Fascismo degli antifascisti e censura dei ciarlieri: paradossi “sinistri”
Gli intellò gridano al “bavaglio di regime” pontificando su media, libri e festival: e i politici progressisti, che brandiscono la reductio ad Ducem, ignorano di avere i veri intolleranti in casa
Due folkloristici fenomeni tipici del Belpaese sono il fascismo degli antifascisti e la (pseudo)censura dei ciarlieri intellò. “Sinistri” paradossi che affondano le proprie radici in un humus “culturale” comune, se non comunista, che si potrebbe anche definire esopico. Nel senso del celebre favolista greco antico, che già nel VI secolo a.C. descriveva le deleterie conseguenze del gridare senza criterio: “Al lupo! Al lupo!”
La (pseudo)censura dei ciarlieri intellò
«Numerosi intellettuali» ha tuonato il conduttore de La Zanzara Giuseppe Cruciani, «ogni santissimo giorno, gridano alla censura di Governo, all’Italia illiberale, al pericolo autoritario. E lo fanno ogni giorno, ogni minuto, dal Festival del Libro, da festival vari, dai giornali, dalle radio, dalla televisione, tutto immensamente libero».
In effetti, aggiunge Il Foglio, la recente kermesse torinese è stata una vera e propria passerella di esponenti dell’intellighenzia radical chic in odor di autoproclamato martirio. Scrittori, soprattutto, cominciando da quel Corrado Augias che da settimane dispensa interviste (almeno tre solo a maggio) unicamente a manca puntando l’indice contro la presunta «deriva orbaniana».
Ma anche Roberto Saviano, che pretenderebbe l’impunità per aver dato della «bastarda» al Premier Giorgia Meloni, frignando quando quest’ultima lo querela (legittimamente) per diffamazione. Il tutto mentre lo Stato che lui offende gli garantisce una scorta pagata dai contribuenti, e il suo programma “cancellato” dalla RAI andrà in onda sulla RAI.
Nonché Antonio Scurati, che persevera a pontificare sul suo cas(in)o benché sia stato smentito perfino dal fuoco amico. E che col collega e concittadino condivide pure il rifiuto di condannare l’autentico silenziamento “transfemminista” (sic!) del Ministro della Famiglia Eugenia Roccella. Che l’autore di Gomorra è arrivato perfino a spacciare per contestazione e «atto democratico».
Tutto però torna perché, per i maître à penser che (stra)parlano di quanto non possano parlare, il “bavaglio di regime” si applica solo a loro. Una Weltanschauung che, per inciso, li equipara perfettamente alla classe politica di cui sono riflesso ed emanazione.
Il fascismo degli antifascisti
Quante volte, infatti, abbiamo sentito i progressisti nostrani accusare l’attuale maggioranza di avere «problemi col dissenso»? Guardando l’evangelica pagliuzza nell’occhio altrui, senza accorgersi della trave nel proprio?
Perché è esattamente quest’area ideologica che “coccola” e nutre, quando non esprime i veri intolleranti. Cominciando da Ilaria Salis, la maestrina rossa senza penna ora ai domiciliari in Ungheria per aver aggredito in gruppo ignari passanti identificati o ritenuti neonazisti. E che, sentendosi per questo dalla «parte giusta della storia», si è guadagnata (si fa per dire) una candidatura alle Europee con Alleanza Verdi e Sinistra.
Proseguendo coi manifestanti sedicenti pro-pal e autentici antisemiti che infestano da tempo piazze e università. Sbraitando contro qualunque genocidio eccetto l’unico reale, quello perpetrato il 7 ottobre ai danni di cittadini israeliani inermi e innocenti.
Ma, soprattutto, col compagno non-solo-di-merende Pedro Sánchez, Primo Ministro della Spagna (per grazia ricevuta, avendo non-vinto le Politiche del 2023). Che ha annunciato una riforma del CSM iberico volta a esautorare il Senato – dov’è in minoranza – nella nomina dei magistrati, onde eliminare l’autonomia giudiziaria a suo vantaggio. E, per buona misura, ha anche espresso la volontà di agire contro i media conservatori, da lui accusati di diffondere fake news.
Per molto meno, un esecutivo sovranista come quello magiaro di Viktor Orbán è stato bollato dall’Europarlamento come «autocrazia elettorale». Perché – di nuovo – la reductio ad Ducem è un’arma (sempre più spuntata, in realtà) per comprimere la libertà di espressione dei dissidenti del pensiero unico. Ma non riesce a occultare l’ipocrisia di quanti la brandiscono ignorando ostentatamente che il vero fascismo sta proprio in casa loro.