Secondo Maurizio Delvecchio, pediatra, quando un bambino soffre di diabete c’è un compendio di sintomi e alcuni fattori, oltra la genetica, potrebbero essere dati da problemi di alimentazione o un sistema immunitario debole o non sviluppato.

In sostanza, le cause del diabete infantile sono attribuite a problemi di abitudini alimentari, stili di vita e fattori genetici. I medici raccomandano di evitare e prevenire l’obesità seguendo una dieta sana accompagnata da esercizio fisico. “La dieta deve essere equilibrata ricca di fibre e povera di zuccheri, in particolare quelli ad assorbimento rapido: raffinato, marrone, in cristalli e di miele, sostituibili con gli zuccheri presenti nella frutta” sostiene il dottore Delvecchio.

Il diabete infantile può causare conseguenze molto gravi con la chetoacidosi: le cellule degli organi in sofferenza cominciano a utilizzare un’altra fonte di energia, ovvero i corpi chetonici. Si tratta di una situazione potenzialmente grave che può portare al coma e perfino alla morte. Una chetoacidosi diabetica è un evento che richiede il ricovero immediato in terapia intensiva e un attento monitoraggio del paziente fino al ripristino di tutti i valori.