Farmaci anti Covid-19, lo scatto dell’Italia e di Pfizer verso una cura
Il colosso americano annuncia l’avvio dei test clinici su una nuova pillola antivirale. E uno studio tricolore individua il composto che intrappola il virus in una cellula infettata
Due farmaci anti Covid-19 potrebbero arrivare ad arricchire l’arsenale a nostra disposizione nella battaglia clinica che combattiamo ormai da più di un anno. Il colosso farmaceutico americano Pfizer ha infatti comunicato l’avvio dei test clinici su una nuova pillola antivirale. E una ricerca internazionale a forti tinte tricolori ha individuato un composto naturale in grado di intrappolare il virus, fermandone la diffusione nell’organismo.
Due nuovi farmaci anti Covid-19?
Pfizer ha appena iniziato il trial clinico di Fase 1 per una possibile cura contro il coronavirus da assumere per via orale. È stata la stessa Big Pharma, attraverso una nota ufficiale, a dare l’annuncio, subito rilanciato dal presidente Albert Bourla.
La multinazionale ha aggiunto che il candidato, chiamato PF-07321332, «ha dimostrato una potente attività antivirale in vitro contro SARS-CoV-2, nonché attività contro altri coronavirus». Il trattamento «potrebbe essere prescritto al primo segno di infezione, senza richiedere che i pazienti siano ospedalizzati o in terapia intensiva». I dati preclinici saranno comunque presentati durante un meeting il prossimo 6 aprile.
Questo potenziale agente terapeutico è «un inibitore della proteasi Sars-Cov2-3CL», un tipo di enzima che serve al patogeno per replicarsi, ovvero per creare copie di se stesso. Questi “cloni” vengono poi rilasciati nel corpo dell’ospite, infettandone le cellule e scatenando la malattia.
Gli inibitori delle proteasi interrompono questo meccanismo, impedendo così al parassita di riprodursi e, quindi, di esercitare il suo effetto nocivo. E, generalmente, risultano ben tollerati dall’uomo, non essendo associati a tossicità.
La scoperta italiana
Un altro enzima, di nome E3 ubiquitina ligasi, è stato invece oggetto di uno studio internazionale appena pubblicato sulla rivista Cell Death & Disease. Si tratta di una proteina che il microrganismo usa per uscire dalle cellule infettate, come una sorta di “ponte” verso l’esterno.
Il team coordinato dai genetisti italiani Giuseppe Novelli e Pier Paolo Pandolfi ha però scoperto che può essere bloccata (in vitro) da una sostanza di nome indolo-3-carbinolo. Un composto naturale presente in broccoli, cavoli e cavolfiori che, reprimendo l’attività enzimatica, “intrappola” il virus nella cellula malata. E che, essendo già utilizzato per altri trattamenti, potrebbe essere approvato rapidamente una volta dimostrata la sua efficacia contro il SARS-CoV-2.
La luce in fondo al tunnel appare quindi sempre più luminosa, anche grazie a questi due farmaci anti Covid-19. Parafrasando una nota canzone, si può tranquillamente affermare che oltre il vaccino c’è di più.