Era la notte del 16 Ottobre, il rastrellamento di oltre un migliaio di ebrei
74 anni fa si perpetrava uno degli scempi più crudeli e disumani nella storia di Roma ai danni di oltre un migliaio di ebrei italiani
74 anni fa si perpetrava uno degli scempi più crudeli e disumani nella storia di Roma: il rastrellamento di oltre un migliaio di ebrei italiani, uomini, donne e bambini da deportare nei lager.
Era la notte del 16 Ottobre
Nel cuore di una notte umida, appena piovosa, varie squadre di SS naziste scese appositamente da Bolzano per compiere l’efferata opera di pulizia col più brutale disprezzo per la vita (e accompagnate da gruppi di polizia fascista italiana), portarono a termine la razzia rivelando i tratti più cupi dell’inferno che a volte si abbatte sulla terra.
Era la notte del 16 Ottobre, come 16 (dai 1022 caricati sui treni piombati alla stazione Tiburtina) furono le anime che riuscirono miracolosamente a tornare da quei campi di sterminio.
Una data importante da fissare anno dopo anno davanti agli occhi di tutti noi: uomini, donne e bambini, dei fortunati che non hanno vissuto quell’orrore. Una data che anticipa quella di domenica 17 e lunedì 18 Ottobre che vedrà i cittadini romani recarsi alle urne per scegliere il nuovo Sindaco, e realizzare un’opera di democrazia, una settimana appena dopo i brutti fatti di cronaca dell’assalto alla sede della CGIL a Roma.
La lotta sul Green pass
Un’aggressione che nei commenti, persino nelle postille e nei punti a capo, ha ancora una volta diviso la politica, perennemente incapace di fare i conti con se stessa e trovare il senso di unità di giudizio, senza se e senza ma.
L’ennesimo schianto di un’immaturità intellettuale deflagrante, dalle cui schegge tutti noi siamo stati colpiti, pagandone le conseguenze. Dal delirante duello sui green pass, alla quotidianetà di un’economia puramente consumista e individualistica, una matrice comune che disegna la nostra esistenza. Viviamo ormai divisi in scomparti separati, il dialogo sensato è scomparso, o appare appena, oscurato da una politica che scuce le ferite della realtà per farle proprie, ma le riproietta in programmi vuoti o sconnessi. Parole. Solo parole.
E i vigliacchi si nascondono dietro le parole di chi li giustifica. Corsi e ricorsi storici si abbattono con spranghe e sassate sui vetri di una democrazia tirata su a fatica sotto il peso di lacrime e ferite ancora aperte.
Impariamo a ricordare, a riflettere, a comprendere dagli umori del passato e a non ripeterci nelle imprese più infami. Andiamo al voto domenica e lunedì col pensiero e l’ambizione di costruire una società ricca di emozioni e speranze di progresso.
Affidarsi al lavoro di una politica che ascolti e ordini le cose senza semplicemente dividerci tra uomini, donne e bambini, è il nostro dovere di cittadini e persone per bene come si diceva una volta. Proviamoci.
Foto Ag. Dire