“Europa Risorge”, a Roma Forza Nuova e Alba Dorata
Roma, convention tra i maggiori partiti nazionalisti europei
Un’Europa “cristiana, romana, greca” – come l’ha definita Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova. Un’Europa contro i “non-valori liberal massonici”. Un’Europa “della famiglia, della piccola impresa, dell’agricoltura”. Un’Europa, e non un’Unione Europea schiava delle politiche di austerity, delle banche, dei burocrati, dei vincoli e dei pareggi di bilancio.
Questi i presupposti di un’Europa che “risorge” (dal titolo della conferenza), l’Europa che potrebbe nascere dall’alleanza fra i maggiori partiti nazionalisti europei, quelli dell'ultra-destra, che ieri si sono incontrati a Roma, presso l’Hotel Pineta Palace. Spagna, Grecia e Italia, sono solo 3 tra i Paesi che più hanno sofferto le conseguenze dei diktat europei. I PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna): “maiali d’Europa”, come spiega il termine coniato negli ambienti finanziari anglosassoni e americani. E questi 3 Paesi, ieri, erano seduti allo stesso tavolo per parlare di reazione e cambiamenti. Ma anche di resistenza e determinazione, del valore dell’unione fra i popoli. A prestare la voce alla Spagna c’era Manolo Canduela, presidente del partito Nazionalista Democracia National; per la Grecia il deputato di Alba Dorata, Antonios Gregos; per l’Italia il segretario nazionale di Forza Nuova, Roberto Fiore. Ma non erano soli. Accanto a loro, a parlare di una nuova Europa, anche l’eurodeputato britannico del British National Party, Nicholas Griffin e Jens Phuse del Partito Nazionalista Tedesco.
Uno per uno, hanno preso la parola. “Bisogna ringraziare soprattutto il deputato greco di Alba Dorata, perché loro ci stanno dimostrando che anche se c’è la repressione, la sopravvivenza è comunque possibile”. Con queste parole Manolo Canduela, primo ad intervenire, ha aperto il suo discorso. “La chiamano ‘globalizzazione’, ‘nuovo ordine mondiale’; io la chiamo solo ‘distruzione’ – ha continuato – E questa distruzione in Spagna è arrivata: ci hanno annientato l’industria, l’agricoltura, hanno distrutto tutto”. Poi, i riferimenti storici: “all’epoca di Franco, la Spagna era l’8° potenza mondiale. In 40 anni di falsa democrazia, siamo scesi al 20° posto”. Secondo Canduela, l’unico modo per sopravvivere è quello di “opporsi al nuovo ordine mondiale sionista. Se manterremo fede ai nostri ideali – ha arringato dal palco della sala conferenze dell’Hotel – se saremo fedeli alle nostre tradizioni, alla nostra religione, come sta facendo ora il popolo greco, allora vinceremo”.
Canduela, poi, ai microfoni di Romait, ha spiegato come la Spagna, in questo momento, sia paragonabile ad un malato terminale: “Ci sono gravi problemi – ci ha spiegato – Problemi economici, di immigrazione, di separatismo. La Spagna è prossima alla sua distruzione totale. E credo che siamo vicini al momento della reazione del popolo”. Interrogato su quale sarà il futuro di questi governi, di queste democrazie, Canduela ha risposto che, in Spagna, “la democrazia è già morta”, perché ha fallito. “Da noi – ha concluso – non c’è mai stata una vera democrazia: dopo la morte del generale Franco, è arrivata a governarci una èlite straniera, che ci ha mentito, ha falsificato il sistema, levando al popolo spagnolo il suo potere”.
Dopo Canduela, è stata la volta di Griffin, l’eurodeputato britannico. “I bassissimi tassi di natalità e la pratica dell’aborto, stanno portando lentamente la nostra Nazione al suicidio” – ha spiegato. E poi ha aggiunto: “La globalizzazione, che equivale a una de-industrializzazione, sta uccidendo la nostra economia, ma anche la nostra identità”. E i giovani senza speranza, nessuno li tiene in considerazione, a meno che “non vengano chiamati a combattere una qualche guerra sionista, perché allora vogliono il loro sangue”. Le Nazioni europee non stanno morendo, stanno per essere uccise: questa è la dura sentenza dell’eurodeputato britannico, che accusa i capitalisti e i sionisti di portare avanti “un attacco freddo e calcolato” contro l’Europa. Un attacco che presto giungerà alla sua terza fase: dopo una prima fase della crisi (“quella americana degli anni 2007-2008, con un totale di debito accumulato pari a 8mila miliardi di dollari") e dopo una seconda fase della crisi (“quella del debito sovrano europeo, che ha crocefisso la Grecia, l’Italia e la Spagna, per un totale di debito accumulato pari a mille miliardi di euro"), si sta avvicinando la terza fase della crisi, secondo Griffin. Una terza fase che sarà ben più dura delle due passate, e che vedrà l’Europa confrontarsi con i “mercati emergenti: Brasilie, Turchia, Cina, India”. Due le possibilità, dunque: “Uccidere le banche, o distruggere i popoli europei”. E ai nazionalisti di Europa, non resta che “uccidere le banche per salvare i popoli, e trasferire a questi il potere che ora appartiene ai primi”. Fondamentale, infatti, secondo Griffin è che il governo torni ad avere il “potere di emettere credito”. Ciò che sembra impossibile da realizzare, “perché i politici ora al governo – tuona Griffin – non sono veri politici, ma pupazzi nelle mani delle banche. Per loro la soluzione è una: quando le banche falliscono, i soldi si prendono dalle tasche dei cittadini, come hanno già fatto”. A questo proposito, Griffin cita un articolo di una rivista inglese del 12 gennaio, in cui c’era scritto: “I risparmi dei milioni di cittadini europei potrebbero essere utilizzati per investimenti a lungo termine che servano a coprire il vuoto del debito bancario”. Tradotto, secondo Griffin, vuol dire: “Vogliono confiscare e rubare i soldi ai popoli per riparare un corrotto e marcio sistema bancario”.
A seguire, Antonios Gregos, deputato di Alba Dorata, per cui è stata chiesta la fine dell’immunità parlamentare. Il suo è stato probabilmente l’intervento più atteso, nonché quello più acclamato. “In Grecia la democrazia è stata distrutta. Bello scherzo del destino, se pensiamo che proprio in Grecia la democrazia è nata!” – ha dichiarato in apertura al suo discorso. A seguire, i riferimenti all’attività del suo partito, Alba Dorata, “un partito legale, ma che viene costantemente perseguitato, su di noi dicono falsità. Il leader del nostro partito e altri 5 membri dell'Assemblea sono illegittimamente detenuti; il resto di noi, probabilmente, li seguirà nei prossii giorni”. E poi, il saluto a Yorgos e Manolis, i due militanti di Alba Dorata uccisi in un agguato lo scorso 2 novembre. Al solo nominarli, tutti gli auditori si sono alzati in piedi e si sono stretti in un lungo applauso, fragoroso ma silenzioso, per ricordare con rispetto i due militanti che hanno perso la vita. “La responsabilità è del governo; il governo greco ci ha condotto al disastro e alla morte di centinaia e centinaia di persone” – ha incalzato Gregos. “Ma i nazionalisti greci resistono – spiega – Tutti dovrebbero fare lo stesso. Perché la cultura europea nulla ha a che vedere con quella che ci viene imposta. I cittadini europei devono unire le loro forze per opporsi allo sterminio”.
A noi di Romait, Gregos ha anche spiegato che Alba Dorata, nonostante la guerra aperta che gli stanno facendo, sta crescendo, e ora è attorno al 20%. “I cittadini europei – ci ha spiegato – hanno il dovere di essere uniti per essere più forti, perché altri giorni difficili stanno per arrivare. Per essere forti, bisogna che gli europei devono tornino a fare figli, bisogna tutelare le famiglie. Ci sono molti immigrati, e nel frattempo gli europei non fanno più figli".
Jens Phuse, nazionalista tedesco, ha invece riferito dei tentativi del governo di mettere fuorilegge il suo partito. “Circa 200 agenti sono stati infiltrati tra i nostri iscritti, sono pagati per provocare. Ci hanno portato in tribunale, e mentre stavano interrogando 13 dei nostri, è arrivata la chiamata al giudice: “Attento – gli hanno detto – quello è uno dei nostri, lo abbiamo mandato noi”. E allora difesa e pubblica accusa non hanno saputo più che fare, la verità era venuta fuori”. A dicembre è stato istituito un altro processo nei confronti del NPD; forse potrebbe concludersi entro un paio d’anni. “Ma noi siamo un partito che opera nella legalità”. Ha sottolineato Phuse, che ha aggiunto: “Dal 25 maggio, noi, gli inglesi, gli italiani, i greci e gli spagnoli, saremo un unico blocco di opposizione al Parlamento Europeo”.
Ha concluso la serie di interventi, Roberto Fiore. “Questa non è solo una manifestazione in vista delle elezioni europee, è una strategia più alta. Noi vogliamo radunare e creare un’avanguardia che possa dare un segnale di riscossa in questo momento, in cui tutto sembra franare”. E poi ha inveito contro le banche, contro gli americani, contro i sionisti: “Siamo andati in Siria, per confermare i nostri sospetti: l’attacco alla Siria è come l’attacco all’Europa. C’è una macabra alleanza tra il fondamentalismo islamico, gli Usa, la Turchia e Israele. Perché le guerre sono sempre americane e sioniste”. Poi, ha parlato dell’importanza del nucleo della famiglia, e del valore che ricopre nella società: “Se continua la pratica abortiva, se ci impongono il blocco delle nascite perché lo Stato non mette a disposizione servizi sociali che aiutino i cittadini, se continueremo a portare avanti le politiche di omosessualismo, l’Europa morirà”.
Roberto Fiore lo abbiamo anche intervistato. Cosa c’è oltre la crisi, che non viene detto? “C’è l’attacco alle fondamenta della Nazione. Prendiamo la legge sull’omofobia, e capiamo come stiano minando le cellule fondamentali della nostra cultura. È quanto mai importante reagire: il popolo deve organizzarsi, a partire dal territorio, ma allo stesso tempo devono esserci anche delle risposte politiche”. Essere uniti è importante, per questo “noi – ha specificato Fiore – abbiamo sempre tentato di unire tutti, ma il vecchio detto ‘divide et impera’ è ancora valido. In questo momento stiamo portando avanti degli accordi con altre forze politiche in vista delle elezioni europee. Vediamo come va da lì in poi”.
E dopo oggi, cosa succede? “Dobbiamo vedere le Nazioni europee come se fossero le regioni italiane: se oggi abbiamo un coordinamento tra le regioni, dobbiamo riuscire ad averlo anche in Europa”. Un’Europa che, se questo fronte unico andasse al potere, sarebbe un’Europa dei popoli, un’Europa senza vincoli né pareggi di bilancio. “Faremmo come il primo ministro giapponese, che ha stampato mille miliardi di euro, quello che gli serviva per dare un impulso alla sua economia. E si è indebitato col suo popolo, non con le banche”. E poi ha aggiunto: “Noi non riconosciamo il debito pubblico, lo diciamo dal 1997 che il debito pubblico non va pagato. E per non pagarlo, basta, appunto, non pagarlo. Ma i politici non lo faranno mai, perché sono servi dei banchieri. Invece bisogna destrutturare il nostro debito: l’unica parte che dovremmo pagare è quella dei BOT, perché sono i risparmi dei cittadini italiani, tutto il resto no”.