Euro-sovranismo, così Draghi ha bloccato l’export del vaccino AstraZeneca
L’Italia impone la linea dura sui Big Pharma, anche perché il fallimento sanitario della Ue è sempre più evidente. E l’Ema avvia finalmente la valutazione del siero russo Sputnik V
È l’euro-sovranismo il nuovo spettro che si aggira per il Vecchio Continente. Conseguenza di un disastro – quello in ambito clinico – che, se non ha ucciso la Ue, ne ha però senz’altro stroncato la credibilità. Come ormai sono costretti ad ammettere anche gli europeisti della prima ora, a partire dal nostro Premier Mario Draghi. Che infatti ha preso un’iniziativa senza precedenti, facendo capire a tutti – in particolare ai colossi farmaceutici – che l’aria sta decisamente cambiando.
Atti di euro-sovranismo
Lo aveva “minacciato” una settimana prima, al suo Consiglio Europeo di debutto, ed è stato di parola. «Le aziende che non rispettano gli impegni non dovrebbero essere scusate», aveva tuonato SuperMario, proponendo il blocco dell’export per le case in ritardo con le consegne dell’antidoto. Con particolare riferimento ad AstraZeneca, che aveva annunciato tagli fino al 70% delle forniture appellandosi a controverse clausole sul contratto siglato con la Commissione Ue.
Detto, fatto. Proprio la società anglo-svedese, infatti, lo scorso 24 febbraio aveva chiesto l’autorizzazione a esportare in Australia 250mila dosi del proprio vaccino anti-Covid. Un passaggio obbligato da quando, a fine gennaio, è stato lanciato dall’esecutivo comunitario un apposito Meccanismo di controllo.
Il lotto si trovava nello stabilimento di Anagni, perciò il placet dipendeva dal Governo di Roma. Che il 26 febbraio – subito dopo l’incontro virtuale tra i Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea – ha dato parere negativo. Diniego confermato poi dall’organo presieduto da Ursula von der Leyen, che ora provvederà a redistribuire i sieri tra i Paesi membri dell’Unione. Anche se il vicepresidente, il lettone Valdis Dombrovskis, si è affannato a chiarire che «non è un bando delle esportazioni». A lui la forma, all’Italia la sostanza.
I crucci della von der Leyen
L’euro-sovranismo è “figlio” del fallimento sanitario di Bruxelles, ormai talmente evidente da non attirare più i soli strali dei tradizionali critici dell’Europa. A partire dal Gruppo di Visegrád, capitanato dal Premier magiaro Viktor Orbán che ha appena ritirato il proprio contingente dal Partito Popolare Europeo. E che, se decidesse di passare all’opposizione, metterebbe in minoranza l’attuale presidenza.
Gli attacchi, però, arrivano anche da sinistra, come dimostra il caso di Manon Aubry, eurodeputata transalpina del partito France Insoumise. Che ha accusato la plenaria di essersi inchinata «di fronte alle case farmaceutiche», che avrebbero «stabilito la “legge” per lei».
Soprattutto, però, si era registrata la clamorosa “ribellione” del Cancelliere austriaco Sebastian Kurz e della Premier danese Mette Frederiksen. I quali, stigmatizzando la lentezza dell’Ema nell’approvazione degli antidoti e i tentennamenti dei Big Pharma, avevano mosso un deciso passo verso la sovranità vaccinale. Anticipando l’intenzione di cercare, assieme a Israele, un accordo autarchico con le statunitensi Pfizer e Moderna.
L’euro-sovranismo colpisce anche gli euroinomani
Scelta che peraltro ha subito sortito degli effetti, visto che la stessa Agenzia Europea del Farmaco si è finalmente risolta ad avviare la valutazione del russo Sputnik V. Che viene già utilizzato in varie Nazioni, tra cui Ungheria e San Marino, ma su cui gravava un assurdo veto “politico”.
L’iter «dovrebbe richiedere meno tempo del normale per valutare un’eventuale domanda a causa del lavoro svolto durante la revisione progressiva» ha precisato l’European Medicines Agency. E forse anche qui c’è stato lo zampino dell’ex Governatore della Bce. Che proprio il giorno prima dell’annuncio aveva sentito telefonicamente l’alta papavera teutonica per sollecitare un’accelerazione nella risposta comunitaria alla pandemia.
Anche per porre un freno al riaffiorare di egoismi (pseudo)nazionalisti lamentato dalla conduttrice Myrta Merlino. Che forse, però, ignora che si sta solamente avverando una vecchia previsione del grandissimo Indro Montanelli. Il quale aveva profetizzato che, «quando si farà l’Europa unita, i Francesi ci entreranno da Francesi, i Tedeschi da Tedeschi e gli Italiani da europei».
Ora, però, l’euro-sovranismo sembra aver iniziato a colpire anche gli euroinomani – e con la velocità di trasmissione di una variante. Romana, ça va sans dire.