Emergenza San Camillo
Continua il sovraffollamento del Pronto Soccorso: è emergenza sanità al San Camillo
Proseguono le proteste all’ingresso del San Camillo, dove, al grido di "La sanità è il codice rosso della Regione", questa mattina si è svolto un presidio organizzato da O.S. NURSIND, il sindacato degli infermieri, che ha visto partecipare, oltre gli infermieri, anche il personale medico. Le proteste non si arresteranno, finché non saranno date risposte certe in merito all’emergenza che il Pronto Soccorso sta vivendo ormai da più di un mese.
“E’ stata data una risposta solo parziale – ha dichiarato Stefano Barone, di O.S. NURSIND – Sono stati trasformati i posti letto di chirurgia in letti di medicina interna d’urgenza, 20 in tutto. Tutto questo però, viene fatto a iso risorse: il personale è rimasto lo stesso, e inoltre bisogna segnalare che ha una media di età di 52 anni”.
Il problema, dunque, secondo Stefano Barone, è stato solo aggirato, ma “non affrontato a pieno titolo, soprattutto da parte della Regione che, ad oggi, non dice ancora nulla”.
“Aspettiamo lo sblocco del turn over – continua Barone – perché quei posti letto in più, senza nuove assunzioni, sono inutili. Attualmente ci sono circa 90 pazienti in attesa al Pronto Soccorso; di questi, circa 30 sono in attesa di ricovero”.
Anche per quanto riguarda il blocco delle ambulanze (l’impossibilità di sbarellare il paziente a causa della mancanza di posti letto con la conseguenza che il mezzo è costretto a rimanere all’interno della struttura ospedaliera senza poter uscire a prestare soccorso, ndr), la situazione si fa sempre più critica: “Le ambulanze vengono bloccate quotidianamente dalle 2 alle 5 ambulanze, non solo qui al San Camillo. Sono tutti mezzi sottratti al territorio. E i problemi, poi, si riversano anche all’interno della struttura, per quanto riguarda le unità operative”.
Nei giorni scorsi, l’O.S. NURSIND si era espressa con alcuni comunicati, sottolineando che la situazione del Pronto Soccorso “rappresenta solo una raffigurazione derivata da una politica sanitaria regionale che, per far fronte al contenimento del Piano di Rientro, dovuto a folli gestioni amministrative precedenti e a una politica sanitaria miope, fortemente influenzata dai partiti e dai loro interessi, non ha saputo trovare soluzioni idonee per migliorare una problematica cronica come quella dei pronto soccorso della Capitale e del Lazio”.
“D’altra parte – prosegue il comunicato – se non sono sviluppati i progetti riguardanti l’incremento delle strutture territoriali, filtro fondamentale per ridurre i ricoveri negli ospedali, che considerata la drastica riduzione dei posti letto non possono neanche assolvere le normali attività d’elezione, implicando la drammatica situazione delle lunghe liste d’attesa anche per interventi sanitari importanti, crediamo francamente che non si andrà molto lontano. Certamente Zingaretti e la sua Giunta, nonostante la grande fiducia degli elettori, ancora non hanno fatto vedere niente d’importante, solo tentativi, belle parole, impegni assunti in campagna elettorale, ma mai portati a compimento. E il Lazio non solo ha aumentato il suo deficit, ma realisticamente è la regione che rischia per prima il proprio fallimento”.
“Le aziende sanitarie, che si sono dovute adattare alle conseguenze prodotte dall’applicazione dei tagli lineari imposti dalla spending rewiew e da un Patto di Stabilità che non ha prodotto forme d’investimento per le Regioni a rischio default, non hanno potuto gestire nella migliore maniera i servizi dedicati all’emergenza. Notizie giornaliere ci fanno sapere di situazioni drammatiche nei pronto soccorso, con cittadini che sostano ore per interventi in codici di gravità minore, a volte abbandonati sulle barelle delle ambulanze del 118, che potrebbero trovare migliore accoglienza e prestazioni sanitarie adeguate in strutture dedicate sul territorio, vedi Servizi di Prossimità, Case della Salute, Punti di primo intervento, cose delle quali si parla molto, ma che non si riescono a rendere concrete in misura appropriata ai bisogni di salute del cittadino. Non parliamo poi dell’organizzazione dei medici di famiglia per interventi in h 24 o dell’infermiere di famiglia, figura di cui si sono perse le tracce. Oppure dell’incremento dei CAD, con contestuale aumento di personale dedicato da trovare nelle aziende sanitarie e/o ospedaliere, vedi dipendenti che hanno particolari prescrizioni fisiche, con limitazione nei turni o altro".
Nel corso del presidio, abbiamo incontrato anche Bruno Schiavo, segretario dell’Associazione Medici ANAO. “La situazione è sempre più critica – ha dichiarato – Le criticità sono molto evidenti nel sovraffollamento del Pronto Soccorso. Tanto che anche il Direttore Generale ha dichiarato che è compromessa la qualità e la sicurezza dell’assistenza. Ma bisogna considerare che quello che accade nel Pronto Soccorso è l’espressione di un ospedale che non funziona, che è in crisi e paralizzato”.
Il problema del San Camillo è il problema di tanti ospedali del Lazio, compromessi dalla politica dei tagli: “Avendo perso medici, posti letto e infermieri, gli ospedali non riescono più ad operare come in passato. I tagli sono stati fatti in maniera cieca sui posti letto 5 anni fa; qui al San Camillo ne abbiamo persi 250, su un totale di circa 1000”.
Ma il San Camillo, che a livello di quartiere copre un territorio di circa 500mila persona, non è solo un ospedale di zona. È infatti un punto di riferimento per tant patologie complesse, in emergenza e non in emergenza, per tutto il territorio della Regione.
“Il taglio del personale medico e paramedico – prosegue Schiavo – è invece avvenuto in maniera più progressiva: via via non sono più state effettuate assunzioni a fronte di quanti andavano in pensione. In questi anni abbiamo perso circa 200 medici e circa 100 infermieri. Se l’ospedale non funziona, allora anche il Pronto Soccorso si affolla”.
Tagli questi che, da 5 anni a questa parte, non hanno prodotto alcun risultato. “In questi 5 anni, il San Camillo non ha risparmiato nulla. L’assistenza è crollata, e la spesa è rimasta inalterata. I risparmi sono davvero marginali. Spendiamo ora quanto spendevamo prima, quando prestavamo un’assistenza maggiore e migliore”.
Proprio in riferimento al sovraffollamento del Pronto Soccorso del San Camillo, secondo Schiavo, non si è riusciti ad operare nel modo migliore. “Sono stati presi provvedimenti tampone, che si sono rapidamente rivelati inefficaci. E oggi ci troviamo ancora con più di 80 persone in Pronto Soccorso. Ciò che preoccupa, però, è che anche i reparti hanno segnalato che la situazione è gravemente compromessa anche lì”.
“Chiediamo – prosegue – che si prenda coscienza del problema. Una volta che se ne sarà presa coscienza, si potrà procedere ad una riorganizzazione e ristrutturazione forte, destinando le risorse dove è necessario che vadano. Ad esempio, ai grandi ospedali dove le criticità sono più evidenti. Oppure – spiega – riorganizzando in base alle priorità le attività di questi grandi ospedali”.
Insomma, la riorganizzazione deve essere accompagnata dalla volontà di risolvere alla radice una situazione che si fa sempre più insostenibile, “altrimenti – spiega Schiavo – qualunque provvedimento è destinato a rivelarsi inefficace”.
Per quanto riguarda le modalità di lavoro del personale medico, Schiavo sottolinea come un’eccedenza di orario comporti “uno stress psicofisico che mal si concilia con l’attività assistenziale. Capita, in maniera del tutto illegale ed illegittima, che dopo il turno di notte ci si debba fermare anche la mattina. Il rischio di errore è dietro l’angolo”.
Inoltre, per aggirare il problema del blocco del turn over, Schiavo ci spiega che sono stati assunti dei precari, non previsti per la sanità. Personale sottopagato, qualificato come medico, non riconosciuto nemmeno dall’azienda. “E’ una situazione paradossale ai margini della legalità”.
Ancora una volta giunge una spiacevole conferma: “La Regione ancora non ha fatto sentire la sua voce”.
Oltre i medici e gli infermieri, però, ci sono loro: i pazienti. “Basta entrare nel Pronto Soccorso per accorgersi di come la dignità umana sia totalmente calpestata. Episodi di degenza promiscua, persona di ogni età e di entrambi i sessi, si trovano insieme, passano giorni e giorni abbandonati lì”.
Presente al presidio anche il consigliere regionale Fabrizio Santori, che prima di giungere davanti ai cancelli del San Camillo, ha effettuato un’ispezione nei locali del Forlanini. “Siamo giunti all 15esima tappa del nostro tour della sanità malata – ha dichiarato – Ho incontrato una serie di cittadini e operatori sanitari che hanno sollecitato il mio intervento per denunciare situazioni di degrado sempre più ricorrenti”.
“Oggi – spiega – ho potuto constatare l’esistenza di tante strutture abbandonate, sia all’esterno che all’interno del nosocomio. Quasi il 90% delle strutture sono abbandonate a se stesse. In queste stesse strutture, a volte i riscaldamenti sono funzionanti e le luci accese”.
“La mia intenzione – prosegue – è quella di comprendere e, se del caso, contrastare un progetto che ancora non è stato messo nero su bianco. Mi pare di aver capito, però, che le dichiarazioni di Zingaretti aprano ad un progetto di riqualificazione con l’accesso dei privati. La volontà politica di aprire ai privati in passato c’è stata; ora non so se ci sia ancora. Si può essere anche favorevoli ad un’idea del genere: l’importante è che non si intervenga all’interno delle strutture pubbliche, perché va salvaguardata la garanzia del pubblico nella sanità. Quelle strutture possono essere sì riutilizzate, ma con criterio. Ci si possono creare nuovi ambulatori, oppure delle RSA pubbliche. O, ancora, darle alla ASL. Darle a qualcuno vuol dire far pagare un affitto: si tratta di soldi liquidi che entrerebbero ogni mese. Continuerò finché non sarà pronto un dossier che mostri al presidente Zingaretti quante potenzialità non sfruttate ci sono in questa Regione”.
Il punto, però, è che ci sono tanti, troppi sprechi. “Ci sono fondi oltre 460mila euro stanziati ma mai utilizzati; sono fermi in Regione “ – spiega ancora. “Quei soldi continua Santori – erano destinati proprio all’ampliamento del Pronto Soccorso”.
Tutto questo è finito proprio sui banchi della Procura. Fabrizio Santori, infatti, in risposta alla denuncia della Regione Lazio che contestava la non veridicità delle testimonianze dei pazienti sui materassi a terra, ha presentato un esposto in Procura, molto dettagliato. “Attendiamo le risposte della Magistratura. In quelle carte c’è una denuncia ben precisa verso chi sta sbagliando completamente la gestione del San Camillo”.
“La mia battaglia per la sanità – prosegue – è trasparenza e merito, per rilanciare un servizio efficiente ed efficace, realmente attento ai bisogni dei pazienti e delle loro famiglie. Non servono altri soldi, serve evitare gli sprechi. Per anni sono stati buttati nel cestino tante risorse. E poi bisogna dire basta ai privilegi. Tutti questi meccanismi devono finire, in troppi ci sguazzano dentro”. Tanto che, come ci informa, al San Camillo c’è una macchina che ha il compito di dividere i medicinali e passarli agli infermieri che, solo di manutenzione costa 2milioni di euro l’anno.
“Ora stiamo portando avanti anche un’analisi sugli appalti, perché anche in quell’ambito ci sono sprechi e incongruenze”.
E poi le parentopoli. Anche a quelle bisogna dire basta: “Al Policlinico di Tor Vergata, è stato nominato primario il figlio del primario che si era appena dimesso”.
Policlinico di Tor Vergata, dove nelle score ore, per il tramite del Direttore Sanitario di presidio, è stata confermata la presenza di casi di scabbia e tubercolosi.
“Un riscontro oggettivo cui si aggiungerebbero altri casi individuati nell’ambito della Asl Roma H, in un contesto in cui ad essere stati colpiti da tali malattie risulterebbero anche operatori sanitari ora alle prese con le necessarie profilassi. E’ evidente che questo allarme, lanciato da più parti, viene sottovalutato dalla Regione Lazio” – aveva dichiarato lo stesso Fabrizio Santori in un comunicato.
“Il proliferare di campi nomadi irregolari, particolarmente insistenti proprio nel bacino territoriale in cui opera il policlinico Tor Vergata, l’aumento esponenziale dei flussi migratori e, non in ultimo, le nuove povertà risulterebbero cause incontrovertibili del riaffiorare di questo genere di malattie – si legge ancora nel comunicato – Per tali ragioni, intendiamo conoscere in maniera dettagliata le linee di intervento del modello di Welfare e Salute regionale e se sono stati coinvolti gli attori del terzo settore, del mondo sindacale oltre alle ASL e all’Istituto Superiore Sanità. Ma non solo, occorre anche verificare se questa amministrazione regionale ha preso contatti con Roma Capitale al fine di intraprendere un’azione di verifica nei campi nomadi irregolari e procedere con l’individuazione di eventuali focolai delle suddette malattie e quali piani di intervento si intendano quindi promuovere in maniera urgente per far fronte a un fenomeno che desta sempre più preoccupazione”.
Anche il consigliere regionale Luca Gramazio si è espresso in merito alla situazione del San Camillo: “La situazione del Pronto Soccorso è diventata insostenibile. Non si può più giocare allo scaricabarile. Le denunce e gli allarmi lanciati quotidianamente da sindacati e categorie delineano un quadro preoccupante. Il Presidente Zingaretti si renda conto che questa non è una mera polemica: il grido d’allarme arriva quotidianamente dalle categorie e da chi, ogni giorno, vive i problemi della sanità. Serve un’azione più determinata e incisiva, nell’ambito delle proprie competenze, da parte dell’amministrazione regionale. Risposte che a tutt’oggi non sono ancora arrivate”.