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Femminicidi, la gelosia è ancora considerata un’attenuante

C’è un bollettino che non viene comunicato: la strage di donne per morte violenta. Sono una ogni tre giorni

Femminicidi

Femminicidi, scarpe rosse

Femminicidi, ormai numeri da guerra.

Assistiamo ormai quotidianamente a bollettini medici che ci riportano nuovi contagi, nuovi ricoveri e numero di morti per Covid. Tuttavia c’è un bollettino i cui numeri assumono dimensioni sconcertanti che ancora resta inascoltato, quello dei femminicidi. I dati ISTAT riportano una realtà sconcertante, una donna morta per causa violenta, ogni tre giorni. Un vero e proprio “massacro” che vede le donne come vittime del cosiddetto sesso forte.

Femminicidi, uno ogni tre giorni

La maggior parte di questi omicidi avviene all’interno del contesto familiare o comunque sempre riconducibile alla dimensione relazionale tra uomo e donna. Nel 2020 mentre il numero totale di omicidi sono diminuiti, il trend di quelli che vedono un femminicidio sono aumentati, incidendo sul totale fino al 45% contro il 36% del 2019. Ad aumentare è anche la percentuale degli atti consumati all’interno dell’ambito familiare che passa dal 45% del 2019 al 53% del 2020 ( dati ISTAT).

Un trend che già nel primo mese del 2021 sembra essere purtroppo confermato come si desume dai numerosissimi casi di cronaca che, specie nell’ultima settimana, riempiono giornali e notiziari. 

Femminicidi. Cosa sta succedendo?

L’analisi dei dati vede una presenza sempre maggiore di tali episodi nelle province del nord. Una leggera flessione nelle regioni del centro Italia e una trend in linea con gli anni passati per quello che riguarda il sud.

La pandemia e le restrizioni hanno sicuramente aumentato le situazioni di conflittualità per la coabitazione forzata. Ma ad influire sono anche la grave crisi economica e lavorativa che hanno colpito molti nuclei familiari. Ma alla base di così tanta violenza c’è sempre un modello altamente disfunzionale della persona che compie la violenza.
Una violenza non sempre improvvisa.


Nella maggior parte dei casi non si arriva al femminicidio senza essere passati per un vissuto già carico di episodi di violenza sia fisica che psicologica. L’omicidio è sempre l’epilogo drammatico di un percorso fatto di piccoli o grandi segnali ai quali spesso non si dà ascolto. La letteratura scientifica  annovera numerosissimi studi in merito a quelli che possono essere i profili di personalità del potenziale carnefice e quelli che spesso si riferiscono alle potenziali vittime.

Inoltre vi sono altrettanti studi sul modello disfunzionale del rapporto o dei comportamenti. Troppo spesso vengono interpretati come manifestazioni di amore e che invece nascondono disturbi della personalità. Si parte con un ceffone per arrivare in breve tempo a percosse e ad abusi, per poi finire con l’uccisione.

La svalutazione dell’Io e la paura del giudizio

La vergogna, la paura di essere giudicate, la dipendenza economica e la volontà di proteggere i figli o i cari da quello che sta succedendo nelle mura di casa sono le cause che in molti casi frenano la donna  a denunciare.

Le dinamiche della violenza vanno oltre il solo aspetto fisico coinvolgendo quello psicologico, fino a portare la donna a sentirsi paradossalmente colpevole di ciò che le accade.

Le minacce le vessazioni o la continua svalutazione del proprio io, portano a conseguenze psicologiche enormi sull’ autostima ed autoefficacia, tanto che in molte  finiscono per assecondare involontariamente i comportamenti violenti dei propri partners. Sono infatti molte le donne che si ritrovano nella trappola della manipolazione dei loro carnefici convinte che parte della colpa è a loro imputabile.

In aumento sono anche le denunce. Denunce che però non sono sempre seguite da un’adeguata risposta da parte delle autorità rispetto alla protezione che ci si aspetta.

Carenza dovuta anche dall’impasse giuridico sulla materia come nel caso dello stalkeraggio che diviene uno dei segnali più evidenti e spesso precursore di un comportamento altamente disfunzionale e potenzialmente pericoloso. L’essere continuamente controllate, pedinate fisicamente o nei social, divengono i presupposti più importanti ai quali far attenzione. In tal caso è fondamentale denunciare, ma ancor più agire dal punto di vista giuridico.

Cosa fare allora? 

Bloccare sul principio ogni forma di violenza significa anche saper leggere e intuire il futuro della relazione. Questo è il messaggio che più di ogni altro deve arrivare al mondo femminile. Captare da subito quale reale bisogno si nasconde dietro la relazione con l’altro diviene fondamentale nel poter prevenire certi episodi. Una eccessiva manifestazione di gelosia o di possessività possono essere i primi campanelli d’allarme da ascoltare.

Parlarne con un professionista o rivolgendosi ai tanti centri antiviolenza risultano essere le soluzioni ad oggi più valide nel garantire l’incolumità di molte donne. Senza vergogna, senza la paura di essere giudicate ma solo accolte nella sofferenza che certe condizioni portano inevitabilmente nel vissuto della donna, la denuncia diviene unica arma per prevenire. Altro discorso è quello sulla presa di coscienza del problema a livello politico e sociale.

La costituzione di reti e sportelli che possano accogliere le richieste di aiuto come anche garantire assistenza logistica o economica a coloro che non hanno possibilità alternative è fondamentale in moltissime realtà.

Non sempre la donna può ambire ad una indipendenza economica e per questo deve essere supportata anche in questo oltre che dal punto di vista psicologico e giuridico. Oggi molti centri antiviolenza sono supportati dal volontariato ma questo non basta.

Ancora oggi la gelosia è considerata un’attenuante

C’è bisogno dello Stato che deve altresì garantire una tutela maggiore anche dal punto di vista della sicurezza da parte delle forze di polizia con un seguito reale e tangibile alle denunce per maltrattamenti o stalkeraggio. Ma anche dal punto di vista giuridico dove ancora oggi la motivazione della gelosia viene considerata un’attenuante.

Insomma, un grande sforzo deve anche essere fatto dalla cultura più in generale ancora fortemente ancorata a stereotipi che vedono l’uomo come essere superiore e quindi nei pieni poteri e nel pieno possesso della donna.

Un grande sforzo che l’intera società deve compiere all’unisono perché i numeri del fenomeno sono quelli di una vera e propria “strage” e questo non è assolutamente accettabile.

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