Elvis Presley e sua figlia Lisa Marie, un destino scritto nel cuore: “droga quadruplica percentuale infarto”
Elvis Presley e sua figlia Lisa Marie Presley, un destino scritto nel cuore. Ma può esserci un legame tra l’infarto e l’assunzione di sostanze stupefacenti? Ce ne parla il Dott. Ivo Pulcini
Lisa Marie Presley, figlia del cantante più iconico del rock ‘n’ roll, Elvis Presley, è morta a 54 anni dopo aver subito un arresto cardiaco. La scomparsa della donna è stata annunciata dalla madre Priscilla. E’ stata la domestica a trovare la 54enne priva di sensi nel suo letto, e l’ex marito, Danny Keough che vive con lei, ha chiamato l’ambulanza. Il padre Elvis morì lo stesso per un arresto cardiaco a 42 anni nel 1977, la piccola Lisa Marie Presley aveva 9 anni.
Solo tre giorni prima della sua scomparsa, il 10 gennaio 2023, Lisa Marie Presley aveva partecipato alla cerimonia di premiazione della 80ª edizione dei Golden Globes, premiando l’attore Austin Butler per l’interpretazione del padre nel film “Elvis”. E l’8 gennaio, aveva celebrato a Graceland, la villa di Elvis a Memphis, in Tennessee, l’anniversario della nascita di suo padre.
Elvis Presley e sua figlia Lisa Marie Presley, un destino scritto nel cuore. Entrambi accomunati da problemi con la droga, entrambi deceduti per un infarto. Ma può esserci un legame tra l’infarto e l’assunzione di sostanze stupefacenti?
L’esperto, il Dottor Ivo Pulcini
“La droga quadruplica la percentuale di infarto nei soggetti sani che la assumono – risponde all’agenzia Dire il dottor Ivo Pulcini, specialista in cardiologia e medicina dello sport – soprattutto la cocaina, potentissimo vaso costrittore in grado di determinare uno spasmo alle coronarie che, se permanente, crea un trombo, un vero e proprio tappo che impedisce al sangue, quindi all’ossigeno, di alimentare questo muscolo prezioso che è il cuore.
Quindi, tutto il cuore o parte di esso può subire un danno permanente o una necrosi, ovvero la morte del muscolo stesso”. “Dipende da come si interviene – continua il cardiologo – e se le persone colpite da arresto cardiaco hanno la fortuna di trovare un defibrillatore a portata di mano o personale qualificato.
Però, purtroppo, il caso della droga è strettamente legato agli stili di vita: le persone che abusano devono sapere che le conseguenze sono terribili“. Il dottor Pulcini spiega inoltre come nell’infarto, e questo avviene anche per le malattie cardiovascolari e nel diabete, ci possa essere una familiarità. “Ma non è obbligatorio – tiene a precisare – perchè magari tre soggetti della stessa famiglia possono avere lo stesso destino e poi c’è qualcun altro che geneticamente è protetto o ha fatto prevenzione, che è la cosa principale.
“Importante causa è la disidratazione”
Molti di noi, infatti, stando bene non si preoccupano di fare un elettrocardiogramma o di sottoporsi a controlli che, invece, sono essenziali, soprattutto superati i 40 anni”. Lo specialista in cardiologia e medicina dello sport si sofferma, inoltre, sulle altre cause dell’infarto. “Sono tutte legate a un problema vascolare – informa – e sono molteplici: ce l’hanno prevalentemente i diabetici, gli obesi, chi fa vita sedentaria, la cosiddetta ‘sindrome ipocinetica’ descritta da Kraus e Raab, e chi è predisposto geneticamente, ma da medico sportivo ritengo che la cosa principale sia la disidratazione.
“Bere anche quando non si ha sete”
Bisogna bere anche quando non si ha sete”. “La disidratazione, purtroppo, viene sottovalutata- afferma- perchè il sangue è composto da una parte liquida e da una parte corpuscolata. Quest’ultima è fatta da globuli bianchi, globuli rossi e piastrine, il resto è acqua. Alla nascita, il bambino è composto al 90% di acqua, una persona di 110 anni ha una composizione corporea di acqua pari al 40-50%. L’infarto è sicuramente favorito dalla disidratazione”.
“Perché gli ictus e gli incidenti vascolari avvengono alle tre di notte, comunque nel periodo notturno? Perché molte persone non bevono durate la notte. Invece- ammonisce Pulcini- bisognerebbe idratarsi abbastanza, si dovrebbero bere due litri di acqua durante il giorno”. “Basta capire cosa è il sangue – dichiara inoltre – perchè se ho un olio troppo denso, è chiaro che creo fatica al motore.
L’olio, invece, deve essere caldo e fluido. Se il sangue aumenta la parte corpuscolata, se il sangue si ispessisce la circolazione si rallenta”. “Perché se dentro un tubo che porta l’acqua ci mettiamo della sabbia il flusso d’acqua tenderà a rallentarsi. Dunque- conclude Pulcini- più si beve, più il cuore fatica di meno a pompare il sangue e quindi è più difficile che avvenga un infarto”. (Red/ Dire)