Elezioni Europee, Fratelli d’Italia per un’Europa dei Popoli
Intervista a Marco Scurria, europarlamentare uscente e candidato al Collegio Centrale alle prossime elezioni europee
Continuano le interviste di Romait ai candidati al Collegio Centrale per le prossime elezioni europee del 25 Maggio. Abbiamo intervistato Marco Scurria, eurodeputato uscente Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale.
Cosa si deve aspettare l’Italia da questo 25 Maggio? Possiamo dire che queste elezioni superano le ‘lotte’ tra centrodestra e centrosinistra e diventano una ‘disputa’ tra chi è pro questo modello di Europa e chi è contro, o comunque l’Italia vede le elezioni europee come un appuntamento elettorale tutto italiano?
Possiamo dire che per la prima volta questo è un voto che si concentra prettamente sull’Europa. Si tratta di elezioni che sicuramente vedono due schieramenti, chi è favorevole a questo modello, e quindi vuole continuare ad avere un’Europa burocratica, al servizio delle banche e dei poteri finanziari, prendendo ordini da poteri concentrati principalmente nell’Europa del Nord e in particolar modo in Germania, e chi è critico nei confronti dell’attuale modello, senza però essere antieuropeo, ma che sogna un’Europa vera, differente da quella che conosciamo oggi, un’Europa dei popoli. Poi, all’interno di questi schieramenti c’è anche un’idea di come andare in Europa: noi pensiamo che ci sia bisogno di curare principalmente gli interessi nazionali e avere risposte che fino ad oggi non ci sono state.
L’uscita dall’euro è un’ipotesi che si fa concreta?
Noi oggi abbiamo presentato una risoluzione, che porteremo in Parlamento (europeo, ndr) non appena saremo eletti, con la quale chiediamo uno scioglimento concordato, quindi anche con altri movimenti di altri Paesi europei, dell’eurozona, ponendo le monete nazionali al posto dell’euro. L’euro, infatti, ci ha impoveriti, basti vedere la situazione dei Paesi che hanno questo moneta: sono tutti in crisi a parte, guarda caso, la Germania. Al contrario, i Paesi che non hanno l’euro, come la Svezia e la Gran Bretagna, sono le economie che in Europa funzionano meglio di tutte.
Marò e laziali a Varsavia. Nel secondo caso lei e l’eurodeputato Fidanza siete immediatamente partiti alla volta di Varsavia. Per quanto riguarda il prestigio e la credibilità a livello internazionale, come si imporrà FdI-An in Europa?
Il peso dell’Italia si ottiene sia attraverso l’azione dei parlamentari europei, ma anche attraverso l’azione del governo. Ciò che non ha funzionato nella vicenda dei Marò, ad esempio, è stata la totale assenza di 3 governi che non sono riusciti ad avere nessuna risposta. L’unico atto è stato quello dei parlamentari italiani, e in particolare i nostri, che hanno interrotto le trattative in corso tra Unione Europea e India sui nuovi accordi di collaborazione, anche economica. Quello, è stato l’unico momento in cui siamo riusciti a salvare i nostri due Marò dall’accusa di terrorismo e quindi dalla possibile pena di morte. È forse poco, ma è comunque più di quanto sia stato fatto da 3 governi in ormai quasi 900 giorni.
Lei ha presentato un’interrogazione sulla dubbia legittimità del Fiscal Compact. Quale la sua posizione in merito?
La nostra posizione, che è stata espressa nella stessa risoluzione sull’euro, è chiara: il Fiscal Compact deve essere completamente rivisto, poiché è sbagliata anche la prospettiva, dal momento che siamo condannati ad un futuro di grigiore e di crisi. Nei prossimi anni dovremo fare finanziarie da 50 miliardi di euro, mentre ora sono di 10, massimo 15 miliardi. Le premesse sono state sbagliate: si pensava che la crisi sarebbe finita, che sarebbe aumentato il PIL e che quindi, parallelamente al miglioramento della situazione economica, sarebbe stato possibile chiedere dei sacrifici e dei tagli, per ripianare il debito interno. Ma tutto questo non c’è stato, la nostra disoccupazione è tornata a livelli record, dopo di noi solo la Grecia. Quindi, questo è un trattato da rivedere in profondità, perché non possiamo accettare l’ipotesi di diventare un popolo ridotto alla povertà per volere dei burocrati di Bruxelles.
Sull’immigrazione, cosa direte all’Europa?
Che abbiamo bisogno di aiuto e solidarietà, da soli non possiamo sobbarcarci il carico di tutti questi migranti che stanno per arrivare. Quindi, il trattato di Dublino, che in particolare riguarda le procedure per i richiedenti asilo, deve essere rivisto, perché lascia l’Italia completamente da sola. Nel trattato si dice che la Nazione in cui approdano i migranti, deve occuparsene, senza che questi possano andare negli altri 27 Paesi. E questo è un carico insopportabile per l’Italia. Peccato, però, che il trattato sia stato firmato dal ministro Angelino Alfano, che oggi si straccia le vesti. Forse avrebbe dovuto prestare più attenzione, e leggere meglio il documento, quando lo ha ratificato per conto dell’Italia. Quindi, oggi, è lui che ci lascia soli in Europa.
Quello dell’Europa Mediterranea, con l’Italia capofila dei Paesi della sponda Sud, è un progetto da tenere ancora in considerazione?
Si tratta di un progetto che l’Italia dovrebbe avere a cuore di realizzare. Ma si può fare solo se l’Unione Europea investe sul Mediterraneo; al momento, gli investimenti riguardano solo l’Europa dell’Est, da quando c’è stata l’integrazione con la caduta del Muro di Berlino prima, e con l’ingresso dei Paesi Balcani poi. Viste anche tutte le vicissitudini che riguardano la primavera araba, l’instabilità di questi Paesi, l’immigrazione crescente, o l’Unione investe economicamente sul Mediterraneo, o rischiamo che l’Europa del Sud viva davvero momenti di grandissima sofferenza, anche in termini di relazioni sociali ed economiche. Penso, ad esempio, a tutte quegli investimenti che si potrebbero fare in questi Paesi. L’Italia potrebbe essere la capofila di questo progetto, ma deve averne la voglia e in qualche modo anche la dignità.
FdI-An ce la fa a superare la soglia?
Sì, assolutamente. Se votassimo domani saremmo già sopra la soglia. Fino a quando era possibile pubblicarli, i sondaggi ci consideravano al 4,2/4,3%. Ma credo che i numeri siano anche migliori, visto che i sondaggi ci penalizzano sempre.