Evan Giulio: chi lo ha ucciso andava fermato subito ma la madre è vittima o carnefice?
Evan Giulio era trattato come un sacco da boxe, utile a sfogare la rabbia e la frustrazione dell’uomo che avrebbe poi finito per ucciderlo
17 Agosto 2019: il piccolo Evan Giulio muore a Modica. Secondo gli investigatori, Salvatore Blanco, convivente di Letizia Spatola, madre del piccolo, avrebbe picchiato Evan causandone la morte mentre la madre non si sarebbe opposta.
Un anno dopo emerge che Letizia Spatola fosse già indagata per maltrattamenti. La procura di Siracusa aveva aperto un fascicolo sulla donna dopo che il piccolo era stato portato in ospedale a Noto con una frattura alla clavicola sinistra. I medici hanno inviato il referto ai carabinieri ma senza riuscire a evitare che il piccolo fosse ucciso. La donna e il compagno sono stati arrestati con l’accusa di maltrattamenti e omicidio volontario.
L’inchiesta sulla morte di Evan Giulio: uno scenario raccapricciante
Dall’inchiesta emergono i dettagli: cadute dal letto a giustificare lividi e occhi neri. Cavi elettrici utilizzati a modi frusta. Calci, pugni e sberle. Il piccolo Evan veniva insomma trattato come un sacco da boxe per sfogare l’ira del compagno della madre, mentre quest’ultima, almeno il giorno della morte del piccolo, restava impassibile a guardare.
Sembra che anche la donna venisse picchiata regolarmente da Salvatore Blanco, tanto da decidere di lasciarlo. Però ci sarebbe in seguito tornata insieme fino al tragico giorno in cui il piccolo di 21 mesi è deceduto. La donna è difesa dall’avvocato Natale Di Stefano, il quale sottolinea come anche la donna fosse vittima “innocente” del convivente.
La madre di Evan Giulio veniva picchiata ogni giorno
“Le percosse che Letizia subiva dal convivente erano quotidiane. Con un bastone o con il cavo dell’antenna. Letizia è entrata in carcere ancora con i lividi addosso. Purtroppo il suo errore è quello di non aver avuto la forza di opporsi e lasciarlo definitivamente. Ha capito troppo tardi quello che stava realmente accadendo con Evan”. Queste le parole dell’avvocato Di Stefano. Aveva provato a lasciarlo ma “purtroppo quella convivenza è ripresa -aggiunge l’avvocato. In tutte le altre circostanze in cui sono comparsi lividi al piccolo, invece, lei non era presente. Quando chiedeva spiegazioni, però, il convivente accampava scuse del tipo che era caduto dal seggiolino o che si era bruciato con il pane caldo appena uscito dal forno”.
Continue visite all’ospedale fino a quella tragica notte
Evan era stato trasportato 3 volte in ospedale con lividi e segni di percosse. Quella notte Blanco avrebbe preso il bambino e lo avrebbe portato a letto con lui poiché piangeva, mentre la madre dormiva in un’altra stanza con l’altro figlio. Al risveglio la madre avrebbe visto altri lividi sul corpicino del bambino e avrebbe litigato con il convivente. L’avvocato afferma che “Alla richiesta di spiegazioni, il convivente ha detto prima che era caduto dal letto, poi ha cambiato versione dicendo che aveva sbattuto la testa nello spigolo della porta.
Quello che si sospetta, invece, è che quel livido all’occhio sia stato causato da un pugno. Il bimbo sembrava che stesse bene ma dopo aver trascorso la mattinata la situazione è precipitata. È andato in arresto cardiaco e sono state effettuate manovre di respirazione. Purtroppo, però, tutto è stato inutile. Adesso attendiamo l’esito dell’esame autoptico che arriverà entro 60 giorni in cui saranno chiare le cause che hanno portato al trauma cranico”.
Letizia intanto resta rinchiusa nel carcere di Messina.
Salvatore Blanco: uomo violento
Stefano Lo Piccolo, padre di Evan, rilascia delle dichiarazioni raccapriccianti: “Se non togli la residenza da questa casa o mi denunci alle forze dell’ordine tuo figlio muore”, lo avrebbe minacciato Salvatore Blanco. Stefano Lo Piccolo, artigiano Genovese, era costantemente intimorito da Blanco: “Quell’uomo minacciava me o mio figlio in continuazione. Ho vissuto mesi da incubo. Ero terrorizzato da lui”. Lo Piccolo ha riferito agli inquirenti di essere sempre stato terrorizzato da Blanco: “Era un violento nei modi e nel comportamento. E quello che ha fatto al bambino lo ha dimostrato”.
Evan insomma veniva trattato come un “punching ball”, un sacco da boxe, utile a sfogare la rabbia e probabilmente la frustrazione dell’uomo che avrebbe poi finito per ucciderlo.
Gli uomini che picchiano: chi sono
Uomini “normali”, misogini, sadici, padri, mariti, compagni, figli. Non c’è un’età specifica e spesso nemmeno una vera e propria ragione valida che “giustifichi” il loro comportamento violento. Di solito questo comportamento si riversa sulle donne, spesso vittime di innumerevoli soprusi, ma a volte anche sui figli, anime innocenti e inconsapevoli delle ragioni che possano motivare tale odio e violenza.
Alcuni decidono di farsi aiutare prima che la loro violenza sfoci in crimini atroci, altri invece cedono alla loro ira. Ma cosa si cela dietro il passato di questi uomini? Numerose sedute di psicoterapia possono andare a svelare cosa abbia caratterizzato la vita di questi ultimi.
La vicenda di Evan Giulio, una storia terribile che è una costante nella vita di chi ha subìto violenze
Spesso il loro passato è caratterizzato da altrettanta violenza da parte di padri padroni che si riversa su di loro e sulle madri. Un modello dunque che tende a ripetersi e reiterarsi nelle generazioni successive. Questi uomini imparano dai loro padri a sentirsi “forti” sopraffacendo le persone a loro vicine viste come “deboli”. Ma in realtà sono loro a sentirsi deboli. Come spiega Andrea Bernetti, responsabile del Centro di Ascolto per Uomini Maltrattanti, essi “Si sentono vittime delle donne che hanno al loro fianco; picchiare e offendere diventa una vendetta del loro sentirsi oppressi e non oppressori”. Nella psiche di questi uomini, incapaci di amore e rispetto, si instilla dunque l’idea di non essere loro gli aguzzini e ciò va a giustificare la loro violenza.
Salvatore Blanco aveva probabilmente una psiche labile ma qual è il ruolo della madre del bambino? È una vittima, come afferma il suo avvocato o anche lei una carnefice? Domande che al momento rimangono senza risposta. Ciò che è certo è che la vera vittima di questa triste vicenda sia il piccolo Evan, privato troppo presto dell’amore che una famiglia “sana”, magari il padre stesso, avrebbe potuto dargli.
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