Elon Musk shock: “Il ricatto della Ue per instaurare l’euro-censura”
Il patron di X (ex Twitter) rivela che Bruxelles pretendeva un bavaglio a ciò che ritiene fake news: pena una maxi-multa per violazione dell’euro-Regolamento che dovrebbe combattere le fake news
Dice il proverbio che non è saggio svegliare il can che dorme, e ancor meno – aggiungiamo noi – quando si va a stuzzicare qualcuno come Elon Musk. Se n’è accorta a sue spese l’Europa che, in preda a pulsioni orwelliane, le ha dirette contro X (l’ex Twitter), da un biennio presieduto proprio dall’imprenditore sudafricano. E, come da copione, mal gliene incolse.
Uno scenario orwelliano
Non è un mistero che il politically correct abbia una certa allergia verso le opinioni non allineate al (proprio) pensiero unico. Vedasi quanto sta accadendo negli Usa, lato Partito Democratico, dopo la disastrosa performance di Joe Biden nel primo duello televisivo contro Donald Trump.
«Chi esprime qualche sospetto o idee contrarie» alla narrazione ufficiale viene subito chiamato dai consiglieri di Sleepy Joe, che «gli fanno il c*lo». Così MJ Lee, corrispondente della CNN alla Casa Bianca, che riferiva quanto le era stato confidato da un importante membro dello schieramento dell’Asinello.
Il Vecchio Continente non è da più, e il suo braccio armato è il Digital Services Act, il Regolamento pensato per combattere discorsi d’odio e disinformazione online. Ma che di fatto ha istituito un “Ministero della Verità” in stile 1984, essendo Bruxelles a stabilire arbitrariamente cosa fosse hate speech o fake news. Con tanto di fact-checkers sovente più preoccupati di “non disturbare il manovratore” che di verificare realmente i fatti.
Il j’accuse di Elon Musk contro Bruxelles
In questo contesto, la danese Margrethe Vestager, Commissario Ue per la Concorrenza, ha tacciato il social network dai 280 caratteri di mancato rispetto del DSA. Accusa che potrebbe costare alla Big Tech di San Francisco, come riferisce La Repubblica, una sanzione pari al 6% del proprio fatturato globale annuo. Ma che è del tutto pretestuosa secondo il Ceo dell’azienda californiana, che infatti ha replicato da par suo.
«La Commissione Europea ha offerto a X un accordo segreto illegale» ha clamorosamente rivelato Elon Musk. «Se censurassimo discretamente la libertà di espressione senza dirlo a nessuno, loro non ci multerebbero. Le altre piattaforme hanno accettato l’accordo. X no».
In sostanza, Mr. Tesla ha smascherato, anzi smuskerato quello che ha tutta l’aria di un ricatto, se non un vero e proprio tentativo di corruzione. “Figlio” di quell’ideologia para-sovietica che ritiene la propria visione del mondo l’unica ad avere diritto di cittadinanza, laddove ogni altra Weltanschauung andrebbe imbavagliata. Anche imprimendovi il marchio d’infamia della bufala, paradossalmente applicato in virtù dell’euro-normativa che dovrebbe osteggiare le bufale.
Il magnate di Pretoria ha aggiunto di essere pronto, se non addirittura di auspicare una battaglia pubblica in tribunale contro l’establishment comunitario. Che a quanto pare, richiamando di nuovo la saggezza popolare, stavolta ha fatto i conti senza l’host.