Fase 2 del centrodestra, l’opposizione decida cosa vuol fare da grande
Il Governatore ligure Toti lancia la costituente dei moderati, e rilancia la competizione interna. Così, se anche vincessero, Lega-FdI-FI potrebbero non riuscire a sfruttare la vittoria
Archiviate le Regionali, si è aperta ufficiosamente la fase 2 del centrodestra, che potrebbe anche essere una fase 3 o 4 ed essere iniziata già da prima. Un po’ come gli omologhi della pandemia, in pratica. E, proprio come il Governo in questi, l’opposizione ha una necessità in quella: l’esigenza di decidere cosa si vuole fare da grandi.
Dibattito e competizione
La tornata elettorale appena trascorsa ha fatto registrare un pareggio per 3-3 tra le due principali coalizioni, il secondo consecutivo dopo quello del gennaio scorso. Un risultato accolto positivamente soprattutto dal Pd, benché il centrosinistra, di fatto, abbia perso una Regione (le Marche) rispetto a un lustro fa. Conta però anche la contingenza, ed è perfettamente lecito che in via del Nazareno si festeggi.
In modo uguale e contrario, nello schieramento opposto ha ripreso vigore un dibattito che è per metà politico e per metà mediatico. E che, soprattutto in quest’ultima prospettiva, pare ondeggiare tra riunione di famiglia e processo.
Il la lo ha dato Giovanni Toti, il leader di Cambiamo!, lanciando una costituente dei moderati. La leadership del segretario leghista Matteo Salvini, infatti, secondo il Governatore ligure «è condizione necessaria ma non sufficiente a vincere le elezioni politiche».
La parola chiave è proprio “leadership”. Una spada incombente sostenuta da un esile crine di cavallo, come Damocle, cortigiano del tiranno Dionisio I di Siracusa, imparò a proprie spese.
Il Presidente della Liguria ha precisato che il suo voleva essere «uno sprone a costruire il centrodestra del futuro», non un attacco al Capitano. A cui più d’uno imputa la mancata spallata all’esecutivo rosso-giallo, con la memoria elefantiaca di chi nei periodi di abbondanza scorda i tempi della carestia.
Tra costoro, paradossalmente, c’è anche chi la sta vivendo proprio ora, l’epoca delle vacche magre. E dà quindi la sensazione di avere una visione e una visuale limitate al proprio orticello.
La fase 2 del centrodestra
«Nei nostri sondaggi se si votasse oggi vincerebbe il centrodestra, con qualunque sistema elettorale. Il paradosso è che i partiti di centrodestra sembrano più impegnati nella competizione interna che in quella con gli avversari esterni». Così la sondaggista Alessandra Ghisleri, aggiungendo che «servirebbe un pacificatore nel centrodestra» come lo fu Silvio Berlusconi.
Auspicio legittimo, che però si scontra con l’evidenza che i partiti d’opposizione premiati dagli elettori sono – e non da ora – Lega e FdI. E questo non “malgrado”, bensì “grazie” al loro stile così marcatamente dissimile da quello “istituzionale” di Forza Italia. In effetti, se un peccato ha commesso l’ex delfino del Cavaliere, è proprio quello di aver rinfocolato questo dualismo atavico.
Poi, certo, c’è il discorso relativo all’eventuale esecutivo a trazione salviniana. E all’adagio per cui non si governa con le stesse persone che fanno assurgere al potere. C’è chi – altrove – lo ha preso tanto alla lettera da far sterminare il suo stesso reparto d’assalto. Da noi, per fortuna, vale piuttosto il detto promoveatur ut amoveatur.
Intanto, l’ex vicepremier del Carroccio ha già annunciato la creazione di una «segreteria politica» cui delegherà parte delle proprie funzioni. Non è un auto-commissariamento, ed è un inizio.
Fase 2 del centrodestra, quale strategia?
Anche perché il tafazzismo grillino sul taglio dei parlamentari ha offerto all’opposizione un’importante opportunità. Quella di fare scouting tra gli eletti pentastellati poco inclini a passare dallo scranno (e lo stipendio) da onorevole al Reddito di cittadinanza. Purché, ça va sans dire, si attivino per la caduta del Conte-bis.
La fase 2 del centrodestra, però, richiede una strategia a lungo termine che va stabilita ora. Oltre le beghe e gli interessi di parte e di partito, oltre l’orizzonte del presente.
In caso contrario, la minoranza nelle Camere che è maggioranza nel Paese reale potrebbe fare la fine di Annibale. Il condottiero cartaginese che sapeva vincere ma non approfittare della vittoria. E sarebbe ironico se, dopotutto, l’asse a prevalenza sovranista cadesse a imitazione di un invasore proveniente dalla (attuale) Tunisia.
Ottima analisi.