Elezioni “rubate”, perdenti al potere: ecco la democrazia
Dopo Spagna e Ue, in Germania lo sconfitto Scholz invoca Governi regionali senza la vincitrice AfD; e in Francia Macron nomina Premier Barnier, esponente del partito giunto quarto alle Legislative
A questo punto, forse il Vecchio Continente potrebbe anche pensare di abolire direttamente le elezioni. È una provocazione, sia chiaro, legittimata però dai giochi di Palazzo che continuano variamente a susseguirsi ormai da parecchi mesi. E che hanno caratterizzato il post-voto in alcuni dei principali Paesi comunitari, oltre che nel cuore stesso dell’Europa politica.
Elezioni “rubate” e perdenti al potere
Il vero punto di rottura sono state le Europee 2024, che hanno visto il forte calo delle forze progressiste e, soprattutto, ecologiste, a vantaggio dei rivali conservatori. Ciononostante, Bruxelles ha ignorato le indicazioni dei cittadini, riconfermando Ursula von der Leyen a capo della Commissione Ue, col sostegno della stessa maggioranza URSSula di prima.
In principio, però, era stata la Spagna, andata alle urne nel luglio 2023 per il rinnovo delle Corti Generali. Gli Iberici avevano premiato il blocco di centrodestra, che però non aveva raggiunto la maggioranza assoluta dei seggi. L’uscente socialista Pedro Sánchez, arrivato secondo, aveva quindi ottenuto l’appoggio (in parte esterno) di varie formazioni di sinistra e indipendentiste, venendo così reinvestito Premier nel novembre successivo.
È una situazione analoga a quella che si sta verificando adesso in Germania, teatro delle recentissime Regionali in Turingia e Sassonia. La tornata si è chiusa con l’exploit dei nazionalisti di AfD (giunti addirittura in testa nel primo Länd) e il tracollo dell’intera coalizione dell’esecutivo “semaforo”. Ma il Cancelliere Olaf Scholz, come riporta Il Giornale, se n’è infischiato, invocando incredibilmente la costituzione di «Governi stabili senza estremisti di destra».
Ecco la democrazia
Il non plus ultra, però, è stato il Presidente transalpino Emmanuel Macron, che due mesi dopo le Legislative anticipate ha nominato Primo Ministro Michel Barnier. Due volte Commissario Europeo, come ricorda il Corsera, già euro-negoziatore per la Brexit, ma soprattutto appartenente a Les Républicains, classificatisi solo quarti a giugno-luglio.
Da qui la rabbia di Jean-Luc Mélenchon, leader della gauche del Nouveau Front Populaire, che ha parlato esplicitamente, come rileva l’ANSA, di furto delle elezioni. Arrivando addirittura, aggiunge France 24, a definire l’esponente gollista come «usurpatore di Matignon» (il Palazzo Chigi parigino). Laddove il suo partito, La France Insoumise, come riferisce BFM TV ha bollato la nomina come «un insulto alla sovranità popolare».
Invettive anche comprensibili, se non fosse che la predica viene proprio dal pulpito della “rapina” primigenia, perpetrata insieme al campo presidenziale attraverso la cosiddetta “desistenza”. Un meccanismo perverso che ha consentito al NFP, piazzatosi in seconda posizione sessanta giorni fa, di avere il maggior numero di deputati all’Assemblea Nazionale. A farne le spese è stato il Rassemblement National di Marine Le Pen, primissimo per consensi ma alla fine solo terzo per rappresentanza parlamentare.
Va da sé che non c’è nulla di irregolare in questi “colpi di Stato costituzionali”. Il che però la dice ancora più lunga sulla crisi valoriale dell’Occidente, declinante tra elezioni rubate e perdenti al potere. Parafrasando il Ponzio Pilato dell’Ecce Homo, ecco la democrazia.