Fase 2: Conte giustamente prudente, ma doveva trattare per i coronabond
La prudenza di Conte deriva dalla consapevolezza dei limiti del nostro sistema sanitario nazionale e dal fatto che non abbiamo né cura né vaccino
Ieri sera sono state annunciate le modalità per la Fase 2 che partirà dal 4 maggio. Ho sentito molte polemiche relative agli annunci fatti dal premier Conte.
Questa volta però, credo che abbia agito in modo prudente. Non mi sento di affermare come tanti stanno facendo, che Conte ha sbagliato a non allentare maggiormente le misure del lockdown.
Non esiste ancora una cura efficace e un vaccino per questo virus, non possiamo permetterci una ricaduta. Capisco bene la cautela del presidente Conte: la prudenza al momento è l’unica strada.
Conte sa che il sistema sanitario nazionale non può reggere un nuovo picco, sa che abbiamo ancora una quota di italiani indisciplinati e ogni giorno ancora ci sono centinaia di decessi causati a questa nuova patologia.
Inizialmente le risposte del Governo non sono state all’altezza, come ho affermato più volte in tempi non sospetti e ci sono state delle sottovalutazioni. Per questo ora non possiamo permetterci in nessun modo gli stessi errori.
Anche il sistema sanitario nazionale non è stato capace di fronteggiare la situazione e Conte conosce tutte queste problematiche, perciò non può sbilanciarsi nell’ammorbidire le restrizioni durante la Fase 2.
Conte e l’Europa
Gli aspetti sui quali potremmo criticare il lavoro del Governo sono altri. Ad esempio le trattative intavolate con l’Europa: i coronabond, soldi erogati dalla Bce con bassi tassi di interesse sarebbero serviti all’Italia e il Recovery Fund non sarà la stessa cosa.
La prudenza dell’ultimo decreto previsto per la Fase 2 non mi sembra criticabile quanto invece la capacità di ottenere aiuti dall’Europa.
Sappiamo che verranno presi dei provvedimenti ma non sappiamo il loro contenuto né come si sostanzieranno. Questo è ben più grave.
Abbiamo titoli per questi aiuti ma non ne conosciamo le modalità, questo è il vero limite delle mosse del premier.