Epifania, la manifestazione del Signore che “tutte le feste porta via”
Il 6 gennaio la Chiesa cattolica celebra l’adorazione dei Magi che rivelò la divinità di Gesù. E i saggi potrebbero essere in qualche modo legati anche alla figura della Befana
Come insegna la saggezza popolare, l’Epifania tutte le feste le porta via. Quest’anno, per buona misura, potrebbe fare lo stesso con il Governo, anche se è più facile credere alla Befana che all’attuazione dei penultimatum renziani.
Già, la Befana. L’amabile vecchietta che vola su una scopa per riempire le calze dei bambini è uno dei simboli (profani) della festività. Il suo stesso nome parrebbe derivare dal termine “Epifania”, attraverso la forma corrotta Befanìa.
Le sue origini potrebbero essere molto antiche, anche se la figura come la conosciamo oggi nacque probabilmente nel Basso Medioevo. C’è comunque anche una versione che la lega all’episodio evangelico dei Magi: dettaglio affatto insignificante, perché è l’evento su cui si fonda l’intera tradizione epifanica.
La tradizione dell’Epifania
La parola Epifania deriva dal greco ἐπιφαίνομαι (epifàinomai = mi mostro, mi manifesto), e indica la manifestazione della divinità di Nostro Signore Gesù Cristo all’umanità. Nelle Chiese orientali, questa rivelazione è associata al Battesimo di Gesù impartito da Giovanni Battista (Mt 3, 13-17; Mc 1, 9-11; Lc 3, 21-22), che il rito romano celebra la prima domenica dopo il 6 gennaio. Il Cattolicesimo, invece, lega la solennità all’adorazione dei Magi, i saggi orientali che, seguendo la stella di Betlemme, vennero ad omaggiare Gesù Bambino (Mt 2, 1-12).
Secondo il racconto di San Matteo Evangelista, «alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il Re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”».
L’astro, che in seguito Giotto avrebbe interpretato come una cometa, guidò i sapienti fino a Betlemme, dove trovarono «il Bambino con Maria Sua madre». Inginocchiatisi, Gli offrirono oro (come si conviene a un Re), incenso (come omaggio alla Sua divinità) e mirra (anticipando la Sua Passione e morte redentrice).
Proprio in virtù del numero dei doni, successivamente si ipotizzò che i Magi fossero tre, e si attribuirono loro dei nomi che variano secondo la cultura. Quelli affermatisi nella tradizione occidentale sono Baldassarre, Gaspare e Melchiorre.
Nel tardo Medioevo si iniziò a considerarli anche dei Re, provenienti dalle tre parti del mondo allora conosciuto – Europa, Asia e Africa. Con una simbologia concettualmente analoga (benché anagrafica piuttosto che geografica), i bizantini li raffigurano a volte come le tre età dell’uomo: il giovane, l’adulto e l’anziano.
I Magi e la Befana
Un aneddoto più recente vuole che, recandosi a Betlemme, i Magi avessero chiesto informazioni a un’anziana, invitandola poi a seguirli per omaggiare il Salvatore. La donna rifiutò, ma dopo, pentitasi, preparò un sacco di presenti e si mise alla ricerca dei saggi e del Bambino Gesù, non riuscendo però a trovarli. Da allora, per farsi perdonare, l’anziana bussa a ogni porta e consegna i suoi doni ai bambini.
Vi ricorda niente? Eh sì, è proprio lei: la Befana. Buona Epifania a tutti!