Festa del Cinema di Roma, un dramma emozionante e una commedia nevrotica
La quinta giornata della Festa del Cinema di Roma con After Love e Le Discours: una protagonista brillante e labirinti di sentimenti
La 5ª giornata della Festa del Cinema di Roma, due film scelti per voi.
Selezione Ufficiale
AFTER LOVE
film, GB 2020, durata 89’. Regia: Aleem Khan
Selezione Ufficiale
LE DISCOURS
film, Francia 2020, durata 88’. Regia: Laurent Tirard
Fra le cose migliori che si sono finora viste sugli schermi della Festa c’è questo After Love del regista anglo-pakistano Aleem Khan.
Mary, inglese, ha sposato Ahmed e per lui si è convertita alla religione islamica. Conducono una vita serena e agiata a Dover, da cui lui si allontana periodicamente per lavoro, imbarcandosi per la costa francese.
La morte improvvisa di Ahmed si abbatte sulla vita di Mary, ma è solo l’anticamera di una scoperta ancora più inattesa e sconvolgente; che porterà lei a varcare la Manica per Calais, per ridare un senso alla sua vita.
Un film pieno di umanità, una vicenda che porta i protagonisti (soprattutto le protagoniste) a confrontarsi con gli schemi che la società, le convenzioni e le certezze apparenti ci fanno adottare, per chiedersi se non sia possibile, anzi vitale, all’occorrenza superarli.
A calarci profondamente nella vicenda è la bravura dell’interprete principale, l’inglese Joanna Scanlan che viene dal mondo delle serie tv. Ma tanto di cappello a una sceneggiatura che dipana la storia attraverso passaggi mai scontati, situazioni di cui ci chiediamo di volta in volta l’esito; e a una sapienza registica vicina ai personaggi, che non sbaglia i tempi, che dissemina inquadrature illuminanti che scandagliano le anime, intente a sopravvivere al labirinto dei sentimenti contrastanti con cui la vita a volte ci costringe a fare i conti.
E infine, vivaddio, nella stitichezza di idee narrative di cui sembra soffrire da anni il cinema, ecco comparire un soggetto originale. Ci auguriamo e gli auguriamo che non resti solo una gemma da festival.
E proprio a confermare che l’originalità latita dai nostri script ecco un film che è un esercizio di stile, agganciandosi – ultimo anello – alla lunga catena che, da Woody Allen in poi, ci ripropone un protagonista che interrompe l’azione e si rivolge a noi pubblico.
Festa del Cinema di Roma, Le Discours
In Le discours di Laurent Tirard, da un romanzo di Fabrice Caro (e, a proposito di originalità, lo riprenderemo questo discorso sui film sempre più spesso – quasi sempre – tratti da libri), il nevrotico trentacinquenne Adrien è circondato da parenti involontariamente opprimenti con i loro tic, le loro fisse, i loro tormentoni; ed essendo un debole se ne sente ostaggio, soffocando continuamente i moti del proprio animo per assecondarli. Noi spettatori siamo però destinatari dei suoi sfoghi, in cui re-immagina le sue reazioni così come vorrebbe che fossero; subito dopo, impietosamente, messe a confronto con lo svolgimento reale dei fatti. A fare da detonatore a questo ordigno compresso è la pressante richiesta, da parte del futuro cognato, di fare un discorso in occasione delle sue nozze con la sorella. E’ l’ultima cosa al mondo che Adrien è disposto a fare; da qui tutta una serie di espedienti per sventare la minaccia, chiamando lo spettatore a testare le “prove”.
Ma c’è una differenza con il cinema di Woody: qui manca la cattiveria con cui lo splendido cineasta newyorkese trafigge i bersagli del suo humour e pone lapidi sulle loro metaforiche tombe. Il protagonista Adrien è invece un bonaccione, alla fin fine ama tutti, vuol solo recuperare un po’ di fiducia in se stesso e di feeling con gli altri.
Le discours – per quanto abbiamo detto – può irritare (rischio comune ad opere simili del cinema francese); e in effetti al susseguirsi di siparietti manca uno slancio e un’articolazione “drammaturgica”, qualche cambio di marcia ogni tanto. Ma se siete dell’umore giusto, vi strapperà qualche genuina risata e vi regalerà un’ora e mezza di pensosa leggerezza.