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Emergenza bronchiolite nei bambini: gli ospedali di Roma sotto pressione in attesa del monoclonale

Lo scorso anno, 15.000 bambini sono stati ricoverati in Italia per bronchiolite, di cui 3.000 in terapia intensiva

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma

L’inverno porta con sé non solo raffreddori e influenze, ma per i bambini più piccoli, una minaccia più insidiosa: la bronchiolite da virus respiratorio sinciziale (VRS). Gli ospedali di Roma e del Lazio stanno affrontando un’ondata di ricoveri preoccupante, aggravata da ritardi burocratici che hanno impedito l’avvio della campagna di immunizzazione con l’anticorpo monoclonale, un’arma introdotta quest’anno per proteggere i neonati più vulnerabili.

Situazione critica negli ospedali pediatrici romani

I numeri raccontano una realtà allarmante. Solo nella giornata di ieri, al Dipartimento di emergenza dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù del Gianicolo, sono stati accolti undici bambini positivi al virus. A questi si aggiungono i pazienti ricoverati nei reparti, in terapia intensiva e presso la sede di Palidoro. «Le lentezze burocratiche hanno ritardato la possibilità di proteggere i neonati in tempo – ha dichiarato Alberto Villani, direttore del Dipartimento Emergenza del Bambino Gesù -. Questo ha portato a un numero crescente di casi gravi».

Al Policlinico Gemelli, i medici del Pronto soccorso pediatrico, Ilaria Lazzareschi e David Korn, hanno segnalato l’inizio della stagione della bronchiolite già da novembre. «Ci aspettiamo che durerà fino a marzo. Speriamo che il monoclonale possa ridurre i numeri», hanno affermato. Al San Camillo, l’impatto è altrettanto evidente. «Abbiamo il 25% dei posti letto occupati da bambini affetti da bronchiolite. Sono piccolissimi, respirano male e non riescono a nutrirsi», ha spiegato Mauro Calvani, direttore della Pediatria.

Bronchiolite: una minaccia per i più piccoli

La bronchiolite è un’infiammazione delle piccole vie aeree dei polmoni che colpisce i bambini sotto i due anni, manifestandosi inizialmente con sintomi simili all’influenza: raffreddore, febbre, tosse. Nei casi più gravi, può evolvere in difficoltà respiratorie, fame d’aria e sibilo nasale, richiedendo cure ospedaliere, spesso in terapia intensiva.

Lo scorso anno, 15.000 bambini sono stati ricoverati in Italia per bronchiolite, di cui 3.000 in terapia intensiva. Al Bambino Gesù furono assistiti 750 pazienti, con tre tragiche perdite. Quest’anno, le prospettive non sembrano migliori.

Un monoclonale che può fare la differenza, ma tarda ad arrivare

La vera novità del 2024 è il monoclonale per l’immunizzazione, che avrebbe dovuto partire ad ottobre per proteggere neonati e bambini a rischio. Tuttavia, nel Lazio, la somministrazione non è ancora iniziata, una mancanza che medici e professionisti denunciano con forza. «Avevamo lanciato l’allarme più di un mese fa», ha affermato Francesco Cognetti, oncologo e coordinatore delle Società scientifiche, «ma le istituzioni non hanno risposto in tempo. È inaccettabile che soggetti così fragili debbano subire le conseguenze di ritardi burocratici».

Prevenzione e attenzione

I genitori devono essere attenti ai sintomi nei bambini, in particolare se manifestano difficoltà respiratorie. Lavarsi spesso le mani, evitare luoghi affollati e consultare immediatamente un pediatra in caso di sintomi sospetti sono accorgimenti essenziali per ridurre i rischi.