È fascismo quello degli antifascisti che violano il silenzio elettorale?
Giusto difendere la Cgil (e la democrazia), sbagliatissimo inscenare comizi alla vigilia del ballottaggio. E il centrodestra “ricorda” al Pd che non esistono totalitarismi buoni e cattivi
Arriva dunque l’ora della manifestazione contro il fascismo organizzata dai sindacati dopo il vergognoso assalto dei dimostranti No Green pass alla sede della Cgil. Una manifestazione che, in modo abbastanza ossimorico, è allo stesso tempo sacrosanta e fortemente controversa. Sacrosanta per la finalità, controversa per modalità e data dello svolgimento che, come dire, appaiono quantomai opportuni.
La manifestazione contro il fascismo
Chiariamo subito che lo spirito della mobilitazione romana “Mai più fascismi” indetta dalla Triplice non può non essere condiviso da chiunque. Soprattutto dopo l’assurda aggressione squadrista perpetrata la settimana scorsa ai danni della Confederazione Generale Italiana del Lavoro.
Per quanto, infatti, sia vero che sull’irruzione gravano parecchie ombre, esse riguardano la gestione dell’ordine pubblico, non il gravissimo fatto in sé. Né il ruolo di primo piano svolto dai vertici di Forza Nuova, a cominciare da Giuliano Castellino. Non a caso, sul movimento di estrema destra pendono ora quattro mozioni di scioglimento presentate in Senato da Pd, M5S, Iv e LeU.
Maurizio Landini, segretario generale del principale sindacato italiano, ha invitato «tutte le forze democratiche» a unirsi a Cgil, Cisl e Uil. In questo modo, la manifestazione diventerebbe un momento di riconciliazione nazionale, e d’altra parte la condanna della violenza mette necessariamente tutti d’accordo.
Una scelta discutibile
Eppure, è proprio qui che iniziano i problemi. Per esempio, perché in piazza San Giovanni non è stata invitata l’Ugl, l’organizzazione sindacale “di destra”. Il che basta a concretizzare, in barba ai buoni propositi, il rischio di trasformazione del corteo in un raduno politico di parte. Con la tempistica che alimenta ulteriori e distinti sospetti.
Il 16 ottobre, infatti, è l’immediata vigilia dei ballottaggi per l’elezione dei sindaci di città anche importanti, a partire da Torino e, soprattutto, dalla stessa Roma. Giorno in cui, notoriamente, vige il silenzio elettorale. O meglio, dovrebbe vigere, visto che, per esempio, il candidato dem al Campidoglio, Roberto Gualtieri, ha annunciato anticipatamente la sua presenza in piazza.
L’occasione, naturalmente, è la solidarietà istituzionale, ma da lì al comizio il passo è breve. E come stratagemma ricorda molto – mutatis mutandis – quelli di un certo regime con la “f” uso a silenziare gli avversari politici. E il fatto che ora, fortunatamente, non usi più la forza non lo rende meno insidioso per la democrazia.
Fascismo e antifascismo: a volte, due facce della stessa medaglia?
La prova sta proprio nell’atteggiamento sulle proposte di dissoluzione delle formazioni nere che, secondo il centrodestra, dovrebbero essere estese a tutti i gruppi eversivi. Come hanno ricordato i due capigruppo forzisti Roberto Occhiuto e Anna Maria Bernini in una nota congiunta, «non esistono totalitarismi buoni e totalitarismi cattivi». E il segretario del Carroccio Matteo Salvini ha rincarato la dose: «Non è che la violenza dei centri sociali che menano i gazebo della Lega sia meno violenza».
Incredibilmente, però, il segretario democratico Enrico “stai sereno” Letta ha completamente ignorato l’ipotesi, che lo avrebbe costretto a censurare anche il fascismo rosso. Tipo quello degli anarchici fermati e/o denunciati per aver messo a ferro e fuoco Milano in contemporanea con gli scontri nella Capitale. Invece il Nipote-di ha preferito concentrarsi sull’ossessione atavica dei nipotini dell’ex Pci, da sempre a proprio agio con la reductio ad Ducem.
Certo, sarebbe paradossale che una piazza contro il fascismo venisse monopolizzata dal fascismo degli antifascisti in doppiopetto. Ma i fenomeni possono ben essere due facce della stessa medaglia: e, come sosteneva il Divo Giulio Andreotti, “a pensar male…”