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Elezioni in Germania: la democrazia secondo UE? Decide il popolo, se ci dà ragione

Secondo le nostre classi dirigenti, il problema si pone solo ed esclusivamente quando non si assecondano i loro piani

Bandiera Germania_pexels-ingo

Bandiera Germania_pexels-ingo

Interferenze straniere. Manipolazione. Fake news. Che cosa le accomuna? Semplice: sono quelle degli altri. Quelle che contrastano con la versione “ufficiale”, gradita all’establishment di riferimento. La versione che viene presentata-ribadita-martellata come se invece si trattasse di verità oggettive.

L’ultimo caso – ultimo in una lista lunghissima e in continuo aggiornamento – riguarda le elezioni tedesche di oggi. Il cancelliere uscente, Olaf Scholz, si è scagliato contro il vicepresidente USA, JD Vance, che nel suo intervento alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco aveva accusato la pomposa democrazia europea di essere una messinscena: che celebra la libera volontà degli elettori solo quando riconferma i modelli dominanti, mentre se non lo fa la liquida come un abbaglio collettivo.

Una sbandata occasionale, ma pericolosissima, che va neutralizzata il più rapidamente possibile. Delegittimandola con ogni mezzo e arrivando addirittura, come in Romania, a cancellare il responso delle urne nel presupposto che fosse stato viziato da interferenze illecite e, manco a dirlo, di matrice russa. Esercitate, ed è un elemento su cui torneremo più avanti, tramite i messaggi diffusi via social.

Scholz era insorto, di fronte alla requisitoria di Vance. E in mancanza di meglio si era rifugiato nell’indignazione a 360 gradi: «Non accetteremo che persone che guardano alla Germania dall’esterno intervengano nella nostra democrazia, nelle nostre elezioni e nel processo di formazione dell’opinione democraticanell’interesse di questo partito [AFD, Alternative für Deutschland – ndr]. Questo non deve essere fatto, certamente non tra amici e alleati. Lo respingiamo con determinazione».

Un classico. Essendo impensabile un vero esame di coscienza, a cominciare dall’ammettere che la comunicazione politica non è mai neutrale e che mira sempre a orientare a proprio vantaggio le opinioni dei cittadini, ci si atteggia a parte lesa.

Ma come? Noi siamo i custodi dei grandi valori occidentali e qualcuno si permette di negarlo? Qualcuno, oltretutto, che a sua volta appartiene, o dovrebbe appartenere, al medesimo mondo? Al medesimo schieramento?

USA-UE: l’atlantismo è esploso

La chiave di volta è proprio questa. È che il sodalizio fra Stati Uniti e Unione Europea, dato finora per acquisito e praticamente eterno, è andato in malora. Sbriciolato dalle decisioni di Trump e svergognato dal suo modo perentorio di sbattercele in faccia.

Detto in estrema sintesi, il messaggio di Washington è che l’Europa non è più un interlocutore privilegiato, benché sostanzialmente subordinato dal 1945 in poi, ma una controparte come tante altre. Se si piega di buon grado ai diktat statunitensi, bene. Se non lo fa, verrà messa sotto pressione e ne sconterà comunque le conseguenze.

Da vassalli di fatto, ma salvaguardando un minimo di garbo diplomatico, a entità straniere da dominare, imponendo nuove e più gravose condizioni per rimanere nell’orbita americana.

Già questo sarebbe più che sufficiente a mettere in crisi l’intera impalcatura della UE, smascherandone le debolezze economiche e militari, nonché l’irrilevanza sulla scena internazionale, ma ad aggravare ulteriormente il dissidio c’è un altro elemento. Meno concreto, in apparenza, ma forse ancora più decisivo, in profondità.

Il nuovo corso USA, infatti, fa a pezzi l’impianto retorico e propagandistico su cui si regge il nostro sistema politico. Non soltanto perché afferma senza mezzi termini che a prevalere devono essere gli interessi nazionali e l’immigrazione illegale, ad esempio, è una patologia da stroncare, rimuovendo tra l’altro la concessione della cittadinanza sulla base di criteri automatici come lo ius soli. Non soltanto perché si chiama fuori dal catechismo progressista e, a maggior ragione, dagli eccessi del politicamente corretto e dai deliri dei woke.

Trump e i suoi, vedi il succitato intervento di JD Vance, vanno oltre e si spingono ancora più in là.

No, la UE non è affatto il santuario della democrazia. Bensì un fondale di comodo. Un’imitazione posticcia e ipocrita, che serve da paravento a tutto il resto.

Iperconnessi, ma sotto tutela

Il vizio, il trucco, è spacciarsi per gli unici interpreti legittimi degli interessi popolari. Chiamando informazione corretta quella delle proprie istituzioni e dei media compiacenti. Tacciando di manipolazione le tesi di chi vi si oppone, sia all’interno che all’esterno.

Le fake news, come dicevamo in apertura, sono sempre e solo quelle degli altri. E a finire sotto accusa, visto che per lo più la stampa e le catene radiotelevisive ingrossano il coro, sono i canali online. A partire dai social.

L’asimmetria è tanto palese quanto capziosa. Ma l’aspetto peggiore, e accuratamente ignorato, è un altro: è che puntando il dito contro i manipolatori di turno si riconosce implicitamente che un gran numero di cittadini – talmente grande da poter rovesciare gli assetti preesistenti, e non già con una sollevazione violenta ma attraverso il voto – è manipolabile. Ossia che non possiede gli strumenti culturali per elaborare dei giudizi autonomi e degni di tal nome.

È qui che casca l’asino. E che si accartoccia la menzogna fondamentale delle sedicenti democrazie occidentali.

Delle due l’una: o la generalità degli elettori è capace di decidere ciò che vuole, districandosi tra gli innumerevoli impulsi della comunicazione di massa, oppure non lo è.

Ma questo, ovviamente, vale in ogni caso. Sia quando si avallano i desiderata del Potere, sia quando non lo si fa.

Secondo le nostre classi dirigenti, invece, il problema si pone solo ed esclusivamente quando non si assecondano i loro piani. Se ti inchini alle baggianate dei tg, o alle distorsioni più sottili che imperversano altrove, allora va benissimo. Sei un elettore consapevole e degno di stima.

Altrimenti, che diamine, ti trasformi in un allocco che si è lasciato incantare dalle sirene altrui.

Ignoranti e superficiali sì, ma solo a patto di restare nei ranghi.

Gerardo Valentini – presidente Movimento Cantiere Italia