Emanuela Orlandi, il caso di scomparsa diventato complotto internazionale
Parla Tommaso Nelli, il giornalista che da dieci anni studia uno dei più angoscianti e complessi misteri italiani
Emanuela Orlandi scomparve il 22 giugno 1983, all’età di 15 anni. Figlia di un commesso della prefettura pontificia e di una casalinga e penultima di cinque fratelli. La scomparsa di un’adolescente che è diventata uno dei misteri italiani più oscuri, che ha coinvolto la Segreteria di Stato vaticana, la Banda della Magliana, e i servizi segreti. Quando è scomparsa Emanuela, il mondo politico e sociale italiano era diverso, in quel giugno compreso tra il governo Fanfani firmato il 29 aprile 1983 e il governo Craxi I, che avrebbe giurato il 4 agosto 1983. Nel Regno Unito le elezioni confermavano i conservatori guidati dalla Thatcher e a Napoli furono emessi più di 800 arresti per la “Nuova Camorra Organizzata”. Forse i tempi sono cambiati e sono maturi perché le responsabilità vengano ammesse da chi è coinvolto.
Mirella Gregori, scomparsa il 7 maggio dello stesso anno, fu un caso di cronaca nera che ebbe minor risonanza, ma fu da sempre associato a quello della Orlandi. La scomparsa di Emanuela ha condizionato l’opinione pubblica, ispirato i movimenti femministi e quelli contro la violenza sulle donne, ma nessuno ancora conosce la sorte della ragazza.
Ne parliamo con il giornalista Tommaso Nelli.
Tommaso Nelli, giornalista e scrittore, da quando segue la vicenda di Emanuela Orlandi?
“Mi occupo di questo caso da dieci anni, fu l’argomento della mia tesi di laurea in editoria e giornalismo, e ora è un libro–inchiesta “Atto di dolore” nel quale espongo il materiale raccolto con un lavoro sul campo e a tavolino insieme alle le riflessioni a cui mi hanno portato le mie indagini. Nel libro una delle novità è il verbale su qualcuno che aveva identificato l’ultima persona che era con Emanuela Orlandi”
A che punto sono ora le indagini ufficialmente?
“Le indagini sono attualmente ferme dal maggio 2016 quando la Cassazione ha respinto i ricorsi contro l’archiviazione dell’inchiesta presentati dai familiari di Emanuela Orlandi. Ricordo che anche se la cittadina Emanuela Orlandi è nata nello Stato Vaticano, l’indagine è di competenza della giustizia italiana perché scomparve sul territorio italiano.
L’attività del legale della famiglia Orlandi ha presentato di recente un’ istanza in Vaticano con una serie di richieste, come quella che ha prodotto l’apertura delle tombe del cimitero teutonico. Apertura che non ha portato alla luce nulla di riconducibile alla ragazza. Ho chiesto due volte all’avvocato, tramite e-mail, se potesse darmi delucidazioni in merito, ma non ho ricevuto risposta.”
Continuano invece gli abbagli mediatici e le cantonate giornalistiche, ad esempio le ossa ritrovate nella Nunziatura Apostolica a Roma, in Via Po’…
“Sì, purtroppo questo caso attira da decenni quelle che ora chiamiamo fake news. Tra l’altro, riguardo via Po’, io sono stato il primo a dare la notizia che quei resti appartenevano ad un uomo, maschio quindi, vissuto nel II Secolo d. C., un’incongruenza clamorosa! Prima di lanciarsi in certi accostamenti del tutto arbitrari occorre pensare che c’è una famiglia che vive da decenni nel dolore e nell’angoscia. Ma la sovraesposizione mediatica investì comunque da subito questa vicenda, proiettandola in un complotto internazionale, un ricatto al Vaticano per liberare Alì Agca, allo scopo di scambiarlo con la sua cittadina. Fu il primo appello di Wojtyla ad accendere i riflettori del mondo su questa sparizione.”
Se si volesse essere sospettosi si potrebbe dire che se vuoi nascondere qualcosa, devi paradossalmente esporla e renderla vistosa…
“Sì esatto! All’epoca fu uno choc mediatico, favorito anche dal clima politico mondiale; c’era ancora la “Cortina di ferro” e la tensione internazionale tra i due blocchi Est e Ovest. La scomparsa venne legata anche a un attentato ordito da Berlino Est. Erano ipotesi piuttosto paranoiche e fuorvianti, cariche di letteratura ma prive di elementi.”
Un evento con un’immensa risonanza mediatica, pur senza il Web; non c’era ancora internet come lo viviamo oggi, questo ci fa capire anche la portata sociale di questo terribile caso di cronaca nera
“La pista del ricatto internazionale è stata la prima falsa pista del caso Orlandi e anche una delle prime fake news del mondo contemporaneo. Nel 1997 fu la magistratura a chiudere la pista turca dichiarando proprio che si trattava di un depistaggio. Il caso Orlandi è un concentrato di depistaggi senza precedenti che però hanno avuto presa sull’opinione pubblica.”
Qual è la sua versione dei fatti secondo le sue indagini?
“Una prima distinzione fondamentale: non bisogna parlare di rapimento, ma di scomparsa. Il rapimento prevede che una persona fisica venga violentemente prelevata dal suo ambiente contro la propria volontà. Ora noi non sappiamo se Emanuela sapeva dove si stesse recando quando si sono perse le sue tracce, ma possiamo dire che ha seguito qualcuno di cui si fidava. C’è una massima latina che si può tradurre così: i nomi sono la conseguenza delle cose. Se utilizziamo un termine errato o non certo, dirigiamo le indagini per un verso inattendibile. Emanuela è scomparsa, ma non è stata rapita.
Non ci sono testimonianze che parlino di una ragazza portata via con forza su Corso Rinascimento tra le 19 e le 19:30 del 22 giugno.
La strada era affollata di passanti, politici, a giugno c’è anche luce, c’era anche un concerto…Emanuela era con un’altra ragazza, ma nessuno è mai andato a fondo su questo elemento-chiave del momento della sparizione percé nessuno l’ha mai identificata. Inoltre non vi fu mai alcuna rivendicazione o richiesta di riscatto. Quella di Emanuela non è una famiglia ricca, quindi anche la pista del ricatto economico non sussiste. I documenti che ho, raccontano che Emanuela era attesa dagli amici davanti al Palazzo di Giustizia (chiamato “Palazzaccio”), dove non è mai arrivata, infatti lei si è diretta dalla parte opposta, su Corso Rinascimento. Perchè?
L’ipotesi che io propongo è quella di una verità inconfessabile per la Chiesa, qualcosa che farebbe esplodere la credibilità dell’intero stato della cristianità. Un abuso che va oltre la pedofilia perché includerebbe l’omicidio, forse volontario, e l’occultamento di cadavere. La pedofilia in Vaticano è un argomento di cui si inizia a parlare, ma se qualcuno dovesse aver perso la vita in una circostanza del genere, l’argomento sarebbe complicato da affrontare.
Il Vaticano non ha mai collaborato e questa a mio avviso è già una posizione rispetto ai fatti. Tutt’altro: derubricò la sparizione come rapimento, ma non vi era una sola prova che fosse un sequestro.”
Secondo lei oggi Emanuela, potrebbe essere viva? O come sarebbe morta?
“Io credo che sia morta, anche se per i familiari è legittimo e comprensibile sperare e pensare che sia viva. Nel 1993 arrivò la voce che lei fosse in un convento in Lussemburgo, la famiglia e gli inquirenti si recarono lì, ma fu l’ennesimo bluff.
Sabrina Minardi (la compagna di uno dei capi della Banda della Magliana) dette tre versioni in più riprese, secondo le quali Emanuela era stata buttata in una betoniera, o da un gommone al largo del litorale laziale, o che era stata imbarcata su un aereo per i paesi arabi. Intercettata durante una conversazione con sua sorella disse infine che lei non sapeva dove fosse finita.
Dal mio punto di vista Emanuela è deceduta, ma elementi per affermare con certezza che lo sia non li ha nessuno se non il Vaticano. Neppure le forze dell’ordine italiane hanno mai potuto ottenere una serie di carte che solo lo Stato Vaticano possiede.”
Queste carte devono esserci per forza. Ipotizziamo anche che contengano dichiarazioni false, devono comunque sussistere in quanto dichiarazioni ufficiali sulla sparizione di una cittadina vaticana, è corretto?
“Sì, è corretto. E in quanto il Vaticano stato estero, l’Italia per ottenerle deve inoltrare una rogatoria, un po’ come accade oggi con l’Egitto per la morte di Giulio Regeni.”
Ci sono prove della sua versione?
“Tra le testimonianze che ho raccolto c’è quella di un’amica di Emanuela, ex compagna della scuola di musica, comunicata alla presenza di altri due ex studenti che confermarono, la quale disse che nelle settimane precedenti la scomparsa c’era una macchina scura con vetri scuri che passava a prendere Emanuela dopo la scuola. Quest’ultima le offrì anche dei passaggi, ma lei rifiutò.
A un’altra ragazza, mai interrogata dagli inquirenti, ma che io ho trovato, le raccontò di essere stata fortemente infastidita da un ecclesiastico nei giardini vaticani, che si prese delle libertà eccessive.
E poi abbiamo un’intercettazione del 1993 nella quale a un funzionario vaticano che doveva essere interrogato dai magistrati, per la vicenda della Gregori oltretutto, gli venne detto di tacere sul fatto che la Segreteria di Stato aveva indagato su questa storia. Un’indagine interna che ha scomodato la Segreteria di Stato ha prodotto atti che noi ancora oggi non possiamo visionare.”
C’è anche la storia dell’offerta di lavoro proposta a Emanuela prima di entrare quel giorno a scuola, che la spinse a chiamare a casa per chiedere un consiglio se accettare o meno
“Un uomo uscito da una BMW verde le propose di fare volantinaggio per due ore in cambio di 375 mila lire, in occasione di una sfilata di moda delle sorelle Fontana, che si sarebbe tenuta sarebbe il sabato successivo. Quel denaro era una cifra enorme all’epoca! Lei telefonò a casa per chiedere come doveva comportarsi e la sorella le disse di lasciar perdere perché non era un’offerta reale e onesta. Lei però dopo le lezioni non andò né a casa né dagli amici che la aspettavano, ma stazionò alla fermata del bus di fronte al Senato con una compagna della scuola di musica mai identificata, per poi separarsi da lei e non essere più vista o rintracciata. Su qyesta persona esiste un verbale molto significativo, che è una delle novità del mio libro”
Ieri la famiglia della ragazza ha chiesto al Papa di vedere il fascicolo segreto sulla Orlandi
Sì, vedremo se questa volta si muoverà qualcosa, come auguro loro, finalmente.