Equinozio di primavera, il 20 marzo segna la fine dell’inverno
È il giorno in cui le ore di luce e buio hanno approssimativamente uguale durata: è una data mobile, legata a eventi culturali e commemorazioni religiose, in primis la Pasqua che da essa dipende
Oggi, 20 marzo, è l’equinozio di primavera, giorno che nel nostro emisfero – quello boreale – segna la fine dell’inverno (mentre nell’emisfero australe il termine dell’estate). In astronomia, come illustra Meteo.it, è il momento dell’anno in cui i raggi solari colpiscono perpendicolarmente l’asse di rotazione terrestre. Un evento che si verifica anche a settembre, quando occorre l’altro equinozio, quello d’autunno.
In queste due giornate, aggiunge l’Adnkronos, le ore diurne e notturne hanno approssimativamente la stessa durata. Un fenomeno che si riflette anche nell’etimologia del termine “equinozio”, che deriva dal latino aequus, cioè “uguale”, e nox, ovvero “notte”.
Si tratta però, spiega l’ANSA, di date mobili, legate all’orbita ellittica della Terra e alla diminuzione della velocità del nostro pianeta quando si allontana dal Sole. Tant’è che, nel caso specifico, l’inizio della mezza stagione oscilla tra il 19 e il “tradizionale” 21 marzo, in cui però tornerà a cadere solo nel 2100.
Curiosamente, la festa mobile per eccellenza, la Santa Pasqua, dipende proprio da questo fenomeno, cadendo la prima domenica dopo il primo plenilunio successivo all’equinozio di primavera. E l’arrivo della stagione della rinascita, come riporta l’Agenzia Dire, coincide con eventi culturali, tradizioni, leggende e commemorazioni, di carattere soprattutto religioso.
L’equinozio di primavera tra cultura, tradizione e leggenda
In Giappone, per esempio, si celebra la ricorrenza nazionale dello Shunbun no hi, che ha origini buddiste e dura una settimana (chiamata Higan). È incentrata sul ricordo dei defunti, e si trascorre visitando le tombe di famiglia con offerte in forma di cibo, fiori e preghiere.
Inoltre, come riferisce Il Giorno, questa data segnava il primo giorno del nuovo anno nell’antica Mesopotamia, e ancora oggi indica il Capodanno iraniano. Invece nell’antico Egitto, dove si commemorava lo Sham el Nessim, la Grande Sfinge di Giza risulta allineata al sorgere del Sole, analogamente a quanto accade a Stonehenge.
Uno spettacolo altrettanto suggestivo si verifica poi in Messico, presso la Piramide di Kukulkan che domina il sito archeologico Maya di Chichén Itzá. Qui, in occasione dei due equinozi, i raggi solari del tramonto proiettano delle ombre triangolari che creano l’illusione di un serpente piumato che striscia lungo il monumento.
Anche per gli antichi Greci questa giornata rivestiva un’importanza capitale. Era associata al mito di Persefone (Proserpina per i Romani), contesa tra la madre Demetra (Cerere), dea delle messi, e il marito Ade (Plutone), dio dell’Oltretomba.
Questi ultimi erano entrambi fratelli del padre degli dèi Zeus (Giove), che decretò che la nipote trascorresse metà dell’anno con la mamma e metà con lo sposo. L’equinozio di marzo indicava il ritorno della ragazza in superficie dagli Inferi, e dunque la fine della sofferenza semestrale di Demetra. Il cui cuore poteva finalmente rifiorire, rendendo per riflesso di nuovo feconde anche la terra e la vegetazione.
Al termine dell’oscurità, infatti, si trova sempre una nuova luce. Buon inizio di primavera ai nostri lettori!